Addio a padre Quirino Salomone l’amico dei Papi e dei migranti
Il frate francescano, 86 anni, è stato rettore di Collemaggio e ha fondato la mensa celestiniana
L'AQUILA. «Non litigate su Celestino, la Perdonanza è di tutti!». Padre Quirino Salomone era così: pacifista e mediatore. Il frate francescano, giornalista e studioso di Celestino V, aveva lanciato il monito poco più di un anno fa, durante un convegno sulla figura del papa del Perdono. Un tentativo di superare la dicotomia atavica tra L'Aquila, sede di Collemaggio e culla della Perdonanza celestiniana, e Sulmona, dove il frate eremita ha operato per gran parte della sua esistenza. Padre Quirino, dopo una lunga malattia che lo aveva provato fisicamente ha lasciato, nella notte di lunedì, quel mondo terreno per cui affannosamente si era speso «alla ricerca di giustizia ed eguaglianza tra gli uomini». Aveva 86 anni, in buona parte trascorsi a far del bene al prossimo, pastore di anime della comunità aquilana, a dare un pasto caldo ai bisognosi con la Mensa di celestino e a diffondere il messaggio di Celestino V. Originario di Taranta Peligna (Chieti), aveva trovato in Collemaggio la sua casa. Lo è stata, da rettore della basilica, per ben 22 anni.
IL FRATE DI CELESTINO
L'intera comunità aquilana ha accolto con profondo dolore la morte di padre Quirino. Simbolo, con il saio marrone stretto da un cordone e i calzari ai piedi, di un mondo antico e, al tempo stesso, attuale. Quello della misericordia verso i poveri, dell'aiuto incondizionato, della mestizia. Gli aneddoti, in città, si rincorrono: dalla visita in Vaticano, quando fu ricevuto da papa Giovanni Paolo II nella sala Nervi, alle strimpellate con la chitarra circondato dai profughi accolti nella mensa "Fraterna Tau" e dai ragazzi del Movimento celestiniano. Una vocazione, la sua, scoperta fin da piccolo, quando entrò nel convento di San Giuliano, dove prese i voti nel 1963. Il lungo peregrinare tra monasteri e conventi abruzzesi termina negli anni Settanta nella basilica di Collemaggio, quando Padre Quirino diventa anche cappellano del vicino manicomio.
RISCOPRì LA PERDONANZA
La sua iconica figura è collegata, in modo indissolubile, alla riscoperta, insieme all'ex sindaco Tullio De Rubeis e ad Errico Centofanti, della Perdonanza in chiave moderna: di quel messaggio di Celestino V che parla all'umanità di perdono e riconciliazione. «La Perdonanza non è una semplice indulgenza», diceva, «ovvero l’assoluzione dalla pena dovuta ai peccati. È un giubileo: una riconciliazione sociale collettiva con cancellazione dei debiti. Questo voleva Celestino V». Un "tifoso di Celestino", come amava definirsi. «Il messaggio del frate del Morrone è, da credente e profeta meditativo, nel guasto della cristianità», spiegava, «una raffinatezza di spirito come quella di frate Pietro analizza che il vero peccato è nella mancanza di unità del cristiani". Nel 1982 introdusse il rito della solenne apertura della Porta Santa, con tre colpi di ramoscello d'ulivo. L'anno seguente istituì il cammino del Fuoco del Morrone e rivitalizzò il corteo della Bolla. Grande è stata, soprattutto, la sua opera di accoglienza dei più deboli, con le porte della mensa celestiniana lasciate sempre aperte.
QUEI LEGAMI PROFONDI
Un prima e un dopo, con due nomi su tutti. Il giornalista Dante Capaldi, amico di vecchia data di padre Quirino, è stato tra i primi ad accoglierlo al sua arrivo all'Aquila. Con lui fondò la rivista "La Perdonanza", un approfondimento su quello che sarebbe stato il cammino di una vita intera, sulle orme di papa Celestino V. Con altri soci, tra cui Pierino Giorgi, fondò il Centro internazionale di studi celestiniani: una fucina di idee tra convegni, edizioni di volumi e riviste. L'ultimo libro "Celestino della gente" (Edizioni Celestiniane) risale a due anni fa: un compendio della vita, delle opere, della filosofia e dei principali misteri che ruotano attorno all’affascinante figura di San Pietro dal Morrone. Il ritratto di Celestino che ne esce è quello «di un imprenditore, nel senso nobile del termine, capace di far sorgere una rete di monasteri e di condurre un eremitaggio coinvolto e integrato nella realtà sociale; di un manager, in grado di far costruire una grande opera come Collemaggio; un politico, abile a trattare con re, altri papi e cardinali».
