Via dagli alberghi centinaia di aquilani
Rimborsi sui lavori di ristrutturazione: primo contributo all’apertura del cantiere.
L’AQUILA. Sono alcune centinaia le famiglie che - avendo la casa agibile classificata tipo «A» - devono lasciare gli alberghi entro dopodomani. A loro è rivolto l’ultimatum della Protezione civile. Entro le prossime 48 ore tutti coloro che - disattendendendo le ordinanze del sindaco Cialente - sono rimasti negli alberghi della costa, dovranno rientrare nelle loro abitazioni, quelle classificate con lettera A. Per Lorenzo Alessandrini, responsabile del Coi (Centro operativo intercomunale) di Giulianova, il problema è comunque circoscritto a un numero limitato di famiglie. «Il grosso, e stiamo parlando di 7-8mila persone, ha già lasciato gli alberghi» ha spiegato Alessandrini. «Qui sono rimasti solo quei nuclei familiari che hanno certificato di avere dei problemi. Per alcuni si tratta dell’allaccio del metano, altri - per lo più anziani - hanno dichiarato di avere problemi di salute.
Ci sono poi persone che affermano di non poter tornare all’Aquila perché devono assistere dei loro congiunti ricoverati in ospedale, con gravi patologie, Infine, negli alberghi si contano anche diversi proprietari di case che hanno presentato ricorso contro la classificazione «A» assegnata dai tecnici della Protezione civile in sede di verifica. Ricorsi attraverso i quali sono stati interrotti i termini previsti dalle ordinanze a suo tempo emanate. C’è stato un momento molto difficile, in particolare quello successivo all’ordinanza del sindaco che imponeva il rientro a casa entro 15 giorni dalla pubblicazione degli esiti delle verifiche. Ma in tantissimi sono stati attenti a non andare oltre quel limite. Oggi negli alberghi abbiamo ancora 20 mila persone, ma quasi tutti hanno la casa inagibile, come dimostrano i numeri del censimento avviato. Sin qui Alessandrini. Per Fabrizio Curcio, del dipartimento della Protezione civile, lo stop imposto servirà ad inquadrare meglio il fabbisogno abitativo della popolazione colpita dal terremoto. «Quelli che hanno la casa agibile devono rientrare» ha affermato «perché ora è necessario concentrare gli sforzi sugli altri. Tanto più che diventa difficile giustificare i costi».
CAMPI DA CHIUDERE. «Comunque da giovedì, ha aggiunto Curcio «rafforzeremo i controlli. Tra qualche settimana passeremo alle tendopoli dove, nonostante i disagi e le difficoltà, si contano ancora troppe famiglie che potrebbero già stare a casa. Qui ci sarà bisogno anche di un supporto psicologico. Un lavoro necessario, tanto più che per la fine di settembre tutte le tendopoli dovranno essere smantellate». Ciò significa che sarà difficile, per chi ha la casa agibile, ricorrere in alternativa all’albergo a un posto in tenda. Infatti la Protezione civile, che fissa al 6 agosto il termine perentorio per lo stop all’ospitalità gratuita negli alberghi per gli aquilani con case «A», ha già annunciato che non saranno montate nuove tende nel caso qualche famiglia non volesse rientrare nella propria abitazione.
LA POLEMICA. «Non possiamo lamentarci di tutto» ha detto Chiodi. «Che le persone non rientrino nelle loro case e quindi abbiano bisogno di alloggi nelle tende e negli alberghi, e contestualmente del fatto che chi ha case con danni lievi classificate A debba rientrare. Terzium non datur». Secondo il presidente della Regione, «bisogna che coloro che hanno le case agibili rientrino al più presto. Per questa via speriamo ci siano sempre meno persone che abbiano bisogno di ricoveri provvisori».
LA RICOSTRUZIONE. Intanto, secondo quanto emerso nel confronto organizzato dalla quinta commissione consiliare presieduta da En- zo Lombardi con il vice capo dipartimento della Protezione civile Bernardo De Bernardinis, «gli strumenti normativi della ricostruzione post-terremoto sono sufficienti a evitare che i cittadini proprietari di abitazioni classificate B, C o E all’Aquila siano costretti ad anticipare gli interventi per avviare la riparazione degli immobili ». Il confronto era stato chiesto dai consiglieri comunali con le associazioni di categoria, per chiarire le disposizioni contenute nelle circolari successive alle ordinanze sulla documentazione da allegare alle richieste di contributo. «Di fatto» ha detto De Bernardinis «la normativa per le case B, C ed E comprende il recupero del lavoro che viene fatto. Credo che tutti gli strumenti adeguati siano in campo, c’è solo da spiegarli». De Bernardinis ha poi aggiunto che «quando a un cittadino viene riconosciuto il contributo, questo sarà erogato al 75% secondo tre stati distinti di avanzamento dei lavori». I criteri di avanzamento sono nelle mani dell’amministrazione comunale. «Il criterio primario » ha spiegato «è che l’impresa apra il cantiere, metta il cartello, dopodiché prende il 25%. L’ultimo passaggio si riferisce al 25% a conclusione dei lavori, che potrà essere erogato in tempi brevi, compatibilmente con il contratto che esiste tra privato e impresa».
