A Rancitelli spunta “il Capitano” Ecco gli affari con la ’ndrangheta
Nelle intercettazioni dell’operazione “Giorno e notte” si parla di traffici da centinaia di migliaia di euro Il tramite con la criminalità organizzata sarebbe Claudio Dell’Orso, legato a pregiudicati calabresi
PESCARA. Nelle intercettazioni dell’inchiesta “Giorno e notte”, che mercoledì scorso ha portato a 12 arresti con la chiusura di tre piazze di spaccio, in via Sacco 66, via Lago di Capestrano 104 e via Imele 23, spuntano anche gli affari con la ’ndrangheta da centinaia di migliaia di euro. Sarebbe il montesilvanese Claudio Dell’Orso, considerato il fornitore della droga di Rancitelli, l’anello di congiunzione tra la mala locale e «grossi pregiudicati appartenenti alla criminalità organizzata pugliese ma soprattutto calabrese».
«PARANOIA TELEFONO» Sull’ordinanza di 352 pagine, il gip Francesco Marino descrive Dell’Orso come «un soggetto notoriamente molto attento, al limite della paranoia, che non utilizza mai il telefono per parlare dei suoi traffici neppure con riferimenti velati e conversazioni in codice. Dell’Orso utilizza il telefono solo per le comunicazioni non inerenti le sue attività illecite». Ma, nonostante le accortezze, i carabinieri del Norm, guidati dal comandante provinciale, il colonnello Riccardo Barbera, riescono a ricostruire la sua rete dei rapporti e, nel corso di una perquisizione in casa, «Dell’Orso veniva trovato in compagnia di Natale Ursino, pluripregiudicato e in rapporto con la criminalità calabrese e in particolare con la ’ndrina di Locri».
OMICIDIO AL BAR Ursino è uno degli indagati per l’omicidio dell’architetto Walter Albi, ucciso a colpi di pistola il 1° agosto 2022 in un bar lungo la strada parco durante un agguato in cui è stato ferito gravemente anche l’amico Luca Cavallito. «La presenza di Ursino sul territorio abruzzese», continua l’ordinanza, «è iniziata già anni or sono ma soprattutto dopo l’omicidio Albi il suo nome è balzato alle cronache perché ritenuto il mandante dell’omicidio dagli inquirenti». Quel giorno a casa di Dell’Orso ci sono anche altri due uomini e una donna, «tutti originari di Ardore in provincia di Reggio Calabria». Altri rapporti, secondo gli inquirenti, Dell’Orso li intrattiene «con un pluripregiudicato sanseverese, anch’egli in rapporti con la criminalità organizzata».
CASO D’ATTANASIO Dalle intercettazioni emerge anche un altro episodio che chiamerebbe in causa Dell’Orso nel ruolo di intermediario, quasi un procacciatore di affari conto terzi: è il caso di Carlo D’Attanasio, il velista pescarese finito in carcere in Papua Nuova Guinea per un traffico di cocaina da 600 chili. Un caso che ha mobilitato anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani ed è rimbalzato alle “Iene”. I carabinieri riassumono un dialogo di Massimiliano D’Attanasio, fratello di Carlo, uno dei 12 arrestati di Rancitelli: «Stando a quanto riferito da Massimiliano, il fratello Carlo D’Attanasio sarebbe stato presentato all’organizzazione (forse ’ndranghetista) da Claudio Dell’Orso per fare dei viaggi in Sud America trasportando cocaina. Il primo viaggio sarebbe andato bene e Carlo avrebbe percepito circa 380mila euro, una parte uguale o comunque molto simile avrebbe percepito anche Claudio Dell’Orso. Con il denaro percepito, Carlo avrebbe aperto un lussuoso bar a Cepagatti. Lo stesso avrebbe poi intrapreso un nuovo viaggio, questa volta finito male, come riportano le cronache nazionali, con un sequestro di oltre 600 chili di cocaina in Papua Nuova Guinea. Secondo Massimiliano D’Attanasio, la compagna del fratello, una volta saputo dell’arresto di Carlo, si sarebbe affrettata a vendere il suo bar di Cepagatti. Questa ambientale fornisce elementi di riscontro a una vicenda internazionale che ha visto anche il coinvolgimento del ministro degli Esteri per il rimpatrio di Carlo D’Attanasio, professatosi sempre innocente».
