Vittorini: il sindaco non dice il vero

La polemica sulle dichiarazione del sindaco al processo Grandi Rischi, Vittorini: Cialente non dice il vero, pronti a presentare un esposto

L'AQUILA. «La città è stata lasciata sola da chi, in quei giorni maledetti, aveva il compito di difenderla. E le dichiarazioni rese dal sindaco Massimo Cialente, al processo che vede come imputati i componenti della commissione Grandi Rischi, gettano altre pesanti ombre su questa vicenda».

Tanta la rabbia nelle parole di Vincenzo Vittorini, della Fondazione "Sei aprile per la vita", che ieri - in una conferenza stampa - ha chiesto alla magistratura «di fare piena luce sulla testimonianza resa dal primo cittadino. Parole, le sue» ha spiegato Vittorini, affiancato da Piepaolo Visione, da altri familiari delle vittime del terremoto e dall'avvocato Fabio Alessandroni, «che sembrano raccontare una riunione diversa da quella descritta da altri testimoni sfilati in aula e "torchiati" per ore dagli avvocati difensori. A questo punto è necessario verificare chi, e perché, ha dichiarato il falso. Vogliamo capire perché l'ex assessore regionale Daniela Stati, l'ex presidente della Provincia Stefania Pezzopane e gli altri "invitati" a quella riunione della commissione Grandi Rischi hanno dichiarato di essere stati rassicurati, mentre il sindaco ha fornito una versione diversa. Una testimonianza, quest'ultima, che sembra scaturire da un patto di non belligeranza tra le istituzioni. Ma non si comprende, allora, la ragione per la quale il Comune si è costituito parte civile in questo processo. Cialente ci aiuti a capire perché, pur sentendosi tutt'altro che rassicurato dalla commissione Grandi Rischi, non ha fatto nulla per tutelare la popolazione».

Parole al vetriolo, con l'annuncio di un altro esposto (il primo risale ad alcuni mesi fa) volto a far luce sulle dichiarazioni rilasciate alcuni giorni fa in tribunale dal primo cittadino. «Chiediamo che venga verificata la possibile mendacità delle dichiarazioni di Cialente e che vengano portati a galla eventuali suoi comportamenti omissivi, perché nella legge italiana non si rintraccia un'altra figura (quale quella del sindaco) con tale autorità in materia di salvaguardia della pubblica incolumità». «Il nostro obiettivo è quello di evidenziare i gap nelle parole e nell'agire del sindaco, il quale» ha detto Visione «pur essendo preoccupato, non lanciò allarmi e non predispose aree attrezzate per l'accoglienza. Non siamo qui a fare polemica, ma a ribadire che anche in quella riunione del 31 marzo nessuno parlò di prevenzione. E che il Piano di protezione civile era una cosa a cui nessuno stava lavorando. Dopo 5 mesi di sciame, quale altra emergenza poteva esserci? Qui o mente il sindaco o mentono tutti gli altri. Certo è che qualcuno ha commesso il reato di falsa testimonianza».

«Cialente» ha ripreso Vittorini «spieghi alla città, e poi magari davanti a un giudice, perché non ha adempiuto al suo ruolo di capo della protezione civile comunale. La verità è che quel Piano tanto decantato era, e resta, una scatola vuota. E che lo stato di emergenza chiesto dopo quel vertice del 31 marzo 2009 riguardava solo due scuole e non l'intera città». Un attacco durissimo, da parte di chi «non ci sta ad ingoiare quella deposizione che scagiona la commissione Grandi Rischi». Vittorini - che è anche candidato sindaco - e Visione hanno poi affermato di aver chiesto l'accesso agli atti della Provincia e del Comune (acquisizione quest'ultima dalla quale sarebbe scaturito il primo esposto sull'aspetto legato agli adempimenti disattesi in materia di prevenzione sismica), e di esser pronti a chiedere la stessa cosa alla Regione». Quindi, l'appello al procuratore Alfredo Rossini a continuare con forza le indagini. «Cialente ora annuncia querele» ha concluso Vittorini. «Lo faccia e dimostri che ciò che dico è frutto solo della fantasia di un uomo distrutto dal dolore».

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