Appalti Asl, Ciamponi indagato per corruzione
E spunta un viaggio di Trotta a Roma con una busta di soldi da consegnare
PESCARA. Un altro indagato eccellente, il direttore generale della Asl di Pescara, Vincenzo Ciamponi, entra nell’inchiesta sull'appalto truccato per i servizi psichiatrici extra ospedalieri: un appalto da 11 milioni di euro che poteva arrivare a 17, finito nelle mani della Coop “La Rondine” di Domenico Mattucci, proprio grazie ai favori del dirigente Asl Sabatino Trotta (suicida in carcere).
Al numero uno dell'Azienda sanitaria, ieri mattina i pm Anna Benigni e Luca Sciarretta hanno fatto notificare un avviso di garanzia con la sola ipotesi di reato di corruzione. Un provvedimento necessario per effettuare un incidente probatorio su tutto il materiale informatico (cellulari, computer e altro ancora) sequestrato il giorno degli arresti di Trotta, Mattucci e della coordinatrice della Coop, Luigia Dolce. Materiale che venerdì prossimo sarà ufficialmente consegnato dalla procura a un esperto che dovrà tirare fuori da quei supporti ogni possibile informazione. Un altro passaggio importante dell'inchiesta, perché è vero che Trotta aveva un captatore informatico nel suo cellulare, ma è altrettanto vero che i cellulari e i computer di Mattucci e Dolce potrebbero contenere moltissimi elementi utili al prosieguo delle indagini.
Ciamponi era già stato iscritto nel registro degli indagati, ma non gli era mai stato notificato nessun avviso. I motivi del presunto coinvolgimento del direttore generale nella vicenda sarebbero diversi e non tutti resi noti nella misura cautelare che dispose il gip Nicola Colantonio. Ciamponi aveva firmato l’aggiudicazione della gara, ma aveva anche espresso delle perplessità riportate nell’ordinanza. «Mi avete fatto passare i guai», aveva detto, «se era per me avevo già chiuso tutto e sarei passato oltre, poi meno male che c’è stato Trotta che mi è stato dietro, mi ha fatto ragionare, abbiamo visto le cose... se non era per lui guardate avrei proprio chiuso».
Anche se, come precisa la direzione generale in una nota, «la sottoscrizione del contratto con la cooperativa “La Rondine” è avvenuta unicamente a seguito dell’istruttoria condotta e condivisa dagli uffici aziendali competenti e previa consultazione con il legale di fiducia dell’Azienda». Sta di fatto che comunque agli atti dell’inchiesta ci sarebbero conversazioni intercettate con il trojan di Trotta che lo riguardano: anche cene a casa Ciamponi o a casa dello stesso Trotta che sono entrate nel patrimonio del fascicolo e che fecero decidere i magistrati a iscrivere il direttore generale fra gli indagati insieme a Trotta, Mattucci, Dolce (che rispondono di corruzione e turbata libertà degli incanti), e ai due della commissione di gara, Antonio D'Incecco e Anna Rita Simoni (accusati solo di turbativa d'asta), oltre alla Cooperativa “La Rondine”, il cui responsabile dovrà presentarsi venerdì prossimo davanti al gip Colantonio per essere interrogato circa la misura cautelare interdittiva a carico della Coop, che deve essere sempre preceduta dall'interrogatorio formale al quale assisterà l’avvocato Sergio Della Rocca, che ha assunto la difesa della Coop.
Intanto c'è un piccolo giallo che emerge sempre dalle carte, relativo a un viaggio fatto a Roma da Trotta e dalla Dolce il primo ottobre del 2020.
Riguarda una busta, forse piena di soldi, che sarebbe finita nelle mani di Trotta. Durante l’interrogatorio-confessione di Luigia Dolce, la donna ha parlato anche di questo. Ha detto che quella mattina ricevette da Mattucci l’incarico di consegnare quella busta a Trotta che doveva recarsi a Roma, in un ministero, per parlare con qualcuno di importante. «La diedi a Trotta, ma senza aprirla», ha detto Dolce al gip. E alla domanda dei pm se conteneva soldi, lei ha risposto: «Non saprei perché non l’ho aperta, ma ipotizzerei di sì. Non so però a chi eventualmente fossero destinati. Come arrivammo a Roma Sabatino mi lasciò in centro e tornò soltanto dopo due ore senza dirmi nulla di quella busta».