IL “CAPITANO” IN CHAT Nei telefoni sequestrati durante una precedente operazione, i carabinieri scoprono una chat su Whatsapp tra Massimiliano D’Attanasio e la compagna del fratello in cui «i due parlano di un certo “Capitano” al quale la donna avrebbe dovuto rivolgersi per avere i soldi durante l’assenza di Carlo D’Attanasio che stava effettuando il trasporto di stupefacenti in Australia. Massimiliano D’Attanasio, in uno di questi messaggi, dice esplicitamente alla donna di recarsi dal “Capitano” per farsi dare i soldi se Carlo ha bisogno. Vi è motivo di ritenere», dicono gli inquirenti, «che il “Capitano” si identifichi proprio in Claudio Dell’Orso che è il tramite tra Carlo D’Attanasio e l’organizzazione ’ndranghetista che organizzato il trasporto».
«PARANOIA TELEFONO» Sull’ordinanza di 352 pagine, il gip Francesco Marino descrive Dell’Orso come «un soggetto notoriamente molto attento, al limite della paranoia, che non utilizza mai il telefono per parlare dei suoi traffici neppure con riferimenti velati e conversazioni in codice. Dell’Orso utilizza il telefono solo per le comunicazioni non inerenti le sue attività illecite». Ma, nonostante le accortezze, i carabinieri del Norm, guidati dal comandante provinciale, il colonnello Riccardo Barbera, riescono a ricostruire la sua rete dei rapporti e, nel corso di una perquisizione in casa, «Dell’Orso veniva trovato in compagnia di Natale Ursino, pluripregiudicato e in rapporto con la criminalità calabrese e in particolare con la ’ndrina di Locri».
OMICIDIO AL BAR Ursino è uno degli indagati per l’omicidio dell’architetto Walter Albi, ucciso a colpi di pistola il 1° agosto 2022 in un bar lungo la strada parco durante un agguato in cui è stato ferito gravemente anche l’amico Luca Cavallito. «La presenza di Ursino sul territorio abruzzese», continua l’ordinanza, «è iniziata già anni or sono ma soprattutto dopo l’omicidio Albi il suo nome è balzato alle cronache perché ritenuto il mandante dell’omicidio dagli inquirenti». Quel giorno a casa di Dell’Orso ci sono anche altri due uomini e una donna, «tutti originari di Ardore in provincia di Reggio Calabria». Altri rapporti, secondo gli inquirenti, Dell’Orso li intrattiene «con un pluripregiudicato sanseverese, anch’egli in rapporti con la criminalità organizzata».
CASO D’ATTANASIO Dalle intercettazioni emerge anche un altro episodio che chiamerebbe in causa Dell’Orso nel ruolo di intermediario, quasi un procacciatore di affari conto terzi: è il caso di Carlo D’Attanasio, il velista pescarese finito in carcere in Papua Nuova Guinea per un traffico di cocaina da 600 chili. Un caso che ha mobilitato anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani ed è rimbalzato alle “Iene”. I carabinieri riassumono un dialogo di Massimiliano D’Attanasio, fratello di Carlo, uno dei 12 arrestati di Rancitelli: «Stando a quanto riferito da Massimiliano, il fratello Carlo D’Attanasio sarebbe stato presentato all’organizzazione (forse ’ndranghetista) da Claudio Dell’Orso per fare dei viaggi in Sud America trasportando cocaina. Il primo viaggio sarebbe andato bene e Carlo avrebbe percepito circa 380mila euro, una parte uguale o comunque molto simile avrebbe percepito anche Claudio Dell’Orso. Con il denaro percepito, Carlo avrebbe aperto un lussuoso bar a Cepagatti. Lo stesso avrebbe poi intrapreso un nuovo viaggio, questa volta finito male, come riportano le cronache nazionali, con un sequestro di oltre 600 chili di cocaina in Papua Nuova Guinea. Secondo Massimiliano D’Attanasio, la compagna del fratello, una volta saputo dell’arresto di Carlo, si sarebbe affrettata a vendere il suo bar di Cepagatti. Questa ambientale fornisce elementi di riscontro a una vicenda internazionale che ha visto anche il coinvolgimento del ministro degli Esteri per il rimpatrio di Carlo D’Attanasio, professatosi sempre innocente».
IL “CAPITANO” IN CHAT Nei telefoni sequestrati durante una precedente operazione, i carabinieri scoprono una chat su Whatsapp tra Massimiliano D’Attanasio e la compagna del fratello in cui «i due parlano di un certo “Capitano” al quale la donna avrebbe dovuto rivolgersi per avere i soldi durante l’assenza di Carlo D’Attanasio che stava effettuando il trasporto di stupefacenti in Australia. Massimiliano D’Attanasio, in uno di questi messaggi, dice esplicitamente alla donna di recarsi dal “Capitano” per farsi dare i soldi se Carlo ha bisogno. Vi è motivo di ritenere», dicono gli inquirenti, «che il “Capitano” si identifichi proprio in Claudio Dell’Orso che è il tramite tra Carlo D’Attanasio e l’organizzazione ’ndranghetista che organizzato il trasporto».