Un evento che nasce dalla forza dell’amicizia
I tanti che nel 2009 sono arrivati in soccorso agli aquilani terremotati hanno lasciato segni materiali ma anche una scia fatta di forti legami umani
L’AQUILA. Qualche settimana fa, nel corso di un incontro fra amici, mi sono ritrovato a tavola a fianco del capo gruppo degli alpini di Paganica e di uno dei soci più attivi di quel gruppo. Per quasi tutta la serata l’argomento della chiacchierata è stata la possibile adunata nazionale delle penne nere all’Aquila. Oggi quella possibilità è diventata una realtà. Va dato merito di ciò a coloro che in questi ultimi due anni hanno messo in moto una macchina complessa e non facile da gestire. Allo stesso tempo non bisogna dimenticare che questa “vittoria” la si deve anche ai tantissimi che lavorano e si impegnano all’ombra del loro cappello alpino. A Paganica, quella sera, di fronte alle mie osservazioni e a qualche timore, rispetto all’organizzazione di un evento mastodontico com’è l'adunata alpina, uno dei miei interlocutori cancellò subito i dubbi con un perentorio: “L’adunata del 2015 ce la devono dare… e basta, ce la meritiamo e dimostreremo quello che siamo capaci di fare”. Dietro a quella certezza non c’erano e non ci sono solo parole vuote. Va sfatata una volta per tutte l’idea che la “militanza” alpina sia solo pennette all’arrabbiata, arrosticini e vino. Dentro ogni gruppo (piccolo o grande) c’è impegno nel sociale, nel volontariato, nella protezione civile. Il terremoto del 2009 ha portato all’Aquila migliaia di penne nere che hanno lasciato segni importanti – uno per tutti, il villaggio San Lorenzo di Fossa – ma soprattutto una scia fatta di forti legami di amicizia. L’adunata all’Aquila nasce da una volontà che parte certo dalla “base” aquilana e abruzzese, ma che trova formidabile sponda in quegli alpini di tutta Italia che nel 2009, per mesi, hanno offerto sostegno materiale e umano alle popolazioni terremotate (come è accaduto anche nel 2012 – con gli abruzzesi in prima linea – per il soccorso alle popolazioni emiliane). Nel 2015 non vedremo solo sfilate, bandiere, bande musicali, discorsi. Vedremo soprattutto abbracci, strette di mano, emozioni, ricordi rigati magari da qualche lacrima. E sarà quella la grande forza dell’adunata aquilana a cui bisognerà aggiungere la capacità di mostrare al mondo ciò che fino a quel momento sarà stato fatto sul fronte della ricostruzione. I luoghi simbolo della tragedia dovranno essere punti di riferimento per le tante iniziative collaterali e tutta la provincia dovrà essere protagonista dell’evento. Lo spirito alpino nasce da una storia fatta di uomini che si sono sacrificati in nome di una bandiera e di valori che non passano mai di moda. Fra un anno e mezzo L’Aquila potrà riabbracciare l’Italia: per dirLe grazie e per farLe vedere che la città c’è, magari ancora un po’ acciaccata ma con tanta voglia di non mollare. Retorica? Forse. Ma è ispirata dal mio cappello alpino e da quello di mio padre. Il primo l’ho recuperato dalle macerie, il secondo è volato via insieme a lui.
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