Ma sembra che la procura, sul punto, abbia già trovato dei riscontri.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Al numero uno dell'Azienda sanitaria, ieri mattina i pm Anna Benigni e Luca Sciarretta hanno fatto notificare un avviso di garanzia con la sola ipotesi di reato di corruzione. Un provvedimento necessario per effettuare un incidente probatorio su tutto il materiale informatico (cellulari, computer e altro ancora) sequestrato il giorno degli arresti di Trotta, Mattucci e della coordinatrice della Coop, Luigia Dolce. Materiale che venerdì prossimo sarà ufficialmente consegnato dalla procura a un esperto che dovrà tirare fuori da quei supporti ogni possibile informazione. Un altro passaggio importante dell'inchiesta, perché è vero che Trotta aveva un captatore informatico nel suo cellulare, ma è altrettanto vero che i cellulari e i computer di Mattucci e Dolce potrebbero contenere moltissimi elementi utili al prosieguo delle indagini.
Ciamponi era già stato iscritto nel registro degli indagati, ma non gli era mai stato notificato nessun avviso. I motivi del presunto coinvolgimento del direttore generale nella vicenda sarebbero diversi e non tutti resi noti nella misura cautelare che dispose il gip Nicola Colantonio. Ciamponi aveva firmato l’aggiudicazione della gara, ma aveva anche espresso delle perplessità riportate nell’ordinanza. «Mi avete fatto passare i guai», aveva detto, «se era per me avevo già chiuso tutto e sarei passato oltre, poi meno male che c’è stato Trotta che mi è stato dietro, mi ha fatto ragionare, abbiamo visto le cose... se non era per lui guardate avrei proprio chiuso».
Anche se, come precisa la direzione generale in una nota, «la sottoscrizione del contratto con la cooperativa “La Rondine” è avvenuta unicamente a seguito dell’istruttoria condotta e condivisa dagli uffici aziendali competenti e previa consultazione con il legale di fiducia dell’Azienda». Sta di fatto che comunque agli atti dell’inchiesta ci sarebbero conversazioni intercettate con il trojan di Trotta che lo riguardano: anche cene a casa Ciamponi o a casa dello stesso Trotta che sono entrate nel patrimonio del fascicolo e che fecero decidere i magistrati a iscrivere il direttore generale fra gli indagati insieme a Trotta, Mattucci, Dolce (che rispondono di corruzione e turbata libertà degli incanti), e ai due della commissione di gara, Antonio D'Incecco e Anna Rita Simoni (accusati solo di turbativa d'asta), oltre alla Cooperativa “La Rondine”, il cui responsabile dovrà presentarsi venerdì prossimo davanti al gip Colantonio per essere interrogato circa la misura cautelare interdittiva a carico della Coop, che deve essere sempre preceduta dall'interrogatorio formale al quale assisterà l’avvocato Sergio Della Rocca, che ha assunto la difesa della Coop.
Intanto c'è un piccolo giallo che emerge sempre dalle carte, relativo a un viaggio fatto a Roma da Trotta e dalla Dolce il primo ottobre del 2020.
Riguarda una busta, forse piena di soldi, che sarebbe finita nelle mani di Trotta. Durante l’interrogatorio-confessione di Luigia Dolce, la donna ha parlato anche di questo. Ha detto che quella mattina ricevette da Mattucci l’incarico di consegnare quella busta a Trotta che doveva recarsi a Roma, in un ministero, per parlare con qualcuno di importante. «La diedi a Trotta, ma senza aprirla», ha detto Dolce al gip. E alla domanda dei pm se conteneva soldi, lei ha risposto: «Non saprei perché non l’ho aperta, ma ipotizzerei di sì. Non so però a chi eventualmente fossero destinati. Come arrivammo a Roma Sabatino mi lasciò in centro e tornò soltanto dopo due ore senza dirmi nulla di quella busta».
Ma sembra che la procura, sul punto, abbia già trovato dei riscontri.
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