PESCARA
Autovelox: pioggia di multe in tutta la provincia, ma molte sono irregolari
L'allarme sollevato dai consiglieri del Pd. Blasioli: "Il 50% delle sanzioni mai utilizzate per la sicurezza stradale"
PESCARA. Utilizzo distorto degli autovelox sul territorio provinciale di Pescara, in particolare a Scafa, Pianella, Bussi sul Tirino, Catignano, Pescara e Cepagatti, dove gli automobilisti nei mesi scorsi sono stati flagellati dai limiti di velocità e dalle sanzioni. La denuncia è stata sollevata questa mattina (lunedì 21 febbraio) da Antonio Blasioli, consigliere regionale Pd, durante un incontro che ha visto la partecipazione di Gianni Chiacchia, consigliere provinciale, e dei consiglieri comunali Gianni Iezzi per Scafa, Pino De Dominicis per Bussi sul Tirino, Gianni Filippone e Denis Sposo per Pianella, Francesco Lattanzio per Catignano, Piero Giampietro, Francesco Pagnanelli, Stefania Catalano, Giovanni Di Iacovo e Marco Presutti per la città di Pescara.
È stata l’occasione di un confronto a 360° con Carlo Spaziani, già ufficiale della polizia locale di Roma Capitale in pensione ed esperto nazionale di sistemi autovelox. "Oggi dedichiamo un momento di riflessione politica all'utilizzo distorto degli autovelox - spiega Blasioli - strumenti per la sicurezza degli automobilisti, che sempre più spesso vengono impropriamente finalizzati ad alimentare le entrate nelle casse dei Comuni". L'obiettivo, spiegano, è di richiamare l’attenzione dei Comuni a interpretare l'uso degli autovelox "come uno strumento di prevenzione e dissuasione dalle infrazioni al codice della strada". A Pescara, ad esempio, l'autovelox a 30 Km/h in via di Sotto ha determinato in soli cinque mesi oltre 20mila multe. Casi analoghi si sono registrati a Scafa e Pianella con i limiti imposti a 50 Km/h. Gli apparecchi, spesso sistemati su strade che non avevano mai registrato sinistri e contemplavano limiti di velocità ben più alti, si aggiungono ai T-red (via Michelangelo/via Ferrari a Pescara) ancora in funzione e speed scout montati su auto civetta della Provincia.
"Sul territorio della Provincia di Pescara - rimarca Blasioli - alcune amministrazioni hanno ritenuto che lo scopo di questi apparecchi fosse quello di multare il maggior numero di automobilisti e aumentare in questo modo le entrate derivanti dalle sanzioni in favore dei bilanci dei propri Enti. Senza poi destinare la parte del 50% dei proventi alla sicurezza stradale, come previsto dall’art. 208 codice della strada. È giusto prevedere la presenza di autovelox sulle nostre strade, ma è necessario che le amministrazioni comunali facciano installare questi strumenti di rilevazione della velocità nel pieno rispetto del codice della strada e li utilizzino secondo giusti criteri, per diminuire l’incidentalità nelle strade a scorrimento veloce e in quelle dove si registra un elevato numero di sinistri, non possono considerarli una fonte per un facile incremento delle entrate. La procedura dev’essere legittima e trasparente e non deve violare la privacy. Autovelox deve essere sinonimo di sicurezza stradale, non di tesoretto per le casse comunali".
A Carlo Spaziani è stata chiesta una relazione accurata su ciò che si sta verificando sulle strade della provincia di Pescara. "Oggi nessuno è in grado di quantificare con precisione il numero di autovelox presenti sul territorio nazionale - dice Spaziani - questo semplicemente perché non esiste un albo di registrazione di queste apparecchiature, e neppure sapere chi li detiene. Tante sono le irregolarità che si rilevano nell'installazione degli autovelox e nell’elevazione delle sanzioni, dall’errata o mancata segnalazione della loro presenza, al loro non corretto posizionamento o distanziamento, dalla loro non omologazione nei modelli alla non periodica taratura. Inoltre, i rilevatori elettronici della velocità, il cui posizionamento dovrebbe essere legato ad un alto tasso di incidentalità della strada individuata negli ultimi cinque anni, molto spesso invece sono collocati in punti dove non si sono verificati incidenti di una certa gravità nel periodo temporale prescritto di cinque anni, ragione per cui gli autovelox andrebbero rimossi, proprio perché vengono a mancare i presupposti di legge". "Infine - conclude - in molte occasioni c’è anche un “problema di territorialità dagli enti accertatori”, perché sul verbale della contravvenzione sotto il codice a barre ci sono dodici caratteri, che inseriti nel sito delle Poste italiane, verificano la provenienza della multa; effettuando questo test, si può scoprire così che, ad esempio una contravvenzione avvenuta a Scafa, è stata accertata da un ente di un’altra città. Questo perché, in violazione di legge, i verbali sono redatti non dalla polizia municipale del Comune ma da soggetti terzi, spesso società private".