Alina, strangolata nel letto di casa Compagno arrestato dopo 8 mesi
A gennaio scorso Mirko De Martinis aveva chiamato il 118 dicendo che lei si era sentita male
PESCARA. Si pensava ad una morte naturale, di notte, dopo un malore in casa. E invece, sostiene l’accusa, Alina Cozac, 40 anni, è stata strangolata dal suo convivente, Mirko De Martinis, 47 anni, lo stesso che quella notte chiese aiuto al 118 per tentare di salvarla: evidentemente, era tutta una messinscena. Ieri l’uomo è stato arrestato per omicidio volontario su disposizione del giudice per le indagini preliminari Giovanni De Rensis, dopo otto mesi di accertamenti. La morte, infatti, risale a gennaio: il lavoro della Procura, che si è snodato in questo periodo, ha avuto una prima svolta subito dopo l’autopsia, quando è stato iscritto nel registro degli indagati De Martinis, unico presente nell’abitazione quella notte. Poi, nelle ultime ore, si è chiuso il cerchio, con grande soddisfazione della famiglia della donna.
il 22 gennaio LA MORTE IN CASA
Sono le 4 del mattino del 22 gennaio quando l’uomo telefona al 118. Chiede alla centrale di far intervenire a Spoltore, nella casa di viale Abruzzo, una ambulanza ma il personale sanitario, che trova la donna sul letto, non riesce a strapparla alla morte. Tenta le manovre di rianimazione, inutili. L’intervento si conclude con la constatazione del decesso della 40enne, di origine romena ma trapiantata in Italia da quando era giovane. Aveva 17 anni quando è arrivata nella penisola. In un primissimo momento si ipotizza una morte per cause naturali.
I PRIMI DUBBI SULLE CAUSE
Poi, però, riascoltando la registrazione della telefonata, sorgono i primi dubbi da parte del personale del Gruppo Antiviolenza e dei magistrati. L’autopsia fa il resto. Il medico legale informa la procura della presenza di evidenti segni sul collo della vittima, indicativi di strangolamento. Il 47enne, che quella notte era solo in casa con la convivente, viene iscritto nel registro degli indagati. Ma De Martinis sostiene che si è trattato di un malore, a seguito del quale lui stesso ha lanciato l’allarme facendo arrivare il 118. Poi, a luglio, arriva la relazione finale dei medici legali che porta la procura (guidata da Giuseppe Bellelli) a un giudizio univoco di «asfissia meccanica da strangolamento perpetrato mediante compressione atipica del collo».
Ma cosa è accaduto quella notte? Alina potrebbe essere stata colta di sorpresa mentre era a letto, e strangolata con il ginocchio o con l’avambraccio dall’omicida. Resta da capire cosa ci sia dietro questo femminicidio che fa riesplodere l’allarme sulla violenza nei confronti delle donne in provincia di Pescara.
LA RELAZIONE TRA I DUE
Com’erano i rapporti tra Alina e il suo convivente? Le indagini hanno fatto emergere che la relazione scricchiolava, qualcosa non andava. La 40enne non era soddisfatta del rapporto con il suo convivente e si era confidata con le persone più vicine. Ne aveva parlato con amiche e parenti, manifestando l’intenzione di interrompere la lunga convivenza. Proprio i fratelli della 40enne - alcuni vivono in Italia, altri fuori - non hanno mai creduto alla morte naturale, anzi. Rappresentati dall’avvocato Valter Biscotti, hanno deciso di andare a fondo, facendo seguire la fase della perizia, e hanno atteso la conclusione delle indagini. Questi mesi, spiega Biscotti, «sono stati accompagnati dall’ansia, in attesa di una svolta, perché per la famiglia non c’erano dubbi, considerati i segni sul collo». I fratelli di Alina erano «angosciati: pur sapendo che l'uomo era indagato, non vedevano conclusa la vicenda, seguita dal pm di Pescara Rosangela Di Stefano. Il deposito della perizia a luglio ha evidentemente accelerato la situazione». E ieri, quando si è saputo dell’arresto, «la famiglia ha accolto con grande soddisfazione la notizia», conclude Biscotti.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
il 22 gennaio LA MORTE IN CASA
Sono le 4 del mattino del 22 gennaio quando l’uomo telefona al 118. Chiede alla centrale di far intervenire a Spoltore, nella casa di viale Abruzzo, una ambulanza ma il personale sanitario, che trova la donna sul letto, non riesce a strapparla alla morte. Tenta le manovre di rianimazione, inutili. L’intervento si conclude con la constatazione del decesso della 40enne, di origine romena ma trapiantata in Italia da quando era giovane. Aveva 17 anni quando è arrivata nella penisola. In un primissimo momento si ipotizza una morte per cause naturali.
I PRIMI DUBBI SULLE CAUSE
Poi, però, riascoltando la registrazione della telefonata, sorgono i primi dubbi da parte del personale del Gruppo Antiviolenza e dei magistrati. L’autopsia fa il resto. Il medico legale informa la procura della presenza di evidenti segni sul collo della vittima, indicativi di strangolamento. Il 47enne, che quella notte era solo in casa con la convivente, viene iscritto nel registro degli indagati. Ma De Martinis sostiene che si è trattato di un malore, a seguito del quale lui stesso ha lanciato l’allarme facendo arrivare il 118. Poi, a luglio, arriva la relazione finale dei medici legali che porta la procura (guidata da Giuseppe Bellelli) a un giudizio univoco di «asfissia meccanica da strangolamento perpetrato mediante compressione atipica del collo».
Ma cosa è accaduto quella notte? Alina potrebbe essere stata colta di sorpresa mentre era a letto, e strangolata con il ginocchio o con l’avambraccio dall’omicida. Resta da capire cosa ci sia dietro questo femminicidio che fa riesplodere l’allarme sulla violenza nei confronti delle donne in provincia di Pescara.
LA RELAZIONE TRA I DUE
Com’erano i rapporti tra Alina e il suo convivente? Le indagini hanno fatto emergere che la relazione scricchiolava, qualcosa non andava. La 40enne non era soddisfatta del rapporto con il suo convivente e si era confidata con le persone più vicine. Ne aveva parlato con amiche e parenti, manifestando l’intenzione di interrompere la lunga convivenza. Proprio i fratelli della 40enne - alcuni vivono in Italia, altri fuori - non hanno mai creduto alla morte naturale, anzi. Rappresentati dall’avvocato Valter Biscotti, hanno deciso di andare a fondo, facendo seguire la fase della perizia, e hanno atteso la conclusione delle indagini. Questi mesi, spiega Biscotti, «sono stati accompagnati dall’ansia, in attesa di una svolta, perché per la famiglia non c’erano dubbi, considerati i segni sul collo». I fratelli di Alina erano «angosciati: pur sapendo che l'uomo era indagato, non vedevano conclusa la vicenda, seguita dal pm di Pescara Rosangela Di Stefano. Il deposito della perizia a luglio ha evidentemente accelerato la situazione». E ieri, quando si è saputo dell’arresto, «la famiglia ha accolto con grande soddisfazione la notizia», conclude Biscotti.
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