Violenza sessuale, sequestri per Luciani
La polizia preleva supporti informatici in uso al 43enne. Uno dei presunti abusi avvenuto in un negozio di biancheria
L’AQUILA. Gli agenti della squadra Mobile della questura dell’Aquila hanno sequestrato supporti informatici al fotografo Alessandro Luciani, 43 anni, finito agli arresti domiciliari con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di due sorelle e di una terza ragazza. Si tratta di pc e hard disk esterni contenenti foto e video che saranno analizzati alla ricerca di eventuali prove dei presunti abusi commessi dal professionista. Non sono state invece sequestrate le apparecchiature fotografiche dell’uomo, che su disposizione del gip del tribunale, Guendalina Buccella, può uscire per svolgere la propria attività lavorativa, perlopiù cerimonie di nozze. Luciani è finito nei guai per le accuse mosse da tre giovani aspiranti modelle, tutte dell’Aquila. Le indagini sono iniziate alla fine della primavera scorsa. Una delle ragazze ha raccontato di aver subìto il palpeggiamento di un seno all’interno di un’attività commerciale dove si doveva svolgere uno shooting fotografico con della biancheria intima. La sorella di quest’ultima ha quindi affermato che una simile molestia era capitata anche a lei lo scorso anno, nel corso di un casting per aspiranti modelle a Tropea, in Calabria, organizzato dal fotografo aquilano. La polizia ha quindi rintracciato una terza giovane che sostiene di aver subìto delle molestie dall’uomo. Accuse tutte da dimostrare, ovviamente, e finora respinte con forza dallo stesso indagato, che per mezzo del proprio legale, l’avvocato Marco De Paulis, ha fornito delle prove documentali che attesterebbero l’assoluta estraneità ai fatti contestati. L’ordinanza di custodia cautelare è stata firmata dal gip Buccella, su richiesta del pubblico ministero Marco Maria Cellini, ed eseguita dalla polizia lo scorso 12 agosto. Ma è trapelata a quasi una settimana di distanza e dopo che si era già tenuto l’interrogatorio di garanzia. Per gli investigatori Luciani sarebbe autore di «un vero e proprio modus operandi» perché «sfruttando la sua professione e abusando della sua posizione di superiorità derivante dalla differenza di età e, in alcuni casi, anche dalla promessa di un lavoro, durante i servizi fotografici compiva atti di violenza sessuali». Dall’analisi del materiale sequestrato al 43enne si cercano le prove di quanto sostenuto. «Abbiamo fiducia nella giustizia e nell’accertamento della verità ma mi sento di escludere in maniera categorica che il mio assistito abbia commesso atti così infamanti che rientrano nel gravissimo reato della violenza sessuale», le parole dell’avvocato De Paulis. Una vicenda, quindi, tutta da chiarire. (r.rs.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA.
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