Ausiliare del traffico pestato per una multa a Pescara, la testimone: "Sono sotto choc"
Rintracciato nell’area di risulta e malmenato da un automobilista che non ha pagato la sosta: "Mi urlava 'Ti ammazzo', ho pensato solo a ripararmi"
PESCARA. «Mi urlava “t’ammazzo, t’ammazzo”, ma mentre mi tirava i calci dappertutto, io pensavo solo a riparami la testa». Giovanni De Luca ausiliario del traffico di 50 anni racconta dal pronto soccorso l’aggressione di cui è rimasto vittima nella tarda mattinata di ieri nel parcheggio dell’area di risulta dove un’automobilista multato l’ha malmenato brutalmente. È lui stesso, tra un accertamento e un altro in ospedale, assistito dalla collega Alessandra, testimone sotto choc di quel pestaggio, a raccontare quei momenti di follia che la polizia sta cercando di ricostruire per rintracciare l’automobilista picchiatore poi fuggito a bordo di una Fiat Punto bianca.
«È un giovane alto, ben vestito, che evidentemente lavora in centro visto che lascia spesso l’auto nel parcheggio della stazione», va avanti De Luca, «dove io l’avevo multato già un mese e mezzo fa, quando avevamo avuto pure una discussione. Evidentemente questa volta ha letto il mio nome sulla multa ed è venuto a cercarmi, ma dopo quasi quattro ore». Secondo il racconto del ferito, poco prima delle 13,30, dopo aver scoperto la multa elevata alle 9,30 nella zona del terminal dei bus, al ferrohotel, l’automobilista sale in macchina su tutte le furie e inizia a girare per l’area di risulta a caccia del firmatario: Giovanni De Luca.
Lo trova dall’altra parte del parcheggio, in via Pavone, mentre sta parlando con la collega. «L’ho visto fermarsi a 5, 6, metri», riprende De Luca, «è sceso, ha lasciato la macchina proprio in mezzo al parcheggio ed è venuto verso di me. A quel punto l’ho riconosciuto, gli ho detto “non mi dire che hai ripreso una multa” e lui gettandomi la multa contro mi ha urlato “lo sai dove l’ho presa”. E mi si è avventato colpendomi con un pugno in piena faccia, sull’occhio. Sono caduto a terra. Ma a quel punto mi ha tirato un calcio alla testa e ha continuato a colpirmi dappertutto mentre perdevo sangue e, con le poche forze che mi rimanevano, cercavo di ripararmi la testa. Se continuava così, qualche minuto ancora e mi avrebbe ammazzato».
Ne è certo De Luca salvato non tanto dalla collega sotto choc per quell’esplosione di violenza maturata in una manciata di secondi davanti a lei («se c’era la mia firma avrebbe cercato e aggredito me, uccidendomi di sicuro», racconta sconvolta dal capezzale del collega) ma dall’arrivo di un testimone che di fronte a quel pestaggio si ferma e scende dalla macchina provocando la fuga del picchiatore.
È a questo punto che l’incubo finisce, con l’arrivo dell’ambulanza del 118 e il trasporto in ospedale dove il lavoratore ridotto a una maschera di sangue, con il volto tumefatto e la paura ancora in circolo, entra in codice giallo. Da lui si precipitano il coordinatore di Pescara Parcheggi, Giovanni Cozzi e il vice sindaco Enzo Del Vecchio che pure affidano a un comunicato congiunto, a firma del sindaco Alessandrini, la solidarietà al lavoratore e gli auguri di pronta guarigione dopo un fatto «incredibile e ingiustificabile, mai verificatosi prima con tale violenza».
Una violenza che però, come sottolinea lo stesso De Luca, non gli impedirà di tornare al lavoro. «Lavoro in strada dal 1989, sono stato il primo assunto da Pescara Parcheggi quando ancora si chiamava Alternativa 83. Di discussioni con gli automobilisti ce ne sono, ma di episodi così non mi erano mai capitati. Solo il primo anno ricevetti uno schiaffo e portai in tribunale il responsabile. Ma non è questo. Noi ci mettiamo nei panni di chi prende le multe e cerchiamo, prima di farle, di avvertire, di farci notare, ma ci sono delle persone che proprio non vogliono capire. Nella zona dove ha preso la multa il signore, è da un mese che facciamo prevenzione. Se ho paura? Ora sono in ospedale, ho tutto l’occhio gonfio, mi fanno male le costole, la gamba, sono dolorante dappertutto. Ma mi curerò e tornerò al mio lavoro, è stato un caso singolo, non ci si può fermare. Altrimenti i vigili urbani che dovrebbero fare?».
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