Agguato Montesilvano, Pavone: i medici tentano l’operazione

L’ingegnere raggiunto da arma da fuoco è ancora in coma, i dottori chiedono aiuto agli Stati Uniti. L’appello della sorella all’uomo in carcere: confessi

PESCARA. Non c’è pace per la famiglia Pavone, per i fratelli e per i genitori di Carlo Pavone, l’ingegnere informatico di 42 anni raggiunto da un colpo di arma da fuoco il 30 ottobre dello scorso anno ed entrato in coma da quella notte. I familiari, tra cui la sorella Adele Pavone, che da 11 mesi tiene le redini di una situazione drammatica, sono in attesa che arrivi un osso dagli Stati Uniti che permetterebbe ai medici pescaresi di effettuare un’operazione sull’uomo ridotto in uno stato vegetale, ricoverato nel reparto di Rianimazione dove i pazienti lottano tra la vita e la morte.

La richiesta agli Stati Uniti. Un’altra tegola per i Pavone, provati da un anno di sofferenze e che, adesso, sono in attesa dell’operazione perché i medici vorrebbero mettere una valvola interna all’ingegnere: un tentativo disperato che non migliorerebbe le condizioni dell’uomo ma permetterebbe a Pavone di avere una “derivazione interna” e non stare attaccato a tante macchine. I medici del reparto di Rianimazione stanno facendo di tutto per cercare di alleviare il percorso dell’uomo e vorrebbero tentare la carta del trapianto così, per questo motivo, hanno chiesto un osso agli Stati Uniti e l’ordine è arrivato. Il consenso all’operazione dovrà comunque arrivare dalla moglie Raffaelle D’Este.

Da un lato le gravissime condizioni di salute di Pavone, l’ingegnere papà di due figli accudito quotidianamente dalla sorella Adele e, dall’altro, il percorso giudiziario per cui Adele Pavone non si stanca di chiedere «giustizia» per il fratello, di sollecitare gli inquirenti a fare luce su chi ha ridotto in fin di vita quell’uomo dalla vita cristallina. Per quello che inizialmente era sembrato un giallo, il mistero di via De Gasperi a Montesilvano, il 28 maggio è finito in carcere Vincenzo Gagliardi, il dipendente delle Poste di via Volta accusato di aver sparato all’ingegnere perché considerato un rivale.

Il gip, nell’ordinanza di custodia cautelare, aveva individuato nella pista passionale il movente che avrebbe spinto il dipendente delle Poste a sparare a Pavone perché Gagliardi era l’amante di D’Este, la moglie dell’ingegnere. Da allora però, l’uomo si è chiuso nel suo silenzio, ha ammesso di aver intrattenuto una storia d’amore con D’Este negando però, con fermezza, di aver sparato a Pavone.

L’appello della sorella di Pavone: «Gagliardi confessi». E’ stato il dipendente delle Poste a ridurre in fin di vita Pavone? E’ questa la domanda che tormenta Adele Pavone, assistita dagli avvocati Marino Di Felice e Massimo Galasso, che almeno troverebbe sollievo dal sapere chi ha sparato al fratello. «Confessi», chiede disperata Pavone all’uomo, «dica se è stato lui oppure dimostri che non è stato lui».

Nel frattempo, la famiglia Pavone è anche costretta a una difficile convivenza, ad abitare nella stessa palazzina della cognata D’Este. La donna non è coinvolta nell’inchiesta ma per i familiari è stata dura da digerire che sarebbe stato il suo amante, secondo l’accusa formulata dal pm Anna Rita Mantini, a sparare all’ingegnere. Ancora più difficile apprendere, com’era scritto nell’ordinanza di custodia cautelare, che neanche dopo l’agguato in via De Gasperi i due avevano interrotto la relazione. «Incomprensibile», dice Pavone, «è troppo difficile da accettare che abbiano continuato a vedersi mentre mio fratello era in quelle condizioni. Io voglio solo sapere chi ha sparato a Carlo, vivrò solo per questo», continua a ripetere da mesi la signora Pavone.

Verso l’operazione. Toccherà a D’Este autorizzare la difficile operazione su Pavone: l’ingegnere prima ricoverato in Rianimazione, poi spostato per molti mesi in una clinica marchigiana e, quindi, proprio quest’estate tornato nel reparto dell’ospedale di Pescara. In questa fase i medici hanno deciso così di operare l’ingegnere ma sono in attesa che l’osso arrivi dagli Stati Uniti.

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