La dirigente del Sian della Asl di Teramo Maddalena Marconi

Acqua, ecco chi ha deciso il black out: «Vietare l’uso è la prassi»

La dirigente del Sian spiega perché ha fatto chiudere i rubinetti. Lasciando tutti a secco. Il Ruzzo: non capiamo che cosa è successo. Strada dei Parchi: non è dipeso da noi

TERAMO. Non c’è nulla di strano, è stata seguita alla lettera la procedura disposta dalla legge. Maddalena Marconi, dirigente del Sian, spiega come è arrivata alla decisione di chiudere i rubinetti a 300mila abitanti della provincia di Teramo.
«Ricevuta la segnalazione dell’Arta mi sono sentita con l’Istituto superiore di sanità che ha dato questo consiglio perchè è la prassi», spiega la dirigente della Asl. Che aggiunge: «Nel decreto legislativo 31 del 2001 vengono inclusi nei parametri di potabilità anche odore e sapore: ho seguito rigidamente il dispositivo della norma». Marconi sottolinea che ha disposto anche delle analisi per capire da che dipendesse l’anomalia. «Non c’era molto che potesse giustificare un simile odore e sapore. L’odore pare non fosse assimilabile a un solvente, tantopiù che il toluene presente è molto minore del parametro previsto dal Who. Quindi, sentito, l’Istituto superiore di sanità, per cercare ulteriori sostanze abbiamo inviato i campioni anche all’Università di Padova, perchè ha un laboratorio molto attrezzato».
La testimonianza della dirigente della Asl sottolinea il fatto che ancora non si sia capito il motivo delle anomalie.
Durante i vertici in prefettura è emersa l’ipotesi che la presenza di toluene, che è un solvente, derivi da lavori di verniciatura eseguiti ai primi di maggio da Strada dei Parchi nel Traforo. La stessa Marconi dice che l’odore pare non sia assimilabile a quello di un solvente. Strada dei Parchi, dal canto suo, smentisce categoricamente ogni responsabilità.
«Da oltre dieci anni utilizziamo gli stessi materiali e le stesse modalità per riverniciare le strisce sull’asfalto sotto il Gran Sasso. In oltre dieci anni non è mai emerso un problema, non solo perché i materiali che utilizziamo sono quelli autorizzati dalle stesse Asl, ma soprattutto perché le quantità di solventi contenute nelle vernici sono davvero infinitesimali», scrive Strada dei Parchi. Il gestore dell’A24 peraltro ricorda che «sotto il manto stradale dove sono state fatte le strisce ci sono oltre 25 centimetri di catrame. Sotto ancora ci sono qualcosa come 30-70 centimetri di cemento armato che rendono ridicolo il solo pensare che ci possa essere un’ipotesi di filtraggio delle micro particelle di vernice con la falda».
Il presidente del Ruzzo, Antonio Forlini, d’altronde scarta l’ipotesi che i lavori di resinatura della sala C del Laboratorio di fisica nucleare, in corso, possano aver avuto un ruolo «perchè l’acqua proveniente dal Laboratorio dal 1° maggio era stata appositamente mandata a scarico». «Non sappiamo spiegarcelo», osserva, «peraltro se abbiamo trovato bassissime tracce di toluene il 4-5 maggio non si avvertiva un odore particolare, non si spiega come poi si avverta nel prelievo dell’8 maggio, quando ce n’era ancor di meno. Torno a ribadire che sul Gran Sasso c’è la convivenza complessa di tre situazione spesso confliggenti: le sorgenti dell’acquedotto, il traforo autostradale e l’Infn. L’unico modo per risolvere questa situazione è avviare radicali opere di messa in sicurezza. E’ stato istituito un tavolo lavoro tecnico che ha obiettivo di individuare opere da fare. Si doveva riunire stamattina (ieri, ndr), ma con quel che è accaduto la riunione è stata rimandata». (a.f.)
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