ANNI DIFFICILI PER CHIODI ALLA REGIONE
Con cinque anni in più e dieci chili in meno Gianni Chiodi si prepara a chiedere agli abruzzesi la riconferma alla carica di presidente della Regione Abruzzo. Il 15 dicembre del 2008, quando venne eletto dal 48% dei votanti, Chiodi era (ancora ) un giovane politico semisconosciuto, se non nella sua Teramo, dove era stato sindaco. Dopo la caduta della giunta Del Turco aveva cercato la candidatura alla Regione con pretotenza, saltando le resistenze del partito abruzzese per accreditarsi direttamente a Roma da Gianni Letta e successivamente da Berlusconi.
Oggi Chiodi è un leader politico, un dirigente nazionale della nuova Forza Italia, uno dei pochi quadri spendibili del centrodestra abruzzese Che legislatura è stata la sua? Drammatica e difficile (terremoto, crisi economica globale, questione morale), con tante buone intenzioni iniziali, alcune fattive realizzazioni, molte cose lasciate a metà.
Può rivendicare certamente il risanamento della sanità, al quale è pervenuto non solo per intima convinzione (e poteri commissariali), ma per la severa vigilanza del ministero, che ha neutralizzato ogni tentativo di deroga dai rigidi parametri del piano di rientro. Tra le cose lasciate a metà ci sono la riforma della pubblica amministrazione e dei vari scombinati enti strumentali, afflitti da inefficienze e magagne economiche. È mancata forse una visione della regione che andasse oltre l’urgenza del risanamento. Chiodi però non è stato aiutato granché dalla sua squadra di governo, che, con poche eccezioni, è apparsa incerta e inesperta.
In compenso gli ha dato una grande mano l’opposizione, che ha brillato per esuberanza polemica e mancanza di proposta.