Acqua contaminata dalla discarica dei veleni L'oncologo: a Bussi aumentati i tumori alla vescica
Marco Lombardo, presidente della Lega italiana tumori (Lilt) di Pescara, punta poi il dito sul coinvolgimento dell'intera catena alimentare dopo la relazione shock dell'Istituto superiore di sanità sull'acqua contaminata dai veleni
PESCARA. «Nella zona di Bussi abbiamo rilevato una maggiore concentrazione di tumori urologici rispetto al resto dell'Abruzzo». A parlare è Marco Lombardo, presidente della Lega italiana tumori (Lilt) di Pescara, e per molti anni direttore del dipartimento di Oncologia dell'ospedale pescarese.
La relazione shock dell'Istituto superiore di sanità sull'acqua contaminata dai veleni di Bussi, fa tornare alla mente studi e dati raccolti. «L'incidenza di neoplasie alla vescica in quel territorio è sicuramente superiore al resto della regione», spiega Lombardo, «per quanto riguarda i danni alla salute derivanti dalle sostanze riscontrate nell'acqua potabile, molto dipende dai tempi di esposizione e dalla concentrazione di queste stesse sostanze. Una cosa è certa, dobbiamo sapere cosa è stato fatto finora, a cosa sono stati sottoposti i cittadini, e chiarire qual è la situazione attuale».
IL FATTO "Contaminata l'acqua destinata a 700mila persone"
Le analisi choc in versione integrale / Il videoreportage / Foto
Lombardo punta poi il dito sul coinvolgimento dell'intera catena alimentare in questo disastro ambientale.
«Domenica scorsa, abbiamo terminato la settimana di prevenzione della Lilt, invitando la popolazione a mangiare frutta e verdura, a consumare il nostro olio d'oliva», spiega, «ora mi chiedo che senso abbia tutto questo se continuiamo a inquinare le acque e se questi danni sono stati perpetrati per tanto tempo. Ci facciamo del male e quel che è peggio è che lo facciamo ai nostri figli. Così, si gioca con la salute di generazioni di persone».
I veleni riversati hanno inquinato le acque superficiali, sotterranee e quelle destinate al consumo umano. Gli inquinanti sono anche nei fiumi Tirino e Pescara, e di conseguenza li ritroviamo in mare. «Qui il pericolo dovrebbe essere inferiore», continua Lombardo, «a causa del fatto che queste sostanze vengono diluite in maniera maggiore, ma come accade per i prodotti della terra, anche il pescato che mettiamo in tavola rischia di essere contaminato».
Per Lombardo, come per la maggior parte dell'opinione pubblica, occorre fare il più possibile chiarezza. E proprio la chiarezza è mancata per interi decenni, a scapito della salute di uomini, donne e bambini. L'Abruzzo mostra così il suo volto peggiore, e lo fa con un altro triste primato: pochi giorni fa, infatti, la Regione è stata la prima in Italia a stringere accordi per bruciare gli scarti delle produzioni industriali e i rifiuti “non intercettati dalla raccolta differenziata” nei cementifici e nelle centrali termiche. Ulteriori inquinanti che finiscono nell'aria a scapito della salute pubblica. Il Combustibile solido secondario (Css) in virtù del contestatissimo decreto Clini, avversato anche da associazioni ambientaliste e comitati per la salute dei cittadini, entra così nel vivo proprio in una terra già martoriata dall'inquinamento delle falde acquifere.
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