Annuncio-choc, Micron licenzia 700 dipendenti
Avezzano, il colosso Usa dell’elettronica vuole dimezzare l’organico nella grande fabbrica-modello, che genera l’8% dell’export abruzzese
AVEZZANO. «Eccesso di forza lavoro». Manca poco a mezzogiorno quando a Roma, nella Sala parlamentino del ministero dello Sviluppo economico, calano il gelo, i silenzi e l’affilata mannaia della crisi. Il tutto concentrato nelle parole di Riccardo Martorelli, numero uno dello stabilimento Micron di Avezzano. Eccesso di forza lavoro sta a significare 700 licenziamenti per l’azienda abruzzese della microelettronica. Di lì a poco la delegazione marsicana presente a Roma fa partire i primi sms con l’annuncio dei tagli. La notizia dilaga. Scattano le prime proteste e ad Avezzano un gruppo di impiegati Micron occupa simbolicamente il Comune.Il colosso della microelettronica, che per anni ha rappresentato uno dei miracoli industriali d’Abruzzo, vacilla.
Appena sei anni fa si parlava di raddoppio dello stabilimento, con un investimento di 6 miliardi di dollari. Da ieri attorno alla Micron Technology Italia si addensano nubi, come quelle che per tutta la giornata hanno ingrigito il cielo della regione. Ad Avezzano, Micron produce sensori di immagine su dischi di silicio da 200 millimetri di diametro (ritenuti ormai obsoleti). Coi suoi 1.642 dipendenti è la seconda realtà produttiva d’Abruzzo, dietro solo la Sevel del gruppo Fiat, in Val di Sangro. L’azienda di Avezzano paga 100 milioni di euro di stipendi l’anno. Contribuisce all’8% dell’export in Abruzzo e rappresenta il 33% del Pil (prodotto interno lordo) in provincia dell’Aquila. Senza contare i numeri del vasto indotto.
Il vertice ministeriale a Roma segna uno spartiacque nella vertenza Micron, cominciata in estate con un altro annuncio shock. Il 26 luglio i vertici Micron si sono detti pronti a cedere l’azienda di Avezzano o a individuare nuovi partner. Il 24 settembre è iniziata la cassa integrazione di 13 settimane per 500 lavoratori. Da qui le richieste di chiarimenti sul futuro. Davanti al sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico, Claudio De Vincenti, il direttore Martorelli e il direttore generale di Micron Italia, Sergio Galbiati, sono stati fin troppo chiari. Anche se non è stato evidenziato né come avverranno i tagli, né quando. «Per quel che riguarda Avezzano» affermano i vertici della multinazionale Usa «l'evoluzione del mercato e la forte pressione competitiva non consentono all'impianto di produzione a 200 millimetri di prevedere volumi superiori al 50-60% della capacità produttiva nel medio-lungo termine determinando, di conseguenza, un eccesso di forza lavoro pari a 700 persone. La direzione aziendale di Micron ha espresso la necessità di porre in essere una misura funzionale a garantire la sostenibilità del sito di Avezzano».
Il sottosegretario De Vincenti si è impegnato a fissare entro tre settimane un nuovo summit per valutare, sulla base di un piano industriale, i passi successivi, «con la contestuale attivazione di ammortizzatori sociali non ordinari».
Lo stesso De Vincenti ha poi precisato: «Il governo è fortemente impegnato a ottenere da Micron precise garanzie e a favorire, se necessario, accordi che consentano al sito di Avezzano non solo di continuare a produrre, ma anche di creare le condizioni per guardare al mercato con concrete possibilità di successo».
«Il momento è complicato ed è positivo constatare la volontà di impegno da parte di tutti per cercare soluzioni realistiche che permettano di lavorare per un futuro dello stabilimento in questo territorio, minimizzando il più possibile l’impatto sociale» ha dichiarato Fabrizio Famà, responsabile delle Risorse umane e degli Affari generali di Micron Technology Italia.
La delegazione presente a Roma, capeggiata dal sindaco di Avezzano, Gianni Di Pangrazio, non ha nascosto sconcerto e imbarazzo di fronte agli annunciati esuberi.
Di Pangrazio ha definito «inaccettabile» l'annuncio «a freddo dei 700 esuberi». «Non scherziamo con i numeri, vogliamo discutere e parlare di rilancio del sito», ha affermato Di Pangrazio, accompagnato dai consiglieri comunali Carlo Tinarelli e Lorenzo De Cesare «non di esuberi o di dismissioni. Il governo deve fare qualsiasi sforzo mettendo in campo ogni azione volta a costruire il futuro, il management aziendale rifletta».
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