Università dell'Aquila, il nuovo rettore: meno corsi, più qualità
Inverardi presenta la sua squadra e lancia l’invito alla collaborazione: «Ci siamo confrontati, ora guardiamo avanti»
L’AQUILA. Ha glissato le domande sul processo per i presunti fitti gonfiati del capannone ex Optimes, che vede imputato anche l’ex rettore Ferdinando di Orio, e sulla mancata costituzione (per ora) dell’Università come parte civile, limitandosi a ripetere che «la preoccupazione del nuovo management è quella di avere la posizione più corretta possibile nei confronti dell’istituzione e del diritto degli imputati di essere considerati innocenti fino a che non sarà dimostrato il contrario». Paola Inverardi, da una manciata di ore alla guida dell’Ateneo, ha presentato ieri, in una conferenza stampa, la squadra con la quale intende realizzare, da qui ai prossimi sei anni, il suo progetto strategico per il rilancio dell’Università. «Non vogliamo passare la vita nelle aule del tribunale», ha tagliato corto la Inverardi, per poi aggiungere guadagnando a fatica la “cattedra”: «Con questi processi rompete però...». Argomento chiuso e via a parlare di altro, «del percorso, certamente non facile, che ci attende». E subito la presentazione dei nuovi prorettori, appena tre a fronte dei 20 della passata gestione, seduti accanto a lei. «Il professor Carlo Masciocchi, con il quale sono tra l’altro cresciuta insieme, curerà i rapporti tra Ateneo e Asl, un campo che vogliamo diventi strategico e di qualità. Anna Tozzi sarà, invece, la referente per i rapporti internazionali, cosa essenziale per il futuro dell’Università, mentre Alfio Signorelli», ha aggiunto Inverardi, «dovrà occuparsi delle attività culturali. Settore, questo, in cui vogliamo essere protagonisti e recitare il ruolo centrale di promozione e di raccordo». Quindi le questioni stringenti, a cominciare dai corsi che andranno a cessare, per finire ai problemi legati al recupero del patrimonio edilizio e alle residenze per gli studenti.
«La normativa nazionale impone un ripensamento dei corsi che passa per una loro riqualificazione e pone dei vincoli in base ai quali non riusciamo più a sostenere l’offerta finora garantita», ha spiegato il neorettore. «Ciò significherà ripensare i corsi, in vista di una riprogrammazione che dovrà avvenire entro tre anni. Un passaggio obbligato, con la necessità di qualche taglio e l’opportunità di migliorare, però, l’offerta». Attenzione particolare verrà data alla ricerca. «Il nostro compito non è quello di cambiare tutto ciò che è stato costruito finora, ma bisognerà attrezzarsi per trovare risorse sul mercato europeo. Bisognerà estendere il più possibile le competenze e spingere di più per poter accedere a questo mercato con progetti seri. Il programma Horizon 2020, ad esempio, mette a disposizione moltissimi fondi, ma per realizzare, seguire e rendicontare i progetti è necessario essere preparati».
Quindi la questione delle sedi. A cominciare dall’ex ospedale San Salvatore, la cui acquisizione è stata l’ultima operazione compiuta dall’ex rettore di Orio che resta presidente della Fondazione Università. «C’è la volontà di tornare in centro storico, noi abbiamo delle idee ma per l’ex ospedale le decisioni dovranno essere concordate con altri attori territoriali e istituzionali. Per la sede di Ingegneria sarà difficile riuscire a trasferire tutta la facoltà entro il 2015, data nella quale saremo costretti a lasciare i locali dell’ex Optimes. Nella sede di Roio, a giorni, rientreranno 2000 studenti, ma dovremo attendere la fine dei lavori per la ricollocazione dei dipartimenti».
Annunciato anche, entro la fine dell’anno, il trasloco del rettorato e dell’amministrazione dall’ex Reiss Romoli alla sede di via Di Vincenzo. «Stiamo uscendo dall’accordo di programma che ci garantiva i fondi per far fronte agli affitti. Non possiamo più permetterci questa sede perché troppo costosa. L’obiettivo è il trasferimento a Palazzo Camponeschi, il progetto c’è ma i lavori sono ancora fermi». In relazione, poi, al ruolo politico dell’istituzione, Inverardi ha parlato di una «rivisitazione dei rapporti con il Comune. Nel mio gergo si direbbe che stiamo partendo da un tempo zero. Vogliamo sederci al tavolo con tutte le istituzioni del territorio. In quanto agli alloggi per gli studenti, confidiamo in una politica di incentivi a favore dei proprietari delle case sul mercato. Ci sono esempi da poter seguire, ma questa è un’operazione che compete al Comune che metterà a disposizione anche gli appartamenti del Progetto Case, non tutti però funzionali alle esigenze dei nostri ragazzi». Poi, lo stato di salute dell’Ateneo. «Non abbiamo passività, ma c’è sofferenza sulle risorse umane. Il 100% delle posizioni lavorative perse in questi anni non è stato recuperato. Ora siamo nella condizione di poterlo fare. Infine, la questione dolente delle divisioni in seno all’Ateneo. «Sono certa di poter contare sul contributo di tutti. Ci siamo confrontati e ora è tempo di guardare avanti».
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