Anziani truffati, tanti raggiri ma poche denunce in Abruzzo
Sensi di colpa e profonda vergogna: la psicoterapeuta invita a far sfogare chi è stato ingannato. La Cgil: Stato disattento a chi invecchia. La Cisl: bisogna prevenire
PESCARA. Meglio che i figli non sappiano. Meglio nascondere la verità, non raccontare a nessuno della truffa subita. Sarebbe una vergogna troppo grande. Gli anziani raggirati da perfetti sconosciuti si rendono conto solo troppo tardi che non avrebbero dovuto aprire così ingenuamente la porta di casa per poi firmare contratti con una società di cui non sanno niente né avrebbero dovuto consegnare risparmi e oggetti preziosi a finti avvocati o falsi carabinieri. E così preferiscono tacere, non raccontare e non denunciare.
Quando realizzano di essersi fidati delle persone sbagliate, le vittime provano un profondo senso di vergogna perché «si sentono la causa stessa del raggiro, si danno addosso e si colpevolizzano», spiega la psicoterapeuta Annalisa Leo, consulente del tribunale. E questo accade perché dopo la pensione cambia tutto, le persone diventano «più vulnerabili perché devono riorganizzarsi la vita» e sarebbe importante «investire su di loro a livello sociale» promuovendo dei gruppi di incontro per prepararli a questa nuova fase dell’esistenza e farli «sentire protagonisti, potenziare il loro senso di sicurezza». Il vero problema è che ad una certa età le persone vengono «emarginate dalla società» e per contrastare questo fenomeno si dovrebbe «impegnarle, renderle protagoniste per aumentarne la sicurezza» e, in caso di truffe, si dovrebbe far capire loro che «il raggiro è possibile», dice Leo, e si dovrebbe consentire loro di «parlarne, anche con dei professionisti».
I sindacati hanno capito che non si può restare con le mani in mano, di fronte all’aumento delle truffe, per cui pubblicano brochure e organizzano incontri. Ma alla base di tutto, fa notare Paolo Castellucci dello Spi Cgil, «c’è la scarsa attenzione per la società che invecchia e viene abbandonata alla solitudine». Chi ha una certa età (a Pescara sono più di 60mila gli ultrassessantacinquenni) è fortemente esposto alla possibilità di «condurre una vita isolata», e l’intervento dello Stato per questa fascia di popolazione è sempre «più ridotto, anziché aumentare». Chi è avanti con gli anni paga lo scotto di «meno assistenza, più emarginazione sociale, più rischio di ammalarsi e in questo scenario i truffatori si inseriscono con una particolare facilità».
Per sensibilizzare la terza età e prevenire altri casi la Fnp Cisl, con il segretario Luigi Pietrosimone, sta organizzando degli incontri dando la parola ai carabinieri che a Pescara, ad esempio, hanno arrestato nei giorni scorsi un truffatore napoletano, Alessio Passariello, 36 anni. Gli uomini dell’Arma, parlando con le potenziali vittime illustrano gli stratagemmi più diffusi. «Ci sono i falsi avvocati che chiedono soldi a titolo di riscatto facendo credere che sia avvenuto un incidente con il coinvolgimento di figli o nipoti e forniscono il numero di telefono di carabinieri fasulli a cui chiedere conferma. Poi ci sono i finti tecnici di enti vari, compresi quelli del Comune che raccontano di essere impegnati in verifiche post terremoto nelle case, e i truffatori che ti fermano in strada e ti fanno il lavaggio del cervello e magari ti accompagnano al bancomat per ritirare soldi. Sanno parlare, sono convincenti», e riescono nell’impresa perché colpiscono «l’emotività delle vittime, specie quando parlano di parenti in difficoltà» ma proprio per questo è indispensabile «non dare ascolto agli sconosciuti, essere diffidenti, non far entrare nessuno in casa e non dare informazioni personali» che poi vengono usate per carpire sempre più la fiducia di chi viene raggirato.
È un momento di «piena emergenza» anche per Alberto Corraro, dell’Adiconsum, che ha raccolto le segnalazioni di tanti anziani ultraottantenni, spesso soli, che «credono nelle super offerte dei mille nuovi gestori di luce e gas e aderiscono telefonicamente, o dopo una visita a casa o nei centri commerciali. Poi, però, capiscono di essersi fatti fregare e provano una profonda vergogna. È difficile tornare indietro perché le aziende non rispettano il diritto di ripensamento entro 14 giorni e gli anziani devono anche subire delle spese». Sono «i giovani procacciatori di contratti» a convincere l’utenza «per portare a casa qualche soldo», per cui si trovano di fronte due categorie «abbandonate a se stesse. E forse i giovani stanno peggio».
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