«È un’età vulnerabile sono tutti a rischio»
La psicologa: «Va alimentato il pensiero critico dei ragazzi»
PESCARA. «La cosa principale da dire è che stiamo parlando di adolescenti e preadolescenti. Una fascia di età che parte dagli 11 anni e che si caratterizza già di per sè per una profonda vulnerabilità».
La psicologa e psicoterapeuta Elisabetta Catapane, docente a contratto dell’università di Chieti e dell’università dell’Aquila, parte da qui per provare a tracciare l’identikit delle potenziali vittime del gioco suicida della Balena blu.
Professoressa, esistono ragazzini più vulnerabili degli altri, rispetto al plagio che si nasconde dietro questo gioco infernale proposto dalla rete?
Può accadere a tutti i ragazzini. Sono a rischio tutti. È l’età che li mette in questa condizione di vulnerabilità.
Perché?
I giovani o i giovanissimi sono alla ricerca di una propria autonomia, di una propria identità. Hanno una fragilità che è propria dell’età che caratterizza la crescita. Un’età in cui si cerca di abbandonare i riferimenti genitoriali, di ricostruirne dei nuovi.
Come si diventa succube di chi ti ordina di farti del male?
Quando sei in un processo di autonomia, tutto quello che ti sembra finalizzato al riconoscimento di un proprio coraggio personale, di una propria identità, che passa anche attraverso comportamenti rischiosi -quindi la sfida, mettere a repentaglio la propria incolumità - è finalizzato alla ricerca di un diverso modo di essere. I comportamenti a rischio li possiamo anche identificare in legami che si costruiscono attraverso la rete, e che sembrano darti l’idea di essere unico, importante e di ricevere tantissima attenzione.
Quella del “curatore” del gioco.
Esattamente. Proprio perché sembra di relazionarti con qualcuno che ti dà un’attenzione molto forte, e che sembra trasmetterti motivi di sfida, di coraggio. È un alter ego diverso dalle figure genitoriali.
Di quali segnali deve accorgersi un genitore?
Vi sono dei segnali da cogliere, ma che possono sfuggire anche ai genitori più attenti. L’eccessiva chiusura, il non dialogo, le ideazioni di natura depressiva del tipo “sono stanco di vivere”.
Ci sono dei soggetti più facilmente manipolabili?
La manipolazione è tanto più forte laddove la fragilità è molto più vistosa e si va a legare a una fase evolutiva già vulnerabile.
Su quale terreno attecchisce il plagio?
Quando viene sospeso il pensiero critico. Il plagio avviene sempre nei momenti di difficoltà delle perone perché sembra sollevare l’autostima. Ma si sostituisce al pensiero critico.
Come è possibile difendere i ragazzi?
È importante alimentare il pensiero critico dei ragazzi, la capacità di riflessione. E sostenere in loro la capacità di formarsi un’opinione. Anche su questo fenomeno. Se ne deve parlare senza un’eccessiva enfatizzazione. L’adolescente va aiutato a leggere questo fenomeno.
Anche i più piccoli?
Sì, parlarne può aiutare a introdurre nei minori dei filtri.
Quando ci libereremo di questa Balena blu?
Ritengo che ci vorrà molto tempo. Gli adulti si devono sentirsi impegnati in un processo ancora più approfondito di attenzione rispetto a ciò che sta accadendo.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
La psicologa e psicoterapeuta Elisabetta Catapane, docente a contratto dell’università di Chieti e dell’università dell’Aquila, parte da qui per provare a tracciare l’identikit delle potenziali vittime del gioco suicida della Balena blu.
Professoressa, esistono ragazzini più vulnerabili degli altri, rispetto al plagio che si nasconde dietro questo gioco infernale proposto dalla rete?
Può accadere a tutti i ragazzini. Sono a rischio tutti. È l’età che li mette in questa condizione di vulnerabilità.
Perché?
I giovani o i giovanissimi sono alla ricerca di una propria autonomia, di una propria identità. Hanno una fragilità che è propria dell’età che caratterizza la crescita. Un’età in cui si cerca di abbandonare i riferimenti genitoriali, di ricostruirne dei nuovi.
Come si diventa succube di chi ti ordina di farti del male?
Quando sei in un processo di autonomia, tutto quello che ti sembra finalizzato al riconoscimento di un proprio coraggio personale, di una propria identità, che passa anche attraverso comportamenti rischiosi -quindi la sfida, mettere a repentaglio la propria incolumità - è finalizzato alla ricerca di un diverso modo di essere. I comportamenti a rischio li possiamo anche identificare in legami che si costruiscono attraverso la rete, e che sembrano darti l’idea di essere unico, importante e di ricevere tantissima attenzione.
Quella del “curatore” del gioco.
Esattamente. Proprio perché sembra di relazionarti con qualcuno che ti dà un’attenzione molto forte, e che sembra trasmetterti motivi di sfida, di coraggio. È un alter ego diverso dalle figure genitoriali.
Di quali segnali deve accorgersi un genitore?
Vi sono dei segnali da cogliere, ma che possono sfuggire anche ai genitori più attenti. L’eccessiva chiusura, il non dialogo, le ideazioni di natura depressiva del tipo “sono stanco di vivere”.
Ci sono dei soggetti più facilmente manipolabili?
La manipolazione è tanto più forte laddove la fragilità è molto più vistosa e si va a legare a una fase evolutiva già vulnerabile.
Su quale terreno attecchisce il plagio?
Quando viene sospeso il pensiero critico. Il plagio avviene sempre nei momenti di difficoltà delle perone perché sembra sollevare l’autostima. Ma si sostituisce al pensiero critico.
Come è possibile difendere i ragazzi?
È importante alimentare il pensiero critico dei ragazzi, la capacità di riflessione. E sostenere in loro la capacità di formarsi un’opinione. Anche su questo fenomeno. Se ne deve parlare senza un’eccessiva enfatizzazione. L’adolescente va aiutato a leggere questo fenomeno.
Anche i più piccoli?
Sì, parlarne può aiutare a introdurre nei minori dei filtri.
Quando ci libereremo di questa Balena blu?
Ritengo che ci vorrà molto tempo. Gli adulti si devono sentirsi impegnati in un processo ancora più approfondito di attenzione rispetto a ciò che sta accadendo.
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