«Assunzioni facili, all’Aca spesi tre milioni in più»

Parlano i testimoni. La procura: 85 posizioni sospette Di Giovanni e l’ex presidente Catena imputati per abuso

PESCARA. «Dal 2003 al 2008 l’Aca ha avuto un incremento notevole di personale passato da 106 unità a 198 unità che in costi di personale si traduce da 5 milioni e 100 mila euro a 8 milioni e 600 mila euro». Si è celebrata ieri mattina la nuova udienza sulle assunzioni sospette nell’Ente che gestisce l’acqua e che vede imputati per abuso d’ufficio il direttore generale dell’azienda comprensoriale acquedottistica Bartolomeo Di Giovanni e l’ex presidente dell’Aca Bruno Catena ambedue accusati di abuso d’ufficio. A deporre sono stati alcuni testimoni chiamati dall’accusa e dalla difesa e, tra questi, l’ispettore della Direzione provinciale del lavoro Monica Sorgi che, rispondendo alle domande del pm Silvia Santoro, si è soffermata sull’incremento di personale nell’Ente e sulle tipologie di contratti. Nell’inchiesta, nata in seguito ad alcuni esposti dell’associazione a tutela dei consumatori Codici – anche parte civile nel processo – e, secondo l’accusa inizialmente rappresentata dal pm Valentina D’Agostino, sarebbero state 85 le assunzioni sospette di cui 71 contestate all’ex presidente Catena difeso dall’avvocato Ugo Di Silvestre e 14 al direttore Di Giovanni difeso dall’avvocato Fabrizio Di Carlo. Per l’accusa, Catena e Di Giovanni avrebbero assunto persone «violando la procedura del concorso pubblico per il reclutamento». Tra i primi testimoni dell’accusa a deporre di fronte al presidente del collegio Massimo De Cesare è stato Carlo Papola del nucleo dei carabinieri presso la Direzione provinciale del lavoro che, durante le indagini, come ha illustrato, si è occupato di verificare «i legami di parentela all’interno dell’Aca». «Non mi risultano bandi e concorsi», ha detto Papola, che ha depositato una lista di nomi con i relativi rapporti di parentela. «All’Aca non c’erano parenti di Catena», ha detto Papola che, in quella lista, ha fatto riferimento a figli di consiglieri e di politici all’Aca. Poi, è stata la volta dell’ispettore Sorgi. «Come si sono modificate le assunzioni dal 2004?», ha domandato il pm Santoro. Sorgi ha spiegato: «Nel 2004 c’è stato un incremento di personale con due tipi di contratti: a progetto e di lavoro subordinato. Nel 2003», ha illustrato ancora l’ispettore, «le unità impiegate erano 106, nel 2004 sono passate a 160, nel 2005 a 163, nel 2006 a 195, nel 2007 sono rimaste 195 e nel 2008 sono arrivate a 198. La pianta organica dell’Aca era però molto generica, presentava un organigramma generico e non con le posizioni e le aree di riferimento».

«Sa se l’Aca aveva bisogno di quelle persone in più? E’ giustificato l’incremento di personale?», ha domandato il pm. «Dagli schemi», ha concluso, «non so se l’Aca avesse bisogno di quelle persone». A deporre è stato anche il responsabile dell’ufficio del personale dell’Aca Micolucci che ha detto: «I contratti mi arrivavano già sottoscritti da Catena, Di Giovanni e il collaboratore». Poi è stato il turno di Luciana Bergia, responsabile del settore depurazione, che ha spiegato che più volte «sia in forma scritta che orale» aveva fatto riferimento «alla necessità di personale». Il processo sulle assunzioni sospette si avvia verso la conclusione: la discussione ci sarà il 27 novembre, data in cui probabilmente arriverà la sentenza.

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