Venturoni: l’ospedale non si tocca
L’assessore rassicura gli aquilani e promette soldi e restauri rapidi
L’AQUILA. «Aria elettorale». Non ha dubbi, l’assessore regionale alla sanità Lanfranco Venturoni, che sparge ottimismo e rassicurazioni laddove, 24 ore prima, Cialente aveva diffuso grida di dolore. «Il San Salvatore rinascerà più forte di prima. I soldi ci sono».
Assessore, è vero che il San Salvatore rischia il declassamento?
«No, lo smentisco. Chi lo asserisce respira già aria elettorale. Si è fatto il meglio che si potesse fare, finora. Siamo stati la prima struttura pubblica a riaprire. L’ospedale è una cosa seria. Mica lo rifai in due mesi. Chi dice che sarebbe meglio un edificio nuovo sta fuori dal mondo, sia per i costi sia per i tempi. Ristrutturiamo l’esistente, è ovvio, e lo faremo al meglio. L’ospedale dell’Aquila tornerà come prima, anzi meglio di prima visto che i soldi ci sono e che ci sono state anche delle donazioni di strutture importanti che prima non c’erano».
I soldi, già. Ma i 45 milioni dell’assicurazione chi ce l’ha e chi li spende?
«Come sarebbe a dire chi ce l’ha? Ce l’ha l’Asl che li spende nella sua autonomia. Smentisco pure chi dice che se li è presi la Regione e che li leva all’Aquila per farci altro. Quei soldi sono destinati a riparare i danni, non solo quelli strutturali, anche quelli derivanti dal mancato guadagno e per i costi di gestione. Sì, se serve vanno anche ad aggiustare i danni sui bilanci. Ma non escono dall’Asl dell’Aquila, sia ben chiaro. Poi ci sono una marea di altri fondi. I primi 5 sono stati già impiegati per i lavori di somma urgenza. Altri 5 sono per le sale operatorie. Poi vogliamo rimodulare quelli del padiglione di Riabilitazione mettendoci dentro i posti letto di Medicina. È anche un fatto pratico: i malati non faranno più 300 metri in barella ma i servizi staranno più vicini. Tra un mese questo è pronto. Ho parlato con Fazio. C’è l’articolo 20 che dà altri stanziamenti, c’è la legge sul terremoto. I soldi non mancano: bisogna spenderli bene con progetti adeguati».
L’ospedale dell’Aquila, nel 2010, riavrà i suoi 460 posti letto che aveva prima del sisma?
«Certamente sì. Entro il 31 gennaio i posti letto torneranno a quota 350, con le sale operatorie che sono il nostro primo pensiero. Poi il numero sarà adeguato al bacino d’utenza dell’Aquila, che con l’Asl unica non rischia di perdere nulla. Anzi, ci può persino guadagnare. I 60 posti letto di Sanatrix? Pensiamo a rafforzare le strutture pubbliche».
Cosa pensa dei 50 certificati medici al giorno del personale sanitario che arrivano alla direzione dell’ospedale?
«Non lo so. Forse è stress da non lavoro ed è la prima volta che lo sento. Io, comunque, non indago più di tanto. Dico solo che siamo andati incontro al personale in tutti i modi, dalla mobilità volontaria alle altre agevolazioni. Dovrebbero fare tutti quanti come quelli di Oncologia che pur di non lasciare i loro pazienti si sono spostati di buon grado per assisterli a Giulianova. Ecco come dovrebbe sempre funzionare il sistema».
Assessore, è vero che il San Salvatore rischia il declassamento?
«No, lo smentisco. Chi lo asserisce respira già aria elettorale. Si è fatto il meglio che si potesse fare, finora. Siamo stati la prima struttura pubblica a riaprire. L’ospedale è una cosa seria. Mica lo rifai in due mesi. Chi dice che sarebbe meglio un edificio nuovo sta fuori dal mondo, sia per i costi sia per i tempi. Ristrutturiamo l’esistente, è ovvio, e lo faremo al meglio. L’ospedale dell’Aquila tornerà come prima, anzi meglio di prima visto che i soldi ci sono e che ci sono state anche delle donazioni di strutture importanti che prima non c’erano».
I soldi, già. Ma i 45 milioni dell’assicurazione chi ce l’ha e chi li spende?
«Come sarebbe a dire chi ce l’ha? Ce l’ha l’Asl che li spende nella sua autonomia. Smentisco pure chi dice che se li è presi la Regione e che li leva all’Aquila per farci altro. Quei soldi sono destinati a riparare i danni, non solo quelli strutturali, anche quelli derivanti dal mancato guadagno e per i costi di gestione. Sì, se serve vanno anche ad aggiustare i danni sui bilanci. Ma non escono dall’Asl dell’Aquila, sia ben chiaro. Poi ci sono una marea di altri fondi. I primi 5 sono stati già impiegati per i lavori di somma urgenza. Altri 5 sono per le sale operatorie. Poi vogliamo rimodulare quelli del padiglione di Riabilitazione mettendoci dentro i posti letto di Medicina. È anche un fatto pratico: i malati non faranno più 300 metri in barella ma i servizi staranno più vicini. Tra un mese questo è pronto. Ho parlato con Fazio. C’è l’articolo 20 che dà altri stanziamenti, c’è la legge sul terremoto. I soldi non mancano: bisogna spenderli bene con progetti adeguati».
L’ospedale dell’Aquila, nel 2010, riavrà i suoi 460 posti letto che aveva prima del sisma?
«Certamente sì. Entro il 31 gennaio i posti letto torneranno a quota 350, con le sale operatorie che sono il nostro primo pensiero. Poi il numero sarà adeguato al bacino d’utenza dell’Aquila, che con l’Asl unica non rischia di perdere nulla. Anzi, ci può persino guadagnare. I 60 posti letto di Sanatrix? Pensiamo a rafforzare le strutture pubbliche».
Cosa pensa dei 50 certificati medici al giorno del personale sanitario che arrivano alla direzione dell’ospedale?
«Non lo so. Forse è stress da non lavoro ed è la prima volta che lo sento. Io, comunque, non indago più di tanto. Dico solo che siamo andati incontro al personale in tutti i modi, dalla mobilità volontaria alle altre agevolazioni. Dovrebbero fare tutti quanti come quelli di Oncologia che pur di non lasciare i loro pazienti si sono spostati di buon grado per assisterli a Giulianova. Ecco come dovrebbe sempre funzionare il sistema».