PESCARA
Bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio: imprenditori arrestati e sequestri / I NOMI
Inchiesta nel campo della ristorazione e degli eventi, coinvolta società che gestisce "Le Terrazze Roof garden". E la Procura torna a suonare l'allarme sulle infiltrazioni mafiose in città
PESCARA. Autoriciclaggio, intestazione fittizia di beni e società, bancarotta fraudolenta: sono le ipotesi di accusa che hanno fatto scattare questa mattina quattro arresti e il sequestro di beni che fanno riferimento anche a una società che gestisce il ristorante panoramico "Le Terrazze Roof garden" in pieno centro e in cima a un hotel che, a quanto risulta, non c'entra nulla nell'inchiesta.
In azione gli agenti del Gruppo indagini giudiziarie della Polizia locale su disposizione della Procura: tre indagati ai domiciliari e uno in carcere. Tre sono imprenditori che operano in vari settori economici, fra i quali quello della ristorazione e dell'organizzazione di eventi, e il quarto è un consulente finanziario che avrebbe prestato la sua opera professionale in favore degli altri.
In carcere è finito Pasquale Garofalo, originario del Casertano; ai domiciliari l'imprenditrice Anna Paola Cavaliere, il contabile di Garofalo, Enzo Mazzocchetti, di Pescara e la collaboratrice Laika D'Agostino, anche lei di Pescara.
Sequestrati beni pari ad 800mila euro: secondo l'accusa costituiscono il profitto/prodotto del delitto di autoriciclaggio e di una società, con sede legale in Milano, ma che opera a Pescara, dove gestisce l'attività economica de "Le Terrazze Roof Garden". In sostanza gli 800mila euro li avrebbe messi sul piatto Garofalo per rilevare il ristorante coinvolgendo tuttavia il vecchio gestore Federico Di Natale, figlio di Anna Paola Cavaliere e Adamo Di Natale, nella nuova società e lasciando fallire quella vecchia. Un capitale che sarebbe stato accumulato con attività ritenute illecite condotte in Lombardia e un'operazione portata a termine con i pareri favorevoli del professionista Mazzocchetti e di un amico consigliere dell'imprenditore della vecchia gestione.
Ma oltre ai tre imprenditori e al consulente finanziario vi sono altri indagati (non interessati dall'ordinanza di custodia) Adamo Di Natale e il figlio Federico nei confronti dei quali sono state eseguite perquisizioni.
Il provvedimento cautelare è stato firmato dal Giudice per le indagini preliminari Francesco Marino su richiesta dei magistrati Anna Rita Mantini (Procuratore aggiunto) e Luca Sciarretta (sostituto procuratore).
Le indagini: hanno preso il via nella primavera del 2023. Sono state effettuate intercettazioni, raccolte testimonianze, sono stati acquisiti documenti e svolti accertamenti bancari e finanziari con l'ausilio di un consulente tecnico.
Al centro dell'inchiesta vi è comunque l'imprenditore di origine napoletana, che opera anche a Milano, che ha rilevato la gestione del ristorante. Nonostante ciò, la precedente società di gestione è fallita. Secondo la Procura tra il nuovo gestore e i precedenti - la famiglia Di Natale - vi sarebbe stato un accordo per cui viene contestata la bancarotta fraudolenta, in danno del patrimonio della precedente società.
Garofalo è sbarcato da Milano su Pescara portandosi appresso una condanna del tribunale lombardo su un'inchiesta dell'Antimafia per associazione per delinquere, riciclaggio, reati tributari e bancarotta fraudolenta in concorso con la criminalità organizzata mafiosa di origine calabrese ('ndrangheta) e campana (camorra).
Stando sempre a quanto emerso dalle indagini, sarebbe riuscito ad investire il capitale accumulato a Milano in quel modo (e nonostante la condanna) nella gestione del bel ristorante con vista panoramica sulla riviera. L'ipotesi di autoriciclaggio delle somme di denaro viene avanzata dopo che la Procura è riuscita a risalire all'intestazione fittizia della società costituita per gestire l'attività di ristorazione. Ed è in questo passaggio che emerge la figura del precedente gestore del ristorante - in via specifica Federico Di Natale ma indirettamente anche i genitori Adamo e la madre Anna Paola Cavaliere - poiché si sarebbe prestato, dietro compenso, a figurare come amministratore della nuova società pur essendo invece un "prestanome" dell'amico napoletano (identificato come vero nuovo gestore del ristorante). In questa operazione si sarebbe fidato dell'opera e dei consigli di un suo collaboratore di fiducia e del consulente finanziario che ha curato tutti gli aspetti economici dell'attività di ristorazione.
In una nota il Procuratore capo Giuseppe Bellelli sottolinea quanto l'indagine sia stata delicata, complessa e articolata e portata tuttavia a compimento in "tempi congrui", "anche allo scopo di interrompere la consumazione di condotte del medesimo tipo" .
E torna a suonare il campanello d'allarme sulla difusione dei reati finanziari e quindi della criminalità economica. Il rischio di infiltrazioni mafiose appare sempre più concreto perché i magistrati colgono l'occasione per definire "grave e preoccupante" il fenomeno del riciclaggio di ingenti capitali di origine illecita. Un fenomeno, ritengono, sempre più diffuso soprattutto a causa di imprenditori fittizi che a vario titolo hanno rapporti in particolare con 'ndrangheta, camorra e società foggiana. A questo quadro si aggiungono coloro che, dietro compenso, fanno da prestanome ("teste di legno") ad attività economiche apparentemente lecite. E nel mirino vi sono anche consulenti finanziari che agiscono in violazione della norme a tutela della trasparenza e liceità delle attività economiche e delle transazioni commerciali.
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