Assolti per i 29 morti, la Procura fa ricorso
Processo Rigopiano. In 300 pagine, l’accusa chiede di riformare in Appello la sentenza dello scorso 23 febbraio
PESCARA. È stato depositato ieri mattina, nell'ufficio del gip, il ricorso in appello stilato dai magistrati che hanno curato il processo sul disastro di Rigopiano: il procuratore Giuseppe Bellelli, e i sostituti Andrea Papalia e Anna Benigni. Due giorni prima della scadenza dei termini, dunque, su quella tragedia dove il 18 gennaio del 2017, per il crollo dell’hotel investito da una valanga persero la vita 29 persone, la pubblica accusa ha confezionato 300 pagine di motivazioni in base alle quali sostiene che quella sentenza emessa dal gup Gianluca Sarandrea il 23 febbraio scorso (con il rito abbreviato) deve essere riformata dai giudici della Corte d’Appello dell’Aquila. Solo 5 furono le condanne, rispetto alle 30 posizioni inizialmente portate a processo dalla procura che aveva chiesto anche quattro assoluzioni, ma a fronte di 26 condanne, per un totale di 151 anni: una richiesta bocciata dal gup che nelle sue motivazioni ha spiegato nei dettagli il perché di tutte quelle assoluzioni. “Un evento imprevedibile” è stato il filo conduttore di quella sentenza, che non trova d’accordo la procura, spiazzata dalla decisione del gup.
Il ricorso è contro tutte le assoluzioni e, naturalmente, non contro le condanne, anche se quei 5 imputati ebbero una pena nettamente inferiore a quella richiesta: 2 anni e 8 mesi per il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta; 3 anni e 4 mesi per Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio della Provincia, mentre per il gestore dell'hotel Bruno Di Tommaso e il tecnico Giuseppe Gatto, sei mesi per un abuso edilizio. Ora l'ufficio del gip dovrà spedire il fascicolo alla Corte dell’Aquila che, a sua volta, dovrà fissare la data per l'udienza dove tutti quelli chiamati in causa nel ricorso della procura, oltre ai 5 condannati, presenteranno memorie difensive. (m.cir.)
Il ricorso è contro tutte le assoluzioni e, naturalmente, non contro le condanne, anche se quei 5 imputati ebbero una pena nettamente inferiore a quella richiesta: 2 anni e 8 mesi per il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta; 3 anni e 4 mesi per Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio della Provincia, mentre per il gestore dell'hotel Bruno Di Tommaso e il tecnico Giuseppe Gatto, sei mesi per un abuso edilizio. Ora l'ufficio del gip dovrà spedire il fascicolo alla Corte dell’Aquila che, a sua volta, dovrà fissare la data per l'udienza dove tutti quelli chiamati in causa nel ricorso della procura, oltre ai 5 condannati, presenteranno memorie difensive. (m.cir.)