Villa Pini, i lavoratori manifestano davanti al palazzo dell'Emiciclo

Giornata di protesta al gelo per i 250 operatori sanitari giunti al 344º giorno senza stipendio

L’AQUILA. Rinvio della riforma del commercio, molto attesa da operatori e associazioni di categoria, per le divergenze in seno al Pdl. Lavori a lungo interrotti per la durissima protesta di circa 250 dipendenti del gruppo Villa Pini che hanno abbandonato l’aula solo per la forte nevicata e non per le rassicurazioni ricevute dal presidente della Giunta regionale, Gianni Chiodi.

Poi la chiusura, per mancanza del numero legale, senza aver approvato alcun documento, neppure quello sul recupero degli alloggi Ater dell’Aquila danneggiati dal sisma. Alloggi sui quali, dopo 11 mesi, non c’è stato nessun intervento. E’ il resoconto di una giornata da dimenticare per la maggioranza di centrodestra, impegnata ieri in una doppia seduta assembleare, una ordinaria al mattino, una straordinaria nel pomeriggio sul sentito tema della case popolari nelle quali molti aquilani, soprattutto anziani, non riescono a rientrare perché costretti ancora nelle condizioni di sfollati negli alberghi della costa.

Nulla di fatto, su tutti i fronti. Al mattino, discussione rinviata, anche quella sulla istituzione dell’Osservatorio sulla ricostruzione, al palo da tempo. Quindi l’«invasione» dei dipendenti di Villa Pini che hanno interrotto i lavori per mostrare tutta la loro rabbia sia fuori, sotto la neve, che dentro l’Emiciclo, con fischietti e slogan urlati. Non sono mancati momenti di tensione che hanno necessario l’intervento delle forze dell’ordine: una dipendente ha avuto un malore, molte hanno pianto raccontando le loro condizioni di vita drammatiche dopo 11 mesi senza stipendio. I segretari regionali Cgil e Uil funzione pubblica, Carmine Ranieri, e Fabio Frullo, con un folto gruppo di dipendenti e spalleggiati dai consiglieri di opposizione, hanno accusato Venturoni e Chiodi di volere la chiusura di Villa Pini. Governatore e assessore hanno sottolineato che si sta lavorando per venire a capo di una vicenda complessa, dopo aver respinto l’ennesima richiesta di revoca della sospensione degli accreditamenti. Diniego motivato dal piano di rientro sul deficit concordato con il governo.

«E’ stata la stessa maggioranza» spiega il capogruppo di Rifondazione, Maurizio Acerbo, «a chiedere l’appello e a far mancare il numero legale. Segno di scarso rispetto per migliaia di aquilani inquilini o proprietari di case popolari. Il centrodestra ha cominciato dimostrando la propria incapacità nella vicenda Villa Pini e ha concluso non dando nessuna risposta sulle case Ater che sono di proprietà della Regione».

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