La riunione riconvocata per il 23. Le Asl disposte a saldare il fatturato luglio-ottobre ma il gruppo dovrà versare i contributi
Villa Pini, la Regione anticiperà 10 milioni
Chiodi lancia la proposta ai sindacati e alla proprietà che però diserta l’incontro
L’AQUILA. La Regione ha messo sul piatto la propria proposta per sbloccare la vertenza Villa Pini, ma i lavoratori (senza stipendio da 264 giorni) dovranno attendere ancora perché all’incontro di ieri all’Aquila la proprietà, come preannunciato, non si è presentata.
Gianni Chiodi ha riconvocato tutti per il 23 pomeriggio. E in quella occasione ripeterà quanto detto ieri ai sindacati Cgil, Cisl, Uil e Ugl, presenti gli assessori alla sanità e al Lavoro Lanfranco Venturoni e Paolo Gatti: la Regione attraverso le Asl è disponibile a mettere a disposizione della proprietà l’85% delle spettanze che secondo gli accordi sono dovute per i mesi di luglio, agosto, settembre e ottobre, a condizione che il gruppo Villa Pini sottoscriva i contratti e provveda a rispettare le norme di legge.
Si tratta di più di 10 milioni di euro (le Asl non hanno conteggiato in questa somma i 4,2 milioni della psicoriabilitazione) che andrebbero a sommarsi ai 6 milioni di euro che la regione aveva valutato fossero erogabili fino al 30 giugno 2009: in totale 16-17 milioni di euro. A questi naturalmente vanno sottratti i soldi che Villa Pini deve all’Inps per il Durc, cioè per i contributi (sono circa 4 milioni) e il cui versamento è indispensabile perché l’amministratrice di Villa Pini, Chiara Angelini, possa incassare la somma promessa dalla Regione. Di conseguenza ad Angelini resterebbero 12-13 milioni per ricominciare a pagare gli stipendi ai 1.600 dipendenti.
Resta in vigore nel frattempo la misura della diffida i cui termini scadono il 29 dicembre dopo di che scatterà la sospensione automatica dell’accreditamento, cioè della convenzione con la Regione, già sospeso tra l’altro per la psicoriabilitazione.
Se il 23 la proprietà dovesse disertare di nuovo l’incontro nessuno può dire oggi quali scenari si aprirebbero. «Se dovesse scattare la sospensione automatica dell’accreditamento», ipotizza Angela Scottu della Cgil regionale «dovremmo ragionare assieme all’assessore Gatti se esista la possibilità che siano i lavorari stessi a richiedere lo stato di crisi e quindi la cassa integrazione in deroga. Ma è una eventualità da verificare».
«A questo punto», aggiunge Davide Farina della Cisl regionale «Angelini è più che mai di fronte alle proprie responsabilità, perché oggi si è dimostrato che ci sono parti che stanno facendo più di quanto è loro dovere fare».
Una eventualità che può sparigliare il gioco è la conclusione della trattativa con la Neuromed per la vendita di una quota di Villa Pini da parte di Novafin, la finanziaria della famiglia Angelini.
Intanto ieri su Repubblica in un corsivo della rubrica Belpaese di Alessandra Longo dal titolo “Il Natale di Villa Pini” si raccontavano gli otto mesi senza stipendio, si citava il “calendario” che il Centro pubblica quotidianamente con la scansione dei giorni senza busta paga, e la sacrosanta richiesta delle famiglie: qualche mensilità: «Non per i regali di Natale», sottolineava la Longo, ma semplicemente «per sopravvivere».
Gianni Chiodi ha riconvocato tutti per il 23 pomeriggio. E in quella occasione ripeterà quanto detto ieri ai sindacati Cgil, Cisl, Uil e Ugl, presenti gli assessori alla sanità e al Lavoro Lanfranco Venturoni e Paolo Gatti: la Regione attraverso le Asl è disponibile a mettere a disposizione della proprietà l’85% delle spettanze che secondo gli accordi sono dovute per i mesi di luglio, agosto, settembre e ottobre, a condizione che il gruppo Villa Pini sottoscriva i contratti e provveda a rispettare le norme di legge.
Si tratta di più di 10 milioni di euro (le Asl non hanno conteggiato in questa somma i 4,2 milioni della psicoriabilitazione) che andrebbero a sommarsi ai 6 milioni di euro che la regione aveva valutato fossero erogabili fino al 30 giugno 2009: in totale 16-17 milioni di euro. A questi naturalmente vanno sottratti i soldi che Villa Pini deve all’Inps per il Durc, cioè per i contributi (sono circa 4 milioni) e il cui versamento è indispensabile perché l’amministratrice di Villa Pini, Chiara Angelini, possa incassare la somma promessa dalla Regione. Di conseguenza ad Angelini resterebbero 12-13 milioni per ricominciare a pagare gli stipendi ai 1.600 dipendenti.
Resta in vigore nel frattempo la misura della diffida i cui termini scadono il 29 dicembre dopo di che scatterà la sospensione automatica dell’accreditamento, cioè della convenzione con la Regione, già sospeso tra l’altro per la psicoriabilitazione.
Se il 23 la proprietà dovesse disertare di nuovo l’incontro nessuno può dire oggi quali scenari si aprirebbero. «Se dovesse scattare la sospensione automatica dell’accreditamento», ipotizza Angela Scottu della Cgil regionale «dovremmo ragionare assieme all’assessore Gatti se esista la possibilità che siano i lavorari stessi a richiedere lo stato di crisi e quindi la cassa integrazione in deroga. Ma è una eventualità da verificare».
«A questo punto», aggiunge Davide Farina della Cisl regionale «Angelini è più che mai di fronte alle proprie responsabilità, perché oggi si è dimostrato che ci sono parti che stanno facendo più di quanto è loro dovere fare».
Una eventualità che può sparigliare il gioco è la conclusione della trattativa con la Neuromed per la vendita di una quota di Villa Pini da parte di Novafin, la finanziaria della famiglia Angelini.
Intanto ieri su Repubblica in un corsivo della rubrica Belpaese di Alessandra Longo dal titolo “Il Natale di Villa Pini” si raccontavano gli otto mesi senza stipendio, si citava il “calendario” che il Centro pubblica quotidianamente con la scansione dei giorni senza busta paga, e la sacrosanta richiesta delle famiglie: qualche mensilità: «Non per i regali di Natale», sottolineava la Longo, ma semplicemente «per sopravvivere».