Universitario picchiato all’Aquila: individuati e denuciati tre bulli

L’aggressione in centro lo scorso 12 gennaio. Il giovane aveva cercato di proteggere due ragazze scatenando la rabbia di tre stranieri, uno minorenne

L'AQUILA. Tenta di proteggere due ragazze e per questo è massacrato da tre bulli. Hanno un nome gli autori del pestaggio avvenuto il 12 febbraio scorso ai danni di un universitario di 21 anni dell’Aquila, finito all'ospedale con il setto nasale fratturato e una prognosi di 40 giorni. Si tratta di tre stranieri: A.M., colombiano minorenne, S.K., ucraino di 20 anni, e M.A., albanese di 21, tutti residenti nell'Aquilano e tutti denunciat per lesioni aggravate in concorso.

La sera del 12 gennaio 2013 il ragazzo conosce due ragazze, studentesse universitarie, con cui trascorre la serata. Davanti a un pub le giovani vengono avvicinate dai 3 stranieri. Il ragazzo ucraino, alla presenza del colombiano, offre a una delle ragazze una dose di cocaina ma lei rifiuta sia l'offerta e sia la compagnia. Dopo un po’ le ragazze escono dal locale con il loro amico e si incamminano a piedi verso la fontana luminosa. I 3 stranieri li seguono a bordo di un'auto, una Fiat 600 con un portapacchi sul tettuccio, e dopo averli avvicinati cominciano ad attaccar bottone. Il ragazzo le abbraccia per proteggerle e scatta la spedizione punitiva.

L'albanese resta a bordo della sua auto, mentre l'ucraino e il colombiano scendono e fanno cadere il giovane. Una volta a terra lo riempiono di calci e pugni, per poi fuggire con l'auto. Un’aggressione che costa alla vittima la frattura del setto nasale con una prognosi di 40 gg., più varie ecchimosi in altre parti del corpo.

La mattina dopo scattano le indagini da parte della Squadra Mobile, basate su telecamere e testimonianze varie. Purtroppo però i circuiti di video ripresa presenti in zona non sono utili. Il cerchio sembra chiudersi quando un ragazzo colombiano minorenne viene informalmente riconosciuto, ma i necessari approfondimenti investigativi portano ad escludere sue responsabilità.

La svolta delle indagini arriva quando, anche con la collaborazione dell'ufficio immigrazione, veniva fatta la verifica di tutti i giovani sudamericani residenti nella provincia dell'Aquila, ben 2.800, ma restringendo il campo sui colombiani (dai 18 ai 25) erano solo 4 ma non minorenni. Approfondendo allora le indagini si riusciva rintracciare un colombiano minorenne non censito, la cui foto fatta vedere a tutti i testimoni, consentiva di identificare il ragazzo autore dell'aggressione. Dalle sue frequentazioni si riusciva ad arrivare al gruppetto e così venivano riconosciuti anche l'albanese e l'ucraino, così come hanno confermato le testimonianze di altri coetanei che quella sera li hanno visti insieme. Si riusciva pure a rintracciare la Fiat 600 utilizzata la sera dell'aggressione, di proprietà della madre del ragazzo albanese.

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