I DATI DEL CENSIMENTO. Nel frattempo prosegue il censimento che riguarda i cittadini le cui abitazioni sono state classificate E ed F o che si trovano nelle zone rosse della città e delle frazioni. Da sabato a ieri sono state 1.158 le dichiarazioni riconsegnate e protocollate. Nella sola giornata di ieri sono ne state compilate e restituite 870, mentre 730 sono quelle in attesa di protocollazione. I moduli ritirati ieri dai cittadini sono stati 4.500, 1700 dei quali nella sola sede di via Rocco Carabba. Tantissime anche le chiamate al call center, istituito dalla Protezione civile, a cui si sono rivolti in 2.116. La Protezione civile raccomanda a chi si rivolge al call center di lasciare, in caso di prolungamento dell’attesa, il proprio numero di telefono. Ieri sono stati 200 i cittadini richiamati.
Ci sono poi persone che affermano di non poter tornare all’Aquila perché devono assistere dei loro congiunti ricoverati in ospedale, con gravi patologie, Infine, negli alberghi si contano anche diversi proprietari di case che hanno presentato ricorso contro la classificazione «A» assegnata dai tecnici della Protezione civile in sede di verifica. Ricorsi attraverso i quali sono stati interrotti i termini previsti dalle ordinanze a suo tempo emanate. C’è stato un momento molto difficile, in particolare quello successivo all’ordinanza del sindaco che imponeva il rientro a casa entro 15 giorni dalla pubblicazione degli esiti delle verifiche. Ma in tantissimi sono stati attenti a non andare oltre quel limite. Oggi negli alberghi abbiamo ancora 20 mila persone, ma quasi tutti hanno la casa inagibile, come dimostrano i numeri del censimento avviato. Sin qui Alessandrini. Per Fabrizio Curcio, del dipartimento della Protezione civile, lo stop imposto servirà ad inquadrare meglio il fabbisogno abitativo della popolazione colpita dal terremoto. «Quelli che hanno la casa agibile devono rientrare» ha affermato «perché ora è necessario concentrare gli sforzi sugli altri. Tanto più che diventa difficile giustificare i costi».
CAMPI DA CHIUDERE. «Comunque da giovedì, ha aggiunto Curcio «rafforzeremo i controlli. Tra qualche settimana passeremo alle tendopoli dove, nonostante i disagi e le difficoltà, si contano ancora troppe famiglie che potrebbero già stare a casa. Qui ci sarà bisogno anche di un supporto psicologico. Un lavoro necessario, tanto più che per la fine di settembre tutte le tendopoli dovranno essere smantellate». Ciò significa che sarà difficile, per chi ha la casa agibile, ricorrere in alternativa all’albergo a un posto in tenda. Infatti la Protezione civile, che fissa al 6 agosto il termine perentorio per lo stop all’ospitalità gratuita negli alberghi per gli aquilani con case «A», ha già annunciato che non saranno montate nuove tende nel caso qualche famiglia non volesse rientrare nella propria abitazione.
LA POLEMICA. «Non possiamo lamentarci di tutto» ha detto Chiodi. «Che le persone non rientrino nelle loro case e quindi abbiano bisogno di alloggi nelle tende e negli alberghi, e contestualmente del fatto che chi ha case con danni lievi classificate A debba rientrare. Terzium non datur». Secondo il presidente della Regione, «bisogna che coloro che hanno le case agibili rientrino al più presto. Per questa via speriamo ci siano sempre meno persone che abbiano bisogno di ricoveri provvisori».
LA RICOSTRUZIONE. Intanto, secondo quanto emerso nel confronto organizzato dalla quinta commissione consiliare presieduta da En- zo Lombardi con il vice capo dipartimento della Protezione civile Bernardo De Bernardinis, «gli strumenti normativi della ricostruzione post-terremoto sono sufficienti a evitare che i cittadini proprietari di abitazioni classificate B, C o E all’Aquila siano costretti ad anticipare gli interventi per avviare la riparazione degli immobili ». Il confronto era stato chiesto dai consiglieri comunali con le associazioni di categoria, per chiarire le disposizioni contenute nelle circolari successive alle ordinanze sulla documentazione da allegare alle richieste di contributo. «Di fatto» ha detto De Bernardinis «la normativa per le case B, C ed E comprende il recupero del lavoro che viene fatto. Credo che tutti gli strumenti adeguati siano in campo, c’è solo da spiegarli». De Bernardinis ha poi aggiunto che «quando a un cittadino viene riconosciuto il contributo, questo sarà erogato al 75% secondo tre stati distinti di avanzamento dei lavori». I criteri di avanzamento sono nelle mani dell’amministrazione comunale. «Il criterio primario » ha spiegato «è che l’impresa apra il cantiere, metta il cartello, dopodiché prende il 25%. L’ultimo passaggio si riferisce al 25% a conclusione dei lavori, che potrà essere erogato in tempi brevi, compatibilmente con il contratto che esiste tra privato e impresa».
I DATI DEL CENSIMENTO. Nel frattempo prosegue il censimento che riguarda i cittadini le cui abitazioni sono state classificate E ed F o che si trovano nelle zone rosse della città e delle frazioni. Da sabato a ieri sono state 1.158 le dichiarazioni riconsegnate e protocollate. Nella sola giornata di ieri sono ne state compilate e restituite 870, mentre 730 sono quelle in attesa di protocollazione. I moduli ritirati ieri dai cittadini sono stati 4.500, 1700 dei quali nella sola sede di via Rocco Carabba. Tantissime anche le chiamate al call center, istituito dalla Protezione civile, a cui si sono rivolti in 2.116. La Protezione civile raccomanda a chi si rivolge al call center di lasciare, in caso di prolungamento dell’attesa, il proprio numero di telefono. Ieri sono stati 200 i cittadini richiamati.