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Sul bilancio della sanità della Regione Abruzzo si accende la polemica con l’opposizione. I consiglieri dei gruppi Pd, Legnini Presidente, Abruzzo in Comune e Gruppo misto, sulle dichiarazioni dell’esecutivo conseguenti alla relazione di utilizzo dei fondi Covid da parte della Regione al Ministero, sono molto critici.
«Il disavanzo della sanità abruzzese», sottolineano Silvio Paolucci, Dino Pepe, Antonio Blasioli, Pierpaolo Pietrucci, Sandro Mariani, Americo Di Benedetto e Marianna Scoccia, «è stato coperto nel 2019 (-14 milioni) con le risorse che erano destinate alla realizzazione dell’ospedale di Chieti e quello 2020 (oltre -80) con i fondi straordinari Covid dello Stato, tant’è vero che i valori del 2021 sono ancora più rosso e il disavanzo viaggia verso -130 milioni. Una realtà riportata nero su bianco nei verbali ministeriali che minacciano di avviare le procedure di Commissariamento a causa della strutturalità del debito della sanità targato Marsilio e Verì».
«Non è un risultato di cui andare orgogliosi», aggiungono i consiglieri di opposizione, «perché riteniamo che la sanità si governi programmando, non mettendo le toppe e lasciando scoperti i servizi e i presìdi sui territori. Ci chiediamo cosa ora si inventerà ancora il governo regionale per coprire l’enorme buco che si sta producendo per il 2021 e che rischia di riportare la gestione sanitaria al commissariamento da cui era faticosamente uscita dopo il lavoro della giunta di centrosinistra».
L’opposizione parla di «una gestione non solo superficiale, ma vuota di una programmazione che sarebbe stata ancora più necessaria dopo i mesi di pandemia, ma che fino ad oggi non è arrivata. Infatti il programma sanitario è fermo al 31 dicembre 2018, così la rete ospedaliera, mentre gli atti della programmazione degli investimenti in edilizia sanitaria risalgono al settembre 2018. Vero è che la rete ospedaliera è nata solo per essere portata per le piazze, pronta a essere raccontata nelle campagne elettorali delle prossime amministrative come se fosse cosa compiuta e non un disegno, peraltro neanche originale. È un fatto anche l'assenza di atti di programmazione approvati e con essi la paralisi di tutti gli atti aziendali, coinvolgendo in una gestione approssimata e senza indirizzo politico tutte le strutture e i presìdi della Regione. È un fatto che i presìdi siano sguarniti di personale al punto da mandare la gente altrove, mentre la Regione nulla dice sui tagli di ore di lavoro decisi dalle Asl a danno delle cooperative della sanità che operano da decenni a diretto contatto con i pazienti».
E concludono: «La verità è scritta in questi fatti, che in due soli anni di governo di centrodestra hanno fatto scivolare l’Abruzzo fra le performance sanitarie peggiori d’Italia. A dirlo non siamo noi, che da mesi gridiamo contro la dissennata mancanza di governance sanitaria, ma il rapporto Crea, il Centro per la ricerca economica applicata in sanità: l’Abruzzo nel periodo più drammatico della storia e, dunque, quello più impegnativo per una politica di settore, riesce a fare meglio solo del Molise e della Calabria, scivolando in fondo a una classifica dove era stato in posizioni migliori nella gestione di centrosinistra. È accaduto perché il centrodestra non ha governato la sanità finora e non lo sta facendo: ha messo in campo solo parole e promesse ed è rimasto inerte mentre le Asl collezionavano un nuovo profondissimo debito che nei prossimi anni saranno tutti gli abruzzesi a pagare nel mentre sono sempre e più costretti a migrare. L'eredità tra nessun atto approvato, investimenti con le risorse ferme e deficit strutturale ormai accertato sarà pesantissima nei prossimi anni».
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