Alina uccisa nel letto a 40 anni: il compagno ora va ai domiciliari
Cambia la misura per Mirko De Martinis, accusato di omicidio: arresti in casa dopo 4 mesi di carcere Il 48enne incastrato dall’autopsia e dalla consulenza medica. La procura passa al setaccio i messaggi
PESCARA. Esce dal carcere e finisce ai domiciliari il presunto assassino di Alina Cozac (romena di 40 anni), Mirko De Martinis (48 anni), il suo convivente cui era stata applicata la misura cautelare a distanza di 8 mesi dalla morte della donna, le cui cause inizialmente erano state ritenute legate a un malore. Solo dopo il deposito della consulenza medica, la procura chiese il carcere per il presunto femminicida di Spoltore. La morte risale al 22 gennaio dello scorso anno.
i dubbi del medico legale Fu lo stesso convivente a chiamare i soccorsi, sostenendo che la donna si era sentita male, ma per l’accusa si sarebbe trattato di una messainscena per coprire un delitto legato al fatto che Alina voleva abbandonare quell’uomo e vivere una sua vita tranquilla. De Martinis ha sempre sostenuto di non aver ucciso Alina, ma i sospetti nacquero subito dopo l’autopsia del medico legale Ildo Polidoro che sollevò forti dubbi su alcuni segni sul collo che potevano dipendere da un soffocamento. L’uomo venne immediatamente iscritto nel registro degli indagati, ma il procuratore aggiunto, Anna Rita Mantini, prima di prendere qualsiasi decisione, volle attendere il deposito della consulenza affidata a tre esperti. Questi giunsero a una conclusione: «Asfissia meccanica da strangolamento perpetrato mediante compressione atipica del collo», probabilmente provocata dalla forte pressione del gomito dell’assassino sul collo della vittima, utilizzando un cuscino. E il fatto che in quelle ore in casa ci fosse soltanto il compagno e nessun altro, fece scattare la misura. Ora, a distanza di quattro mesi da quell’arresto, e dopo che il tribunale del riesame aveva rigettato la revoca della misura richiesta dall’avvocato Massimo Galasso, il gip Giovanni de Rensis accoglie l’istanza avanzata dallo stesso legale il 9 gennaio scorso, che ha avuto il consenso della procura. Il giudice revoca la misura in carcere e la sostituisce con i domiciliari a casa della sorella dell’indagato.
lei voleva lasciarlo Nel frattempo, la procura (Mantini con il procuratore Giuseppe Bellelli) avevano blindato l’inchiesta, svolgendo una lunga serie di accertamenti e riscontri investigativi, per arrivare a disegnare un quadro familiare ormai compromesso e sottolineare la volontà della donna di lasciare quel ménage che le creava timori e paure: movente classico e purtroppo troppo spesso ricorrente. Una indagine minuziosa, corredata da messaggi della donna inviati alla sua migliore amica: «Appena puoi scrivimi, manca poco e mi troverai sotto casa tua. Non ho più forze per andare avanti da sola». E ancora: «Ti devo parlare però adesso non posso, ti chiamo più tardi»; «Purtroppo», dichiara la testa agli inquirenti, «non ci siamo più sentite». Il magistrato raccoglie altre preziose informazioni sullo stato d’animo di Alina, che vengono riportate nella misura cautelare a conferma del fatto che quell’omicidio sarebbe maturato per la decisione della donna di lasciare il compagno: «Poco prima dell’ultima estate», riferisce un’amica, «Alina mi confidava che il rapporto con Mirko, con il quale aveva una storia da 16 anni, era cambiato a causa degli sbalzi d’umore di Mirko. In sostanza aveva dei comportamenti strani e iniziava a fare strani discorsi del tipo che la presenza di Alina in quella casa era negativa, paragonando Alina al male, tant’è che Alina si spaventava a sentire dette accuse e si allontanava da casa con il suo cane, rifugiandosi presso un amico della coppia».
messaggi cancellati La procura aveva anche contestato all’indagato di aver manipolato il cellulare di Alina (che era rimasto per un breve tempo a sua disposizione) cancellando i messaggi. Ma da subito l’attenzione della difesa si è incentrata sulla categorica conclusione della consulenza medica della procura, contestata attraverso un’altra consulenza della difesa, depositata agli atti, che offrirebbe delle letture diverse e soprattutto solleverebbe dubbi su quella che è stata ritenuta una certezza: e cioè la manovra di soffocamento del compagno. Si parla di «una serie di criticità circa il metodo adottato dagli esperti della procura e di conseguenza circa le conclusioni a cui sono pervenuti, relativi alla causa della morte della Cozac ed alle modalità con le quali si sarebbe verificato l’evento». Oltre a questa consulenza, il legale di De Martinis avrebbe depositato anche delle indagini difensive per sconfessare l’assunto di alcuni testi dell'accusa sulla volontà della donna di abbandonare il compagno. Tutti elementi che ora sono al vaglio della procura che a breve potrebbe chiudere il procedimento e cristallizzare le pesanti accuse nei confronti di Mirko De Martinis, accusato di omicidio.
