CORONAVIRUS
A Chieti e Pescara la variante inglese colpisce l'80 per cento dei contagiati
Anche a Teramo è prioritaria: 98 casi su 128. E ad Avezzano aumentano i posti a Malattie infettive
PESCARA. Nell'area metropolitana di Pescara e Chieti la viariante inglese del coronavirus è ora responsabile di oltre l'80% dei contagi. E' quanto emerso dagli accertamenti del laboratorio di Genetica molecolare - Test Covid-19 dell'università "d'Annunzio".
Dalle ultime attività, eseguite su un campione rappresentativo di tamponi risultati positivi, è emerso che la prevalenza della variante inglese, dopo un periodo di plateau al 70%, raggiunge ora l'82%. L'area metropolitana a cavallo tra le province di Pescara e di Chieti ormai da settimane è martoriata dal Covid-19. I numeri dei contagi, da inizio febbraio in poi, hanno raggiunto livelli mai visti prima. La prevalenza della variante inglese, aumentata rapidamente nei giorni della crescita repentina dei contagi, era arrivata al 70%. In affanno gli ospedali, soprattutto quello di Pescara. Entrambe le province sono in zona rossa dallo scorso 14 febbraio. Il laboratorio di Genetica molecolare dell'ateneo di Chieti è stato indicato dalla Regione Abruzzo, insieme all'Istituto Zooprofilattico dell'Abruzzo e del Molise di Teramo, per le attività di sequenziamento del virus. Il primo caso accertato di variante inglese risale alla metà di dicembre.
Anche a Teramo, su 128 nuovi casi di Covid-19 registrati ieri (giovedì 18 marzo), ben 98 sono di sospetta variante inglese. Ad evidenziarlo è l'Ucat della Asl, che istituita a maggio 2020 sta adesso gestendo la terza ondata della pandemia sul territorio. "La fase attuale - spiega il coordinatore dell'Ucat, Giandomenico Pinto - è caratterizzata, ormai dalla fine di gennaio, da un'escalation di positività con una variante inglese che ha sostituito quasi del tutto il Covid-19 tradizionale. La variante inglese colpisce essenzialmente i soggetti più giovani, tanto che rileviamo un incremento della circolazione del virus nel mondo scolastico". Dalla sua istituzione a maggio fino a oggi l'Ucat ha preso in carico 14.020 pazienti positivi. E se fino a novembre ha funzionato come centrale operativa con un numero unico, "diventando un punto di riferimento dei cittadini", successivamente ha allargato la sua sfera di competenze al tracciamento dei casi positivi e dei loro contatti, sorveglianza sanitaria, tracciamento nelle scuole, gestione delle 8 Usca e delle 3 Usped (unità speciali pediatriche, le uniche in Abruzzo) e a tutta una serie di ulteriori attività. Attualmente all'Ucat lavorano 84 operatori, più di 50 sanitari e il resto amministrativi, che tengono attiva la struttura dalle 8 alle 20, 7 giorni su 7. Il contact center ha gestito, dalla sua istituzione, 228.711 chiamate (59.223 nel 2021). Attualmente l'Ucat si trova a gestire la cosiddetta terza ondata con un aumento di casi positivi.
Intanto la Asl provinciale dell'Aquila ha stabilito di potenziare il reparto di Malattie infettive dell'ospedale di Avezzano con l'aumento di 12 posti letto, da 19 a 31, per accogliere i pazienti covid in caso di necessità. Le misure sono state decise in una riunione tra il direttore sanitario aziendale, Alfonso Mascitelli, il direttore di presidio, Lora Cipollone, il direttore di malattie infettive, Rinalda Mariani, la responsabile del pronto soccorso, Luigina Cornacchia e l'assessore alla sanità e all'emergenza Covid del Comune di Avezzano, Teresa Colizza. Un piano di contrasto alla pandemia scaturito "da un confronto e da un'azione sinergica tra i diversi livelli gestionali e operativi dell'azienda sanitaria che si è concretizzato in tempi molto rapidi". "Ulteriore azione messa in campo è quella della tensostruttura all'ospedale di Avezzano - si legge in una nota - già pronta per accogliere pazienti con tutti i supporti operativi, ma che attualmente non ospita persone bisognose di assistenza. La tensostruttura verrà utilizzata di volta in volta in base alle necessità del momento, del variabile afflusso dei pazienti e delle esigenze di ricovero, tramite il lavoro degli operatori del pronto soccorso".