PESCARA

Area di risulta, piano da 70 milioni: la Regione va a caccia dei fondi 

Servono finanziamenti per la sede unica: l’amministrazione Marsilio pronta a un maxi mutuo. Protesta il Pd, il consigliere Blasioli: «È il momento della mobilitazione per fermare il progetto»

PESCARA. Quattro milioni di euro per il primo lotto del parco centrale da tre ettari; altri 15,9 milioni per costruire uno dei due silos per circa 800 posti auto alti «al massimo 25 metri»; e poi almeno 50 milioni per realizzare la sede unica della Regione Abruzzo con auditorium e altro spazio verde. È un’operazione da oltre 70 milioni di euro quella che dovrebbe cambiare faccia all’area di risulta: un presente da distesa di asfalto con oltre 2.300 parcheggi e un futuro da bosco nel cuore della città. E adesso parte anche lo scontro sui fondi per la grande opera contestata: il Pd chiama alla mobilitazione «per fermare il progetto».

CACCIA AI FONDI. I primi 4 milioni per il verde sono quelli promessi dalla fondazione PescarAbruzzo in una scrittura privata sottoscritta con l’amministrazione Masci: la fondazione si impegna a pagare il parco in centro a patto che l’appalto non finisca nel pantano della burocrazia. L’iter amministrativo del Comune per l’aggiudicazione dell’appalto, recita l’accordo, dovrà concludersi «entro marzo 2025»; poi, l’impresa aggiudicataria dovrà redigere il progetto esecutivo «entro e non oltre settembre 2025»; il progetto esecutivo dovrà essere approvato dal Comune e dalla fondazione «entro novembre 2025»; la conclusione della gara d’appalto per i lavori a carico della fondazione «entro febbraio 2026»; e le lavorazioni dovranno cominciare «verosimilmente entro maggio 2026». Da quel momento, i lavori dovrebbero durare due anni: il parco dovrebbe essere pronto nella primavera del 2028.

IL SILOS. Gli altri 15,9 milioni, secondo l’amministrazione Masci, sono già pronti per la costruzione del silos: all’ingresso dell’area di risulta è già spuntata l’elaborazione grafica del progetto. Ma si tratta soltanto di un’idea: la progettazione, esecutiva e definitiva, è ancora lontana. Si parla di due strutture, una a nord e una sud, per un totale di 1.500-1.750 posti.

IL MUTUO. E poi c’è la sede unica della Regione che potrebbe costare 50 milioni di euro, forse di più. La Regione è a caccia dei fondi e, nella legge sull’assestamento di bilancio che andrà in aula il prossimo 6 agosto, si prevede, all’articolo 14, «di accendere mutui per la realizzazione della sede unica della Regione Abruzzo all’interno dell’area di risulta».

IL PD ATTACCA. «Una scelta», dice il consigliere regionale Pd Antonio Blasioli, «che abbiamo sempre contestato in tutte le sedi. Siamo chiamati ad una grande mobilitazione che riunisca non solo tutti i soggetti che non condividono la scelta di localizzare il palazzo istituzionale nell’area centrale della città, ma anche tutti coloro che auspicano una sede unica della giunta regionale a Pescara che scongiuri l’attuale frammentazione in più immobili, e chi ritiene che localizzare una sede di prestigio, come quella della giunta regionale, in una delle zone periferiche della città possa costituire un deterrente per episodi di delinquenza e criminalità, e quindi assicurare maggiori decoro e sicurezza nei quartieri critici».

Nella commissione regionale Bilancio, si è parlato della possibilità di contrarre un maxi mutuo: «Nel corso delle audizioni di ieri non ci è stato riferito granché», dice Blasioli, «neanche in merito alla somma necessaria alla realizzazione del nuovo immobile, ma non poteva essere altrimenti considerato che, stando almeno alle voci che si rincorrono tra i corridoi della giunta regionale, sembra alquanto probabile un ridimensionamento della sede da 20mila a 10mila metri quadrati. Nessuna novità invece», continua il consigliere, «sul procedimento relativo alla vendita dei due immobili di via Raffaello e viale Bovio. Le vecchie sedi della Regione, ormai in disuso da anni per inagibilità, sulla base di una legge proposta dal governo Marsilio (articolo 12 legge regionale 32/2022) avrebbero dovuto essere alienate entro il 2023, mentre invece quegli immobili, ad oggi, non sono stati neanche oggetto di un avviso di vendita. Restano lì in totale stato di abbandono».

copyright il Centro