Andrea, campione di vita e sui campi da tennis 

Silvestrone, 44 anni, è malato di sclerosi multipla progressiva da undici anni  Venerdì ha vinto un titolo italiano: «Il mio sogno? Le Paralimpiadi di Tokyo»

MONTESILVANO. Era il giorno del suo trentatreesimo compleanno quando gli diagnosticarono la sclerosi multipla progressiva. Oggi di anni Andrea Silvestrone ne ha 44 e ha, di recente, trionfato al torneo internazionale Itf (International Tennis Federation), ospitato a Maserà di Padova.
L’atleta di tennis in carrozzina si è classificato al primo posto nella categoria “Quad”, riservata a chi ha una disabilità sia degli arti inferiori che superiori. Venerdì ha ottenuto un nuovo successo ai campionati italiani assoluti a Bassano del Grappa, trionfando nel doppio, categoria “Quad”, in coppia con Giuseppe Polidori. Di origini romagnole, residente a Montesilvano, ha fatto sua la celebre massima “Se puoi sognarlo, puoi farlo”, dimostrando con grinta e determinazione che i limiti, molto spesso, sono soltanto nella mente di chi se li crea. Lo attendono i tornei di Roma e Barcellona, ma il sogno è partecipare alle Paralimpiadi di Tokyo nel 2020. Obiettivo che sta inseguendo con impegno e passione. Percorre 220 chilometri quasi tutti i giorni per allenarsi al Tennis Club di Sulmona, di cui è responsabile l’allenatore e capitano della Nazionale di tennis in carrozzina, categoria Quad, Giancarlo Bonasia.
Una bella avventura cominciata «quasi per sfida meno di un anno fa». Andrea racconta di essere sempre stato appassionato di sport. «Prima della malattia, ne ho praticati diversi: dal calcio al motocross, passando per il beach tennis. Quando mi hanno diagnosticato la sclerosi multipla credevo di aver chiuso per sempre con questo mondo». Dieci anni dopo, accade qualcosa che lo spinge a mettersi in gioco. E i risultati sono stati sorprendenti.
«Ero con mia moglie e i miei bambini. Ho visto un servizio al telegiornale con due atleti di tennis in carrozzina che giocavano a un livello molto alto. È stato allora che mi si è accesa una lampadina e mi sono detto: voglio provarci» racconta. «Ho scoperto che a Sulmona c’è un centro di eccellenza. Ho contattato Giancarlo Bonasia e ho avuto l’occasione di fare una prova. Mi sono trasferito lì per un mese con tutta la mia famiglia. In poco tempo, siamo arrivati a fare grandi cose».
Silvestrone si classifica come atleta professionista internazionale. «Qui ho conosciuto il tennista abruzzese Antonio Cippo, campione italiano, con il quale è nata una bella amicizia». Un ottimo esordio; un importante risultato, quello conquistato a Maserà di Padova, ottenuto in tempi molto brevi. A cui è andato ad aggiungersi il titolo di campione italiano assoluto nel doppio. Ma la vera vittoria, precisa, «è rendere orgogliosi i miei figli. Mi emoziona molto vedere quanto sono felici dei miei successi sportivi. Mi hanno diagnosticato la malattia il giorno del mio 33° compleanno. Ho usato prima una stampella, poi due, poi il deambulatore e, per ultima, è arrivata la carrozzina. Nel frattempo, mi sono sposato e ho avuto tre bellissimi bambini. La vita mi ha dato molto più di quello che mi ha tolto». Definisce lo sport «una forma di libertà e di abbattimento delle barriere culturali. Non è importante il risultato, ma sapere che lo puoi fare. Prima della malattia, facevo tanto volontariato e continuo a farlo: la vita è molto più bella di quanto gliela raccontassi prima. Già aprire la finestra e vedere il sole è una grande vittoria. Ho imparato ad apprezzare le cose che si danno per scontate».
Rosa Anna Buonomo
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