A giudizio Cantagallo e altri 31 imputati
Sarà processato l'ex sindaco di Montesilvano. In aula anche imprenditori ed ex assessori
PESCARA. Enzo Cantagallo sarà processato: a tre anni e otto mesi dall'arresto del sindaco di Montesilvano, il gup ha rinviato a giudizio Cantagallo, il suo predecessore Gallerati e altri 30 tra ex assessori, dirigenti e imprenditori chiudendo così il primo capitolo dell'inchiesta «Ciclone».
Con la decisione arrivata intorno alle 15, alla presenza degli avvocati e di un unico imputato - Lamberto Di Pentima - il giudice Carla De Matteis ha accolto le richieste del pm Gennaro Varone che, il 2 maggio 2008, aveva chiesto il processo per oltre 30 persone e il proscioglimento per due imputati. Con la sentenza del gup, dunque, sono stati prosciolti l'imprenditore Luigi Conti, proprietario di un terreno ed estraneo all'affare del rifacimento del Palaroma, e il geometra Arpino Luciano Melchiorre. In due, invece, avevano chiesto riti alternativi: l'imprenditore Bruno Chiulli, titolare della Green Service, ha patteggiato nove mesi per l'accusa di corruzione ed è stato prosciolto dall'accusa di associazione per delinquere; l'impreditore Franco Falcone, che aveva scelto il rito abbreviato, è stato condannato a otto mesi per concorso in abuso. Prosciolto, soltanto dall'accusa di calunnia, per non aver partecipato alla stesura di una lettera anonima per screditare l'operato del capo della squadra mobile Nicola Zupo, l'ex assessore alle Finanze Paolo Di Blasio.
A processo. E' questo il nuovo quadro dell'inchiesta «Ciclone» che ha rinviato a giudizio 32 persone che avrebbero concorso a costruire il cosidetto «sistema Montesilvano», un intreccio tra politica e mattone, la presunta associazione per delinquere finalizzata ad attribuire «illeciti vantaggi patrimoniali» alle imprese «che avessero trovato in almeno uno degli amministratori o funzionari un referente». Enzo Cantagallo, l'ex sindaco arrestato il 15 novembre 2006, è stato rinviato a giudizio insieme al suo predecessore Renzo Gallerati.
«Ma sono stato prosciolto proprio per quei tre assegni di un totale di 7.500 euro per cui sono finito in carcere», dice Cantagallo. «Assegni da 2.500 euro l'uno che mi sarebbero stati consegnati dall'imprenditore Chiulli. Oggi il gup riconosce che quel fatto così grave che mi ha mandato in galera non è stato commesso». L'ex sindaco di Montesilvano che, intanto, annuncia una conferenza stampa per i prossimi giorni per raccontare la sua versione, è stato prosciolto infatti da alcuni capi d'imputazione, «per la ricezione dei tre assegni bancari tratti sulla Bnl» e lo stesso è avvenuto per tanti altri imputati: reati per cui è stato dichiarata la prescrizione o perché il fatto non è stato commesso. Ma l'impianto accusatorio della procura ha rispecchiato la sentenza mandando a giudizio la maggiorparte dei protagonisti di «Ciclone»: Rolando Canale, ex dirigente dell'ufficio Urbanistica del Comune, Di Pentima, capo di gabinetto del Comune, Attilio Vallescura, ex assessore ai Lavori pubblici; ancora Guglielmo Di Febo e Ciro Di Santo. Con loro, tanti costruttori, da Gianni e Vincenzo Duilio Ferretti a Vladimiro Lotorio, Giuseppe Di Pietro ed Enio Chiavaroli.
L'inizio del sistema. La bufera giudiziara che ha sconvolto la quinta città d'Abruzzo portando agli arresti complessivamente di 14 persone, esplode a fine 2006 svelando, per l'accusa, un sistema articolato di «favori illeciti» in cambio di «denaro, incarichi professionali remunerati e pacchetti di voti» che avrebbero portato agli imprenditori ampliamenti non consentiti, scomputo dei costi di costruzione vietati, appalti diretti e scomputi degli oneri di urbanizzazione senza che l'urbanizzazione fosse fatta. Attorno ai 14 della presunta associazione per delinquere, tra cui Cantagallo e Di Blasio, una serie di figure tra imprenditori e tecnici che avrebbero alimentato il sistema.
Intercettazioni, tesimonianze, una montagna di documenti sequestrati e soprattutto denaro, quello che avrebbe fatto condurre a Cantagallo, secondo l'accusa, «un elevatissimo tenore di vita non giustificato» con un'auto di lusso, un pianoforte da 30 mila euro, orologi e vestiti di sartoria. Denaro che sarebbe stato versato in contanti su una polizza vita accesa da Cantagallo in una banca irlandese per oltre 330 mila euro e altri soldi, quelli che sui conti di Cantagallo non c'erano: la documentazione bancaria avrebbe mostrato «la mancanza di disponiblità finanziarie tali da giustificare acquisti con denaro contante». Ma sono altri, sempre per la procura, che avrebbero ricevuto soldi come l'ex assessore Vallescura che avrebbe ricevuto incarichi professionali e «conseguenti retribuzioni» dai costruttori come contropartita della «sistematica omissione dei controlli sul pagamento dei costi di costruzione e degli oneri di urbanizzazione» o l'ex assessore Di Blasio che addirittura si sarebbe fatto comprare da Chiulli schede telefoniche e generi alimentari per centinaia di euro. Il processo inizierà il 22 febbraio 2011.
