Costituito il Centro commerciale urbano di piazza Garibaldi
Vendite a picco, i negozianti giocano la carta del consorzio
SULMONA. Un calo progressivo degli affari del 40% negli ultimi 10 anni, la chiusura di circa 60 fra negozi e attività. Una fotografia a tinte fosche quella dei commercianti di piazza Garibaldi che per invertire la rotta e promuovere gli affari hanno dato vita al Centro commerciale urbano.
Da oggi, intanto, dopo il mercato, sarà di nuovo chiusa la piazza per la Giostra. I commercianti che hanno dato vita al sodalizio sono 230: 130 ambulanti e 100 negozianti. Sono quattro le principali direttrici del neonato consorzio, già inviate ieri con una lettera al sindaco Fabio Federico. Innanzitutto la «ridensificazione» della piazza e delle aree attigue, attraverso una ricognizione dei locali e degli appartamenti inutilizzati, dove ospitare artigiani ora sparsi nelle varie zone della città.
Come calzolai, orologiai, professionisti e agenzie di servizi. Secondo i negozianti sarebbe poi utile collocare anche alcuni uffici nell'area della piazza, «per migliorare la fruibilità dei servizi e della zona». Si punta, poi, ad un piano colori e fiori comune fra i negozi, le case e l'arredo urbano.
I commercianti, poi, chiedono anche di installare gazebo in ferro battuto davanti ai loro negozi per aumentare l'attrattiva, tramite agevolazioni sulla tassa di suolo pubblico. Per essere maggiormente coinvolti nelle varie attività che vengono realizzate nella piazza, poi, gli esercenti chiedono al sindaco l'attivazione di un tavolo permanente con l'amministrazione, per una migliore logistica e per dare una mano. «Si tratta di proposte che ci sentiamo di fare per salvare le nostre attività» spiega Tonio Di Nisio dal negozio di calzature Tomaia «vogliamo diventare parte attiva nella vita di questo bellissimo angolo della città.
Con queste iniziative la piazza sarebbe in grado di attirare mille visitatori al giorno, come accadeva un tempo. Siamo molto fiduciosi». «Si tratta di progetti che stanno realizzando anche in altre cittadine d'arte e cultura italiane» interviene Maurizio Pollio della Tabaccheria in via Dorrucci «ad esempio dare la possibilità ai contadini di vendere i loro prodotti a chilometro zero ogni giorno creerebbe già movimento. Si tratta di valorizzare le potenzialità che abbiamo».
Da oggi, intanto, dopo il mercato, sarà di nuovo chiusa la piazza per la Giostra. I commercianti che hanno dato vita al sodalizio sono 230: 130 ambulanti e 100 negozianti. Sono quattro le principali direttrici del neonato consorzio, già inviate ieri con una lettera al sindaco Fabio Federico. Innanzitutto la «ridensificazione» della piazza e delle aree attigue, attraverso una ricognizione dei locali e degli appartamenti inutilizzati, dove ospitare artigiani ora sparsi nelle varie zone della città.
Come calzolai, orologiai, professionisti e agenzie di servizi. Secondo i negozianti sarebbe poi utile collocare anche alcuni uffici nell'area della piazza, «per migliorare la fruibilità dei servizi e della zona». Si punta, poi, ad un piano colori e fiori comune fra i negozi, le case e l'arredo urbano.
I commercianti, poi, chiedono anche di installare gazebo in ferro battuto davanti ai loro negozi per aumentare l'attrattiva, tramite agevolazioni sulla tassa di suolo pubblico. Per essere maggiormente coinvolti nelle varie attività che vengono realizzate nella piazza, poi, gli esercenti chiedono al sindaco l'attivazione di un tavolo permanente con l'amministrazione, per una migliore logistica e per dare una mano. «Si tratta di proposte che ci sentiamo di fare per salvare le nostre attività» spiega Tonio Di Nisio dal negozio di calzature Tomaia «vogliamo diventare parte attiva nella vita di questo bellissimo angolo della città.
Con queste iniziative la piazza sarebbe in grado di attirare mille visitatori al giorno, come accadeva un tempo. Siamo molto fiduciosi». «Si tratta di progetti che stanno realizzando anche in altre cittadine d'arte e cultura italiane» interviene Maurizio Pollio della Tabaccheria in via Dorrucci «ad esempio dare la possibilità ai contadini di vendere i loro prodotti a chilometro zero ogni giorno creerebbe già movimento. Si tratta di valorizzare le potenzialità che abbiamo».
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