Asl aquilana sotto attacco hacker «Ma ora si torna alla normalità» 

Visite, esami, interventi e consultori: l’azienda fa il punto della situazione per ogni distretto

L’AQUILA. La prima tempesta sembra passata. A due settimane dallo scoppio dell’emergenza informatica, ora la Asl aquilana tenta lentamente di tornare alla normalità – riattivando pian piano tutti i servizi – dopo il caos del blocco dei sistemi informatici dovuto al violento attacco hacker del gruppo di cybercriminali “Ransomware Monti”.
Ma all’orizzonte si vedono nuove nubi. Ci sono quelle delle polemiche politiche. E quelle ancora più nere delle azioni legali che potrebbero scaturire dalla psicosi – in larga parte giustificata – tra dipendenti e pazienti per la diffusione dei loro dati sensibili sulla rete internet. L’anagrafica dei lavoratori, ma anche i referti medici di interi reparti – anche quelli che riguardano bambini e interruzioni di gravidanza – per centinaia di Gigabyte trafugati dagli archivi (e criptati) che sono finiti sul dark web e possono essere utilizzati da malintenzionati di tutto il mondo per ricatti, truffe, intrusioni informatiche e azioni illegali di ogni tipo. Una violazione collettiva della privacy tra le più gravi a livello nazionale di cui le conseguenze ancora non possono essere del tutto immaginate. E per cui già centinaia di abruzzesi hanno messo in campo i propri avvocati. La Asl ha fornito anche due indirizzi di posta elettronica per chi vuole chiedere informazioni: la mail dpo@asl1abruzzo.it e la Pec protocollogenerale@pec.asl1abruzzo.it
IL PUNTO SUI SERVIZI
«Accanto alle operazioni di ripristino dei sistemi informatici da parte della task force, proseguono gli interventi di normalizzazione delle attività diagnostiche, ambulatoriali e assistenziali», scrive la Asl 1 abruzzese, che poi fa il riepilogo della situazione nei suoi tre distretti. Il primo: «Nel distretto “Area L’Aquila” sono puntualmente erogate tutte le visite e le prestazioni specialistiche ambulatoriali già prenotate e sono già stati forniti al Cup appositi slot per consentire la prenotazione diretta delle visite brevi; per la scelta e revoca del medico è stato predisposto apposito modello cartaceo; i prelievi ematici sono effettuati secondo le apposite indicazioni del Laboratorio analisi dell’ospedale San Salvatore. Per le cure domiciliari, sono state ripristinate due postazioni telefax a L’Aquila-centro, mentre il servizio è quotidianamente e pienamente assicurato da parte di tutte le altre sedi. Sono, infine, puntualmente erogate tutte le prestazioni ambulatoriali e/o riabilitative, comprese le operazioni di screening presso i consultori, queste ultime registrate temporaneamente su carta». Il secondo: «Nella Marsica sono state garantite le attività ambulatoriali già prenotate e quelle prenotate ex novo. Le cure a domicilio sono garantite regolarmente con il recepimento delle nuove richieste di intervento. Per l’assistenza consultoriale è garantito l’accesso diretto e libero, compresa l’assistenza sociale anche a domicilio». Il terzo: «All’interno del distretto Peligno Sangrino, sono state regolarmente rilasciate autorizzazioni per ricoveri in strutture (concordando l’invio successivo del relativo documento protocollato) e attivate le Adi. Il lavoro della Uvm è anch’esso proseguito regolarmente. La scelta e revoca del medico è gestita con l’utilizzo di modulistica con timbro dell’ufficio. L’accesso al consultorio non ha avuto interruzioni, essendo previsto l’accesso diretto. Per lo screening sono accolte le pazienti che hanno ricevuto la convocazione, mentre i Pap test vengono eseguiti regolarmente».
In un’altra nota la Asl aquilana precisa che le terapie oncologiche non si sono mai fermate. «Pur nelle indubbie difficoltà», dice il primario Luciano Mutti, «la direzione strategica dell’Asl e tutti gli operatori sanitari coinvolti nell’assistenza ai pazienti oncologici hanno sopperito con abnegazione e professionalità. Questo sforzo ha fatto sì che tutti i pazienti programmati per le terapie sono stati e saranno regolarmente trattati». La nota risponde anche al consigliere regionale Pd Pierpaolo Pietrucci, che aveva parlato di «persone disperate che attendono una biopsia per sapere se hanno un tumore o non possono seguire le terapie perché i dosaggi sono sulle cartelle cliniche informatiche e inaccessibili».
LE POLEMICHE
Le polemiche, del resto, sono fortissime. Sempre nel Pd regionale, il capogruppo Silvio Paolucci parla di «Regione in panne, con disagi anche nelle altre Asl» e di «centrodestra nel caos, nessuna soluzione e niente confronto in commissione». Il Pd ha anche dato vita a una conferenza stampa ieri mattina all’Aquila, chiedendo anche «se la Asl ha notificato la violazione dei dati agli utenti entro 72 ore come obbligata» e segnalando, nell’azienda sanitaria e in tutta la regione, la mancanza di una polizza sulla cybersicurezza. «Una colpa, questa, che obbliga alle dimissioni», hanno detto, rivolgendosi direttamente al governatore Marco Marsilio, all’assessore e al direttore regionale alla Sanità Nicoletta Verì e Claudio D’Amario, ma anche manager della Asl 1 Ferdinando Romano. Anche il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Giorgio Fedele – tra i primi a far emergere la fuga di dati sensibili – è tornato ad attaccare: «Il prolungato silenzio della giunta su quanto sta accadendo è inaccettabile. La gravità della situazione è espressa anche dagli operatori sanitari, ai quali ribadiamo la nostra più totale solidarietà».
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