Con la decisione arrivata intorno alle 15, alla presenza degli avvocati e di un unico imputato - Lamberto Di Pentima - il giudice Carla De Matteis ha accolto le richieste del pm Gennaro Varone che, il 2 maggio 2008, aveva chiesto il processo per oltre 30 persone e il proscioglimento per due imputati. Con la sentenza del gup, dunque, sono stati prosciolti l'imprenditore Luigi Conti, proprietario di un terreno ed estraneo all'affare del rifacimento del Palaroma, e il geometra Arpino Luciano Melchiorre. In due, invece, avevano chiesto riti alternativi: l'imprenditore Bruno Chiulli, titolare della Green Service, ha patteggiato nove mesi per l'accusa di corruzione ed è stato prosciolto dall'accusa di associazione per delinquere; l'impreditore Franco Falcone, che aveva scelto il rito abbreviato, è stato condannato a otto mesi per concorso in abuso. Prosciolto, soltanto dall'accusa di calunnia, per non aver partecipato alla stesura di una lettera anonima per screditare l'operato del capo della squadra mobile Nicola Zupo, l'ex assessore alle Finanze Paolo Di Blasio.
A processo. E' questo il nuovo quadro dell'inchiesta «Ciclone» che ha rinviato a giudizio 32 persone che avrebbero concorso a costruire il cosidetto «sistema Montesilvano», un intreccio tra politica e mattone, la presunta associazione per delinquere finalizzata ad attribuire «illeciti vantaggi patrimoniali» alle imprese «che avessero trovato in almeno uno degli amministratori o funzionari un referente». Enzo Cantagallo, l'ex sindaco arrestato il 15 novembre 2006, è stato rinviato a giudizio insieme al suo predecessore Renzo Gallerati.
«Ma sono stato prosciolto proprio per quei tre assegni di un totale di 7.500 euro per cui sono finito in carcere», dice Cantagallo. «Assegni da 2.500 euro l'uno che mi sarebbero stati consegnati dall'imprenditore Chiulli. Oggi il gup riconosce che quel fatto così grave che mi ha mandato in galera non è stato commesso». L'ex sindaco di Montesilvano che, intanto, annuncia una conferenza stampa per i prossimi giorni per raccontare la sua versione, è stato prosciolto infatti da alcuni capi d'imputazione, «per la ricezione dei tre assegni bancari tratti sulla Bnl» e lo stesso è avvenuto per tanti altri imputati: reati per cui è stato dichiarata la prescrizione o perché il fatto non è stato commesso. Ma l'impianto accusatorio della procura ha rispecchiato la sentenza mandando a giudizio la maggiorparte dei protagonisti di «Ciclone»: Rolando Canale, ex dirigente dell'ufficio Urbanistica del Comune, Di Pentima, capo di gabinetto del Comune, Attilio Vallescura, ex assessore ai Lavori pubblici; ancora Guglielmo Di Febo e Ciro Di Santo. Con loro, tanti costruttori, da Gianni e Vincenzo Duilio Ferretti a Vladimiro Lotorio, Giuseppe Di Pietro ed Enio Chiavaroli.
L'inizio del sistema. La bufera giudiziara che ha sconvolto la quinta città d'Abruzzo portando agli arresti complessivamente di 14 persone, esplode a fine 2006 svelando, per l'accusa, un sistema articolato di «favori illeciti» in cambio di «denaro, incarichi professionali remunerati e pacchetti di voti» che avrebbero portato agli imprenditori ampliamenti non consentiti, scomputo dei costi di costruzione vietati, appalti diretti e scomputi degli oneri di urbanizzazione senza che l'urbanizzazione fosse fatta. Attorno ai 14 della presunta associazione per delinquere, tra cui Cantagallo e Di Blasio, una serie di figure tra imprenditori e tecnici che avrebbero alimentato il sistema.
Intercettazioni, tesimonianze, una montagna di documenti sequestrati e soprattutto denaro, quello che avrebbe fatto condurre a Cantagallo, secondo l'accusa, «un elevatissimo tenore di vita non giustificato» con un'auto di lusso, un pianoforte da 30 mila euro, orologi e vestiti di sartoria. Denaro che sarebbe stato versato in contanti su una polizza vita accesa da Cantagallo in una banca irlandese per oltre 330 mila euro e altri soldi, quelli che sui conti di Cantagallo non c'erano: la documentazione bancaria avrebbe mostrato «la mancanza di disponiblità finanziarie tali da giustificare acquisti con denaro contante». Ma sono altri, sempre per la procura, che avrebbero ricevuto soldi come l'ex assessore Vallescura che avrebbe ricevuto incarichi professionali e «conseguenti retribuzioni» dai costruttori come contropartita della «sistematica omissione dei controlli sul pagamento dei costi di costruzione e degli oneri di urbanizzazione» o l'ex assessore Di Blasio che addirittura si sarebbe fatto comprare da Chiulli schede telefoniche e generi alimentari per centinaia di euro. Il processo inizierà il 22 febbraio 2011.
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