Abruzzo, il dramma della crisi. Equitalia: basta scaricabarile i sindaci dicano a chi serve aiuto

Il direttore regionale della società di riscossione invierà lettere a tutti gli amministratori abruzzesi. In prefettura ieri primo vertice con imprenditori, artigiani, sindacati e commercialisti

PESCARA. «I suicidi per debiti delle scorse settimane dimostrano che c’è assenza di comunicazione tra le istituzioni locali e gli uffici di Equitalia. Per chi non può permettersi di pagare un commercialista o un consulente finanziario, anche un passivo di duemila euro può diventare una montagna insormontabile. Le leggi che tutelano i diritti dei cittadini ci sono, ma in molti non ne sono a conoscenza».

Non ci sta Gianluigi Giuliano, direttore regionale di Equitalia, a essere etichettato come un avvoltoio che specula sulla crisi e sul disagio della gente comune, messa in ginocchio dalla crisi economica, dal calo dei consumi e dalla revoca dei fidi bancari.

Ieri mattina, a margine della riunione convocata dal prefetto Vincenzo D’Antuono per creare un tavolo operativo anticrisi con i rappresentanti del mondo imprenditoriale e artigiano, i sindacati di categoria, le associazioni di tutela dei consumatori, gli esponenti dell’agenzia delle entrate e dell’Abi, annuncia l’avvio di un’operazione di informazione capillare che interesserà tutti i Comuni abruzzesi per tentare di fermare il terribile vortice dei suicidi.

«Da oggi manderemo una lettera circolare a tutti i sindaci abruzzesi», rimarca Giuliano, «invitandoli a segnalarci le situazioni di difficoltà sui rispettivi territori, riconducibili ai crediti di Equitalia. In questo modo, potremo mettere a disposizione i nostri tecnici per cercare di ottenere rateizzazioni, pagamenti dilazionati, il rilascio del documento unico di regolarità contributiva e il certificato di regolarità fiscale».

L’iniziativa dell’agenzia pubblica di riscossione dei tributi parte in maniera sperimentale sull’Abruzzo, ma Giuliano non esclude di estenderla a tutta Italia. A dimostrazione di ciò, ieri in prefettura era presente anche il responsabile nazionale delle relazioni tra enti e contribuenti per Equitalia Angelo Cocco. L’incontro ha preso il via con gli interventi dei vari interlocutori, che hanno messo in luce i diversi aspetti dell’attuale congiuntura economica, e si è concluso con un discorso del prefetto D’Antuono. «Questa situazione non è più tollerabile», ha sbottato il prefetto, «come uomo e come rappresentante del governo non posso più permettere che un cittadino possa arrivare a togliersi la vita a causa dei debiti. Noi tutti dobbiamo impegnarci per evitare che questi casi possano ripetersi in futuro». Parole pronunciate davanti a una platea numerosa composta, tra gli altri, dal presidente della Confcommercio Ezio Ardizzi, dal direttore Walter Recinella, dal presidente della Camera di commercio Daniele Becci, dal presidente dell’ordine dei commercialisti di Pescara Domenico De Michele e da Bruno Palozzo della Coldiretti.

«Ci incontreremo nuovamente», ha aggiunto il prefetto annunciando la costituzione del tavolo operativo anticrisi, «per affrontare la questione in maniera operativa e fornire a tutti voi una scaletta dei lavori». Nei vari interventi i rappresentanti degli enti impositori, delle banche, delle associazioni e dei sindacati di categoria hanno posto l’accento sulle difficoltà che hanno messo con le spalle al muro migliaia di cittadini, trascinandoli nella morsa dei creditori e spingendoli a togliersi la vita. E’ successo una manciata di giorni fa con Mario Pingiotti, l’operaio 70enne in pensione che il 12 febbraio scorso si è sparato un colpo di pistola con un fucile da caccia nella sua abitazione di contrada Castellano, a Elice. Seguito qualche giorno dopo da Gianni Marcotullio, edicolante di Catignano, che si è impiccato nel suo giardino il 17 febbraio.

«Se non prenderemo misure concrete i suicidi non si fermeranno perché questa crisi è come un cane che si morde la coda», hanno detto Becci e Ardizzi. «La paura è che a forza di fare tavoli si andrà a costruire un mobilificio», prova a stemperare la tensione Domenico De Michele, «non possiamo permetterci di intervenire solo quando siamo arrivati all’ultimo millimetro prima del baratro».

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