DOPPIE ESEQUIE
Ma padre Quirino è stato anche testimone di episodi storici come la visita di Giovanni Paolo II, il 30 agosto 1980, in preghiera davanti alle spoglie di Celestino V, e di madre Teresa di Calcutta, il 12 maggio del 1989. Il 16 luglio 1994 ricevette, per la Perdonanza, un altro premio Nobel per la pace, il Dalai Lama. A padre Quirino si deve, infine, il ritrovamento delle spoglie di Celestino V, trafugate nel 1988 e rinvenute, qualche giorno dopo vicino ad Amatrice. È stato, inoltre, responsabile della Caritas francescana e membro della commissione Giustizia e Pace e salvaguardia del Creato. La camera ardente, allestita a San Bernardino, in piazza d'Armi, all'Aquila, resterà aperta fino alle 17 di oggi. Le esequie, celebrate da monsignor Antonio D'Angelo, si terranno domani, alle 10, a San Bernardino. Alle 14 è prevista una seconda funzione nel santuario Madonna della Valle, a Taranta Peligna.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
IL FRATE DI CELESTINO
L'intera comunità aquilana ha accolto con profondo dolore la morte di padre Quirino. Simbolo, con il saio marrone stretto da un cordone e i calzari ai piedi, di un mondo antico e, al tempo stesso, attuale. Quello della misericordia verso i poveri, dell'aiuto incondizionato, della mestizia. Gli aneddoti, in città, si rincorrono: dalla visita in Vaticano, quando fu ricevuto da papa Giovanni Paolo II nella sala Nervi, alle strimpellate con la chitarra circondato dai profughi accolti nella mensa "Fraterna Tau" e dai ragazzi del Movimento celestiniano. Una vocazione, la sua, scoperta fin da piccolo, quando entrò nel convento di San Giuliano, dove prese i voti nel 1963. Il lungo peregrinare tra monasteri e conventi abruzzesi termina negli anni Settanta nella basilica di Collemaggio, quando Padre Quirino diventa anche cappellano del vicino manicomio.
RISCOPRì LA PERDONANZA
La sua iconica figura è collegata, in modo indissolubile, alla riscoperta, insieme all'ex sindaco Tullio De Rubeis e ad Errico Centofanti, della Perdonanza in chiave moderna: di quel messaggio di Celestino V che parla all'umanità di perdono e riconciliazione. «La Perdonanza non è una semplice indulgenza», diceva, «ovvero l’assoluzione dalla pena dovuta ai peccati. È un giubileo: una riconciliazione sociale collettiva con cancellazione dei debiti. Questo voleva Celestino V». Un "tifoso di Celestino", come amava definirsi. «Il messaggio del frate del Morrone è, da credente e profeta meditativo, nel guasto della cristianità», spiegava, «una raffinatezza di spirito come quella di frate Pietro analizza che il vero peccato è nella mancanza di unità del cristiani". Nel 1982 introdusse il rito della solenne apertura della Porta Santa, con tre colpi di ramoscello d'ulivo. L'anno seguente istituì il cammino del Fuoco del Morrone e rivitalizzò il corteo della Bolla. Grande è stata, soprattutto, la sua opera di accoglienza dei più deboli, con le porte della mensa celestiniana lasciate sempre aperte.
QUEI LEGAMI PROFONDI
Un prima e un dopo, con due nomi su tutti. Il giornalista Dante Capaldi, amico di vecchia data di padre Quirino, è stato tra i primi ad accoglierlo al sua arrivo all'Aquila. Con lui fondò la rivista "La Perdonanza", un approfondimento su quello che sarebbe stato il cammino di una vita intera, sulle orme di papa Celestino V. Con altri soci, tra cui Pierino Giorgi, fondò il Centro internazionale di studi celestiniani: una fucina di idee tra convegni, edizioni di volumi e riviste. L'ultimo libro "Celestino della gente" (Edizioni Celestiniane) risale a due anni fa: un compendio della vita, delle opere, della filosofia e dei principali misteri che ruotano attorno all’affascinante figura di San Pietro dal Morrone. Il ritratto di Celestino che ne esce è quello «di un imprenditore, nel senso nobile del termine, capace di far sorgere una rete di monasteri e di condurre un eremitaggio coinvolto e integrato nella realtà sociale; di un manager, in grado di far costruire una grande opera come Collemaggio; un politico, abile a trattare con re, altri papi e cardinali».
DOPPIE ESEQUIE
Ma padre Quirino è stato anche testimone di episodi storici come la visita di Giovanni Paolo II, il 30 agosto 1980, in preghiera davanti alle spoglie di Celestino V, e di madre Teresa di Calcutta, il 12 maggio del 1989. Il 16 luglio 1994 ricevette, per la Perdonanza, un altro premio Nobel per la pace, il Dalai Lama. A padre Quirino si deve, infine, il ritrovamento delle spoglie di Celestino V, trafugate nel 1988 e rinvenute, qualche giorno dopo vicino ad Amatrice. È stato, inoltre, responsabile della Caritas francescana e membro della commissione Giustizia e Pace e salvaguardia del Creato. La camera ardente, allestita a San Bernardino, in piazza d'Armi, all'Aquila, resterà aperta fino alle 17 di oggi. Le esequie, celebrate da monsignor Antonio D'Angelo, si terranno domani, alle 10, a San Bernardino. Alle 14 è prevista una seconda funzione nel santuario Madonna della Valle, a Taranta Peligna.
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