Visite ai defunti tra macerie e sterpaglie

Indignazione tra i visitatori del cimitero: questa è soprattutto incuria. E c’è la piaga dei furti nelle cappelle gentilizie

L’AQUILA. Mazzi di fiori incastrati nelle transenne. Di là dalla rete cumuli di macerie, fiori secchi, bottiglie di plastica, ammassati sui lati. Basta una mano a sollevare la precaria recinzione, che delimita la zona rossa, quella del cimitero del dopo-terremoto, per passare oltre ed entrare. Così fanno molti aquilani che hanno i propri defunti nella zona storica del camposanto. Fingono di non vedere le crepe sui muri, le macerie a terra, le lapidi a volte cadute e spezzate. Ma non rinunciano a portare un fiore al caro defunto nel giorno di Ognissanti. Hanno già fatto la fila dietro alle bancarelle appena fuori al camposanto, tappa obbligata prima di entrare dall’ingresso principale ancora puntellato. I prezzi, qui come in tutti i negozi, negli ultimi giorni sono aumentati, in alcuni casi anche raddoppiati. Vasi e mazzi di fiori che però spesso non sanno dove poggiare, tra sporcizia e detriti. Spostano le pesanti scale su rotelle che sono ancora nei loculari che dovrebbero essere interdetti e borbottano: «Non è il terremoto, ma l’incuria». I viali sono stati puliti, in occasione della giornata in cui il cimitero si affolla più che in tutto il resto dell’anno. Anche la zona nuova è piuttosto ordinata, ma nel cimitero storico, dove il monumento ai Nove martiri divide un edificio dall’altro, le immagini sono ben diverse.

«Scriverò una lettera al sindaco», tuona un cittadino. «Sono tre anni che non possiamo piangere i nostri morti e qui la situazione peggiora di giorno in giorno». Non è migliore neanche per le cappelle più datate: quelle storiche delle famiglie Centi e De Benedictis, alla fine del viale principale, sono transennate, come molte altre. Vetri rotti, fiori ormai secchi e pietre a terra. Mai raccolte dalla terribile notte del sei aprile 2009. Veri e propri monumenti funerari sono ridotti a edifici maltenuti e spesso pericolanti. Complici anche i furti dei giorni scorsi.

«Canali, portafiori e portavasi, tutti di rame, sono scomparsi», spiega frate Nello Grego, custode del cimitero aquilano. «Ormai il rame è ricercato come l’oro e di ladri ne girano tanti, soprattutto di notte. Dico a tutti di usare oggetti in plastica. Diverse cappelle sono state svuotate e molti proprietari se ne accorgono solo ora perché vengono in occasione delle ricorrenze e non trovano più nulla. Sono stati rubati persino i trasformatori per la corrente». E il fatto che finora non sia mai stato inquisito nessuno per tali reati non fa altro che indignare i visitatori.

Anche il custode, come molti cittadini, lamenta il fatto che nella zona storica del cimitero dal giorno del terremoto non è stato toccato nulla e punta il dito: «Il Comune dopo tre anni non può accampare più scuse. È ora di trovare una soluzione. Le persone sono state molto rispettose in questi giorni e hanno creato meno disordine possibile. Da venerdì scorso è stato un viavai di visitatori. Gli operai dell’Azienda farmaceutica municipalizzata, coadiuvati da quelli comunali, hanno lavorato durante la settimana e nelle zone nuove il risultato è visibile. Il cimitero monumentale, però, è abbandonato».

Situazione più decorosa, invece, nella zona dove sono state seppellite le vittime del terremoto, anche se, come spiega frate Nello, «ce ne sono rimaste solo un centinaio, visto che le altre sono state portate in zone diverse o in altri cimiteri». «Quella parte del cimitero», conclude il religioso, «verrà ampliata, ma comunque è già piena per più della metà».

Michela Corridore

©RIPRODUZIONE RISERVATA