Università, candidati rettori a confronto

Al Palazzetto dei Nobili le strategie per il dopo-di Orio. Tutti d’accordo sulle misure urgenti per attrarre studenti

L’AQUILA. La parola chiave, per tutti, è attrattività. Almeno su questo sono d’accordo, i quattro candidati alla carica di rettore nelle elezioni del 30 maggio: l’Ateneo nei prossimi anni perderà i benefit dello Stato e gli studenti torneranno a pagare le tasse, per quella data bisognerà aver trovato altri fattori di attrazione. Lo hanno ribadito ieri sera Angelo Luongo, Paola Inverardi, Francesco Vegliò e Maria Grazia Cifone. Gli aspiranti rettori si sono incontrati al Palazzetto dei Nobili, che ospita in questi giorni la mostra delle opere dell’artista Cencioni, per un dibattito organizzato dall’Aquila città unita. I prof, in ordine alfabetico, hanno sintetizzato i rispettivi programmi a un pubblico non molto vasto, «segno di una città poco interessata a quella che dovrebbe essere l’elezione più importante per il capoluogo. Più di quella del sindaco», come ha commentato Giovanni Farello, portavoce dell’Aquila città unita. «Di cose da fare ce ne sono molte, molte sono state fatte, alcune devono essere potenziate e valorizzate», ha detto la Cifone. «È importantissimo il rapporto tra università e territorio». La prof ha poi parlato di «implementare servizi per studenti, docenti e personale», «definire l’offerta formativa», «trasferire conoscenze e competenze all’esterno per acquisire risorse». L’ex preside di Medicina è passata ad analizzare la situazione logistica delle sedi dell’Ateneo: «Mi pare che dopo il terremoto l’università abbia fatto la sua parte, anche valorizzando edifici come l’ex San Salvatore. Si tratta di una realtà molto bella, in un contesto che però sconforta. Ci vorrebbe maggiore attenzione per gli studenti da parte del mondo esterno. Abbiamo necessità di un referente, di una consulta sul territorio».

Sulla possibilità di un accordo (paventato da più parti) con il candidato Vegliò in caso di ballottaggio, Cifone ha spiegato: «Non c’è nessun accordo, ma i programmi sono molto vicini. Io stessa, se sapessi di non avere chance in un secondo turno di elezioni, lo appoggerei».

Anche l’altra favorita nella corsa al rettorato, Paola Inverardi, punta tutto sull’attrattività, nonostante più volte abbia ribadito la necessità di avere maggiore qualità anche a scapito della quantità degli studenti. «Prima la città dell’Aquila era attrattiva di per sé, adesso invece questo elemento gioca a nostro sfavore», ha detto. «I prossimi dieci anni saranno caratterizzati da forte innovatività, questo può diventare un fattore di sviluppo. Finora non è successo. Ma dobbiamo capire come facilitare la città nel prendere decisioni che invertano la tendenza». Secondo Inverardi c’è bisogno di un «sistema Ateneo aperto, con una collaborazione di soggetti esterni; attirare forze intelligenze da fuori attraverso vari accordi». In tal senso sarebbe importante offrire, oltre alla qualità scientifica della didattica, quello che ha chiamato un «patto con lo studente che garantisca un percorso formativo che possa avvenire in un numero di anni certo».

Luongo ha sottolineato, invece, come il proprio programma sia incentrato soprattutto sul rapporto con la città. «Mi preoccupa la scarsa partecipazione di stasera», ha detto. «L’università può risollevare l’economia dell’Aquila e dell’Abruzzo grazie a studenti stanziali. Bisogna migliorare l’appeal dell’Ateneo ma bisogna anche creare un contesto urbano attrattivo. I ragazzi vogliono vita sociale: non hanno bisogno di ghetti dormitori ma di campus ben inseriti in un contesto più ampio, città satellite come potrebbero diventare Roio e Coppito. Servono capitali e idee. I fondi sono da ricercare soprattutto nel privato». Anche il giovane prorettore Francesco Vegliò non può fare a meno di pronunciare la parola magica, «attrattività». «Al centro vanno messi gli studenti», ha spiegato. «Presto terminerà l’accordo che ci ha protetto finora, permettendo ai ragazzi di non pagare le tasse: a questo punto bisognerà aumentare la qualità dei servizi. I nostri studenti meritano segreterie efficienti, docenti preparati e disponibili. C’è bisogno di un tavolo permanente. Non si può puntare tutto su didattica e ricerca, ma è importante anche l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro».

Michela Corridore

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