Utenti e comitati: la gestione del Cam è inaccettabile
Di Bastiano (Consumatori): la depurazione non va pagata Sforza (Acqua nostra): noi ci siamo rivolti alla magistratura
AVEZZANO. “Gestione Cam inaccettabile. I cittadini sono chiamati a pagare la depurazione nelle bollette ma in effetti il servizio è inesistente». Augusto Di Bastiano, presidente del Centro giuridico del consumatore, e Gianvincenzo Sforza, fondatore del Comitato cittadino “Acqua nostra” di Celano, scendono in campo contro il Consorzio acquedottistico marsicano, a tutela dei cittadini che pagano il servizio di depurazione nelle bollette, ma in effetti non lo ricevono per niente o in modo carente. Continua a far discutere l’inchiesta aperta dalla procura della Repubblica sulla presunta truffa ai cittadini sulla depurazione delle acque. Le indagini, affidate alla polizia provinciale, mirano a chiarire se eventualmente ci sia anche un danno ambientale. «Il nostro centro» interviene Di Bastiano, «finora ha raccolto alcune segnalazioni di cittadini, che arrivano dalla zona di San Francesco e di Borgo Pineta di Avezzano, dalla frazione di Caruscino, da Ovindoli, da San Benedetto dei Marsi e da qualche frazione della Valle Roveto».
«Ho già avuto un primo incontro al Cam, con l’ingegnere Leo Corsini», continua il presidente, «e dopo Pasqua ne avrò un altro con il responsabile della depurazione. Gli utenti meritano di sapere cosa e quanto stanno pagando. Quello che ci preoccupa sono soprattutto quella cinquantina di fosse in cui vengono raccolte le acque, nelle zone in cui non esistono impianti di depurazione». Uno dei filoni dell’inchiesta partita dalla Procura nell’autunno del 2012, tende anche a chiarire se esiste o meno un danno ambientale. Sul tema è stata espressa preoccupazione anche dal presidente della Commissione Ambiente del Comune di Avezzano, Crescenzo Presutti, secondo il quale la politica continua a disinteressarsi dell’inquinamento che deriva dalla mancata depurazione delle acque. Nonostante il fatto che i cittadini continuino comunque a pagare il servizio in bolletta. «Il nostro comitato» aggiunge Sforza, «ha presentato più di un esposto alla procura della Repubblica, cui corrispondono precise e puntuali constatazioni su un sistema illegale, quello utilizzato dal Cam, che impone agli utenti marsicani il pagamento di servizi che furbescamente vengono inclusi nella bolletta e che, effettivamente, non vengono fatti».
«Diciamo grazie alla Procura», continua il presidente del comitato “Acqua nostra”, «che si sta muovendo per accertare responsabilità in una vicenda che presenta molti aspetti negativi». Grazie anche alle sollecitazioni del comitato celanese, anche il prefetto Francesco Alecci è intervenuto per richiamare la Regione Abruzzo affinché intervenisse. «Lo scorso dicembre», puntualizza Sforza, «il prefetto ha scritto ai vertici regionali, ai ministeri dell’Ambiente e della Salute e alla Procura, per chiedere concreti atti che ponessero fine ad una situazione non più sostenibile. La politica, fatta da sindaci di ogni colore e vertici regionali di destra e di sinistra «finora ha considerato il Cam solo come un’area da colonizzare, come se fosse un “assumificio”. Oggi non può scaricare le sue responsabilità né sui dirigenti, né sulle maestranze del Cam, che cercano di gestire una situazione gravissima, ma deve fare un esame di coscienza e riflettere sui propri errori. Pagando e cercando soluzioni che non penalizzino gli utenti o un’intera economia concentrata principalmente sull’agricoltura». Intanto, il comitato “Acqua nostra” si prepara alla prossima conferenza pubblica alla quale saranno invitate tutte le istituzioni della Marsica e della Regione Abruzzo.
Magda Tirabassi
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