Villa si difende: mi hanno aggredito loro
La testimonianza dell’arrestato: «Sono stato colpito da un pugno e ho tentato la fuga»
CIVITELLA ROVETO. «Sono stati i carabinieri ad aggredirmi e io mi sono difeso». Si difende così Giampietro Villa, assistito dall’avvocato Roberto Verdecchia, durante l’interrogatorio.
«Una volta salito nella macchina d’ordinanza», aggiunge, «e mi sono seduto sul sedile posteriore, sono stato colpito dal carabiniere che stava al posto del conducente con un pugno sulla fronte». Il giovane, inoltre, dichiara di aver spaccato i vetri dell’autovettura perché impaurito per le aggressioni verbali degli uomini dell’Arma nei suoi confronti e per tentare la fuga. Durante la colluttazione con i due carabinieri, inoltre, sempre in base alla ricostruzione che avrebbe fatto Villa, sarebbero partiti dalla pistola di uno dei due carabinieri sei colpi.
«Appena arrivato nella casa circondariale di Avezzano» aggiunge l’avvocato Verdecchia, «Villa è stato sottoposto a una visita medica in cui è stato refertato che ha preso un pugno in pieno viso». Già la sera dei fatti la notizia si è diffusa rapidamente in tutto il paese. In molti sono rimasti in attesa di notizie dopo la fuga del giovane di cui si sono perse le tracce per una notte intera e fino alle prime ore del mattino di ieri. I residenti speravano che Villa si costituisse volontariamente.
Dispiaciuto e rammaricato il sindaco Raffaellino Tolli. «Quella di Civitella Roveto è una comunità tranquilla», commenta il primo cittadino, «la notizia ci è arrivata in maniera improvvisa e inaspettata. Siamo un paese unito e sono dispiaciuto per aver appreso un fatto così grave compiuto da un nostro cittadino.Esprimo la mia piena solidarietà agli uomini dell’Arma vittime dell’aggressione e rinnovo la mia stima al comandante della caserma dei carabinieri di Civitella Roveto, Fabio Renzi e al capitano della compagnia di Tagliacozzo, Lorenzo Pecorella, i quali, insieme a tutti i loro uomini, sono sempre molto ligi al proprio dovere».
Incredulo anche il parroco don Franco Geremia.
«Episodi come questo mi spaventano, ma ancora non conosco le circostanze in cui i fatti sono avvenuti», dichiara il sacerdote, «e sarà mia premura visitare i genitori del giovane e stare vicino alla famiglia per comprendere le ragioni del gesto». (m.t.)
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