i dubbi del medico legale Fu lo stesso convivente a chiamare i soccorsi, sostenendo che la donna si era sentita male, ma per l’accusa si sarebbe trattato di una messainscena per coprire un delitto legato al fatto che Alina voleva abbandonare quell’uomo e vivere una sua vita tranquilla. De Martinis ha sempre sostenuto di non aver ucciso Alina, ma i sospetti nacquero subito dopo l’autopsia del medico legale Ildo Polidoro che sollevò forti dubbi su alcuni segni sul collo che potevano dipendere da un soffocamento. L’uomo venne immediatamente iscritto nel registro degli indagati, ma il procuratore aggiunto, Anna Rita Mantini, prima di prendere qualsiasi decisione, volle attendere il deposito della consulenza affidata a tre esperti. Questi giunsero a una conclusione: «Asfissia meccanica da strangolamento perpetrato mediante compressione atipica del collo», probabilmente provocata dalla forte pressione del gomito dell’assassino sul collo della vittima, utilizzando un cuscino. E il fatto che in quelle ore in casa ci fosse soltanto il compagno e nessun altro, fece scattare la misura. Ora, a distanza di quattro mesi da quell’arresto, e dopo che il tribunale del riesame aveva rigettato la revoca della misura richiesta dall’avvocato Massimo Galasso, il gip Giovanni de Rensis accoglie l’istanza avanzata dallo stesso legale il 9 gennaio scorso, che ha avuto il consenso della procura. Il giudice revoca la misura in carcere e la sostituisce con i domiciliari a casa della sorella dell’indagato.
lei voleva lasciarlo Nel frattempo, la procura (Mantini con il procuratore Giuseppe Bellelli) avevano blindato l’inchiesta, svolgendo una lunga serie di accertamenti e riscontri investigativi, per arrivare a disegnare un quadro familiare ormai compromesso e sottolineare la volontà della donna di lasciare quel ménage che le creava timori e paure: movente classico e purtroppo troppo spesso ricorrente. Una indagine minuziosa, corredata da messaggi della donna inviati alla sua migliore amica: «Appena puoi scrivimi, manca poco e mi troverai sotto casa tua. Non ho più forze per andare avanti da sola». E ancora: «Ti devo parlare però adesso non posso, ti chiamo più tardi»; «Purtroppo», dichiara la testa agli inquirenti, «non ci siamo più sentite». Il magistrato raccoglie altre preziose informazioni sullo stato d’animo di Alina, che vengono riportate nella misura cautelare a conferma del fatto che quell’omicidio sarebbe maturato per la decisione della donna di lasciare il compagno: «Poco prima dell’ultima estate», riferisce un’amica, «Alina mi confidava che il rapporto con Mirko, con il quale aveva una storia da 16 anni, era cambiato a causa degli sbalzi d’umore di Mirko. In sostanza aveva dei comportamenti strani e iniziava a fare strani discorsi del tipo che la presenza di Alina in quella casa era negativa, paragonando Alina al male, tant’è che Alina si spaventava a sentire dette accuse e si allontanava da casa con il suo cane, rifugiandosi presso un amico della coppia».
messaggi cancellati La procura aveva anche contestato all’indagato di aver manipolato il cellulare di Alina (che era rimasto per un breve tempo a sua disposizione) cancellando i messaggi. Ma da subito l’attenzione della difesa si è incentrata sulla categorica conclusione della consulenza medica della procura, contestata attraverso un’altra consulenza della difesa, depositata agli atti, che offrirebbe delle letture diverse e soprattutto solleverebbe dubbi su quella che è stata ritenuta una certezza: e cioè la manovra di soffocamento del compagno. Si parla di «una serie di criticità circa il metodo adottato dagli esperti della procura e di conseguenza circa le conclusioni a cui sono pervenuti, relativi alla causa della morte della Cozac ed alle modalità con le quali si sarebbe verificato l’evento». Oltre a questa consulenza, il legale di De Martinis avrebbe depositato anche delle indagini difensive per sconfessare l’assunto di alcuni testi dell'accusa sulla volontà della donna di abbandonare il compagno. Tutti elementi che ora sono al vaglio della procura che a breve potrebbe chiudere il procedimento e cristallizzare le pesanti accuse nei confronti di Mirko De Martinis, accusato di omicidio.