Arriva la prima influenza a Pescara: tosse e diarrea, decimate intere classi
Ponte dell’Immacolata a letto per decine di famiglie: è il primo virus stagionale. La pediatra: nessun allarme, dura 3-4 giorni e non è particolarmente aggressivo
PESCARA. È partito il conto alla rovescia che sta decimando intere classi e decine di famiglie. Colpa della prima ondata virale dell’inverno, con febbre alta, tracheiti e forme gastroenteriche che hanno mandato a monte il ponte dell’Immacolata di centinaia di pescaresi costretti a casa dalla febbre.
Ne sanno qualcosa i pediatri di base che nella settimana appena trascorsa hanno visto espandersi il fenomeno a macchia d’olio. Ma di che si tratta? E soprattutto, quanto dura?
«Si tratta di una prima presenza sul territorio di una virosi con caratteristiche epidemiche che non sono riferibili assolutamente alla sindrome influenzale classica che ci aspettiamo per la fine e l’inizio dell’anno prossimo», spiega la dottoressa Concetta De Palma, pediatra di base, «è una virosi che interessa le prime vie respiratorie, in particolare la trachea, e le forme gastroenteriche. Dai risvolti clinici che stiamo vedendo, però, è una virosi che non deve preoccupare i genitori nè per la durata, perchè sono forme che si autolimitano, nè perchè è stata rilevata una particolare aggressività dei virus interessati». Dunque, dice la specialista, nessun allarmismo. Basti sapere che i sintomi sono febbre anche particolarmente alta con tosse, per quanto riguarda le forme che interessano le vie respiratorie, e con vomito e diarrea per le forme gastroenteriche. La durata non è lunghissima come quella classica, che dura anche sette-otto giorni, visto che si risolve solitamente in tre quattro giorni.
«È vero», ribadisce la dottoressa, «è la prima virosi sul territorio di una certa importanza, e come tutte le virosi è contagiosa e sta interessando classi e famiglie in maniera estesa, come stiamo verificando con gli altri colleghi, ma non si tratta di una sindrome influenzale anticipata come qualcuno dice. È chiaro che complicanze ci possono essere anche in questi casi, ma riguardano il singolo individuo, c’è il bambino che tende a complicarsi, ma in generale valgono le solite raccomandazioni, come il riposo a casa anche se il bambino sfebbra, e il bere molto per evitare la disidratazione. I bambini piccoli possono avere bisogno del ricovero ospedaliero per il rischio di disidratazione, ma altrimenti si risolve tutto in tre, quattro giorni».(s.d.l.)
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