Bambino ucciso dal treno a Pescara, la famiglia pronta a chiedere i danni alle Ferrovie dello Stato

Un mese fa la tragedia alla stazione San Marco, l’avvocato Sarodi: "Sicurezza non rispettata in quel tratto le rete di protezione si interrompe. Avvieremo la causa di risarcimento"

PESCARA. «Se ci fosse stata la rete di protezione Francesco Pio non sarebbe morto». E’ trascorso un mese dalla morte del bimbo di quasi tre anni travolto dal treno regionale in prossimità della stazione San Marco e, come nel giorno della tragedia, la famiglia del bambino continua a chiedersi: «Perché la rete, a un tratto, si interrompe?». E’ questa la domanda che non abbandona, dal dramma del 24 maggio, Loreta De Rosa e Virgilio Spinelli che, durante le indagini, sono stati raggiunti da un avviso di garanzia con la difficile accusa da digerire di abbandono dei minori e omicidio colposo. I due, tramite l’avvocato Luca Sarodi che li assiste, continuano però a domandarsi «se sia possibile che in un centro abitato la rete di protezione che costeggia i binari sia presente ma poi si interrompa. In quella zona», ricorda Sarodi, «era già morto un cavallo ed è stato trovato un cane morto. Perché le ferrovie dello Stato non hanno posto rimedio? Con quella protezione Francesco Pio non sarebbe morto». E’ per questo motivo che l’avvocato porterà in tribunale la Rete ferroviaria italiana e chiederà il risarcimento per danni biologici e morali: «Con quella protezione Francesco Pio sarebbe ancora qui», continua a ripetere il legale portavoce delle istanze della famiglia che si domanda anche perché «la Rete ferroviaria non abbia partecipato ai numerosi sopralluoghi, non sia stata coinvolta nell’inchiesta in cui i genitori del bimbo hanno ricevuto l’avviso di garanzia». Bonificare l’area: è l’altra richiesta che arriva da un famiglia prostrata per aver perso un bambino così piccolo che, insieme al fratellino, stava giocando sui binari della ferrovia ed è stato travolto dal treno regionale. «Una disgrazia» per la famiglia, «abbandono dei minori» per il pm Giuseppe Bellelli titolare dell’inchiesta. Se quindi l’avvocato Sarodi avvierà una causa di risarcimento puntando l’indice, come dice, contro «la rete assente» continuano le indagini per chiarire ogni aspetto della tragedia, iniziando dal percorso che il bimbo ha fatto uscendo dalla sua casa in via Salara Vecchia, passando attraverso un buco e avviandosi verso un sentiero di morte.

Il papà di Francesco Pio non sarebbe stato in casa il giorno del dramma mentre la mamma ha spiegato agli investigatori di non essersi accorta dell’assenza del figlio: difese che dovranno essere vagliate insieme ai rilievi sulla casa di via Salara vecchia in cui vive la famiglia rom. Ma l’inchiesta si sta occupando anche di capire se quel giorno, insieme ai bambini, c’era anche un’altra persona: ipotesi che, al momento, non ha trovato riscontro ma su cui continuano le indagini.

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