Uffici Asl nei container a 3 anni dal sisma
Nel polo di Collemaggio tanti i servizi ancora in sistemazioni provvisorie. Gli utenti: caldo e disagi insopportabili
L'AQUILA. Al caldo d’estate e al freddo l’inverno, spazi angusti e macchinari stipati su cui si ammucchiano carte e documenti, tende fatte di lenzuola blu per ottenere privacy. Così lavorano i medici del distretto sanitario di Collemaggio, dove, a tre anni dal sisma, si opera ancora dentro i container, mentre gli utenti lamentano gli enormi disagi e «il caldo eccessivo».
Una situazione molto simile a quella che si vede nei cantieri edili. Ma qui si visitano donne in dolce attesa, anziani, disabili. Nella città provvisoria ci si abitua a bere un drink sotto le mura danneggiate del centro storico e a sopportare la muffa negli alloggi del progetto Case, ma pare difficile abituarsi alla precarietà nei luoghi della sanità.
E così gli operatori del distretto lanciano l’allarme: «Siamo stanchi dei container». Quando ci si avvicina a Collemaggio, le antiche mura ristrutturate danno il benvenuto. Ma oltrepassato l’ingresso del presidio si apre uno scenario di abbandono. Da un lato le strutture danneggiate, dall’altro, tra un palazzo e l’altro, spuntano i container, ampi non più di 80-90 metri quadrati, con piccole stanze attraversate da corridoi stretti. Il servizio di Medicina dello Sport è ricavato, ad esempio, all’interno di una casetta provvisoria dove si trova anche il servizio di Vaccinazione. Apri la porta e ti trovi di fronte subito il bagno. Non c’è un computer: cartelle cliniche e documenti vengono sistemati su una scrivania o in un armadio. L’atmosfera che si respira tra dirigenti e operatori è di adattamento, c’è poca voglia di raccontare quello che non va. «Tutto sommato, la sistemazione è dignitosa»: così si può sintetizzare il loro punto di vista.
E intanto carta igienica e brochure vengono appoggiate alla meglio dietro le porte o sopra i macchinari non utilizzati. Poco più avanti, lungo il viale rovente, s’incontra il Servizio di igiene degli alimenti e della nutrizione (Sian), ricavato in un container blu: una stanza dietro l’altra, tutte caldissime, come tanti scompartimenti in cui, quando piove, bisogna sistemare dei secchi per raccogliere l’acqua.
Nella palazzina di tre piani che prima ospitava il Centro di Medicina dello Sport, il Sian e la Medicina Legale, danneggiata, adesso ci sono rimasti soltanto gli archivi. Impossibile portarli nei container: più comodo andare a consultarli direttamente nella palazzina inagibile. Di fronte al Sian c’è il Consultorio: sala d’attesa al centro, tutti i servizi (ginecologo, psicologo, ostetrica, pediatra) intorno, con i bagni separati da una tenda-lenzuolo. E la privacy? Difficile da ottenere dentro un container, si deve accendere una radio. Intanto fuori, è tutto un fiorire di immondizia e di sedie rotte e abbandonate.
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