processo agli ex gestori. in aula di renzo, autore delle denunce
Bancarotta Progetto Sport «Erano diventati i padroni»
PESCARA. È stato il giorno del principale accusatore, ieri, nel processo per bancarotta fraudolenta a quattro imputati, soci e amministratori della Progetto Sport Gestione Impianti che aveva la...
PESCARA. È stato il giorno del principale accusatore, ieri, nel processo per bancarotta fraudolenta a quattro imputati, soci e amministratori della Progetto Sport Gestione Impianti che aveva la gestione del complesso Le Naiadi di Pescara. Il giorno di Luciano Di Renzo, ex amministratore della società, che con le sue denunce fece scattare l’inchiesta che ha portato oggi sul banco degli imputati Vincenzo Serraiocco, Livio Di Bartolomeo, i due presidenti che si sono alternati alla guida della società fallita con un buco di circa 8 milioni di euro, e i due soci, Daniele D'Orazio e il finanziere Paolo Colaneri, «soci e amministratori di fatto della società fino al fallimento» intervenuto nel 2019, come sostiene l'accusa rappresentata dal pm Andrea Papalia.
«D’Orazio e Colaneri», spiega al collegio il teste dell’accusa Di Renzo, «erano diventati i padroni delle Naiadi. Colaneri, in particolare, gestiva tutti, anche i dipendenti, senza aver mai messo neppure un centesimo in quella società».
Il teste parte dalle origini, e cioè dal 2000, quando prese in gestione Le Naiadi con la sua società e fino a quando non decise di cedere le quote a questi due nuovi soci: «L’accordo era che io avrei continuato a gestire la piscina di Francavilla al Mare, loro Le Naiadi, ma poi venni estromesso completamente». Poi si arriva a una delle parti più delicate del processo e cioè alla fine che fecero quei 780mila euro che la Regione versò alla Progetto Sport. «Quei soldi si volatilizzarono», dichiara Di Renzo. Poi tocca la questione della cessione delle quote, da parte degli imputati, alla Progetto Nuoto per soli 900 euro (300 euro a testa versati da Serraiocco, D'Orazio e Colaneri). «Le quote sono state acquistate per poche centinaia di euro, ma gli impianti valevano molto di più, solo l’investimento per Le Naiadi era superiore agli 8 milioni di euro. Lì è accaduto di tutto e nessuno ha mai alzato la mano per dire che qualcosa non andava. Provai a segnalare queste anomalie alla Regione con circa 52 raccomandate, ma non c’è stata mai nessuna risposta».
Secondo il teste le quote vennero cedute a una società sportiva, la Progetto Nuoto, che era «una società fantasma, non aveva niente e nessun diritto. Come abbiano potuto fare non lo so. In questa nuova società entravano tutti i soldi e sparivano. Non avveniva nulla di regolare». Peraltro, il teste ha aggiunto che la nuova società pagava tutto in contanti: «Vidi personalmente un pacco di soldi sulla scrivania di Serraiocco che servivano per i pagamenti, circa 60 mila euro al mese». Poi è partito il contro esame delle difese con gli avvocati Roberto Serino, Eleuterio Simonelli e Alessandro Perrucci, che hanno cercato di minare la credibilità del teste d’accusa. La difesa di D’Orazio, in particolare, ha insistito proprio su quei 900 euro pagati per le quote societarie: soldi che, secondo la difesa, costituivano l’effettivo valore delle quote societarie. Ma adesso sarà il processo a chiarire i termini di questi sospetti passaggi societari. (m.cir.)
«D’Orazio e Colaneri», spiega al collegio il teste dell’accusa Di Renzo, «erano diventati i padroni delle Naiadi. Colaneri, in particolare, gestiva tutti, anche i dipendenti, senza aver mai messo neppure un centesimo in quella società».
Il teste parte dalle origini, e cioè dal 2000, quando prese in gestione Le Naiadi con la sua società e fino a quando non decise di cedere le quote a questi due nuovi soci: «L’accordo era che io avrei continuato a gestire la piscina di Francavilla al Mare, loro Le Naiadi, ma poi venni estromesso completamente». Poi si arriva a una delle parti più delicate del processo e cioè alla fine che fecero quei 780mila euro che la Regione versò alla Progetto Sport. «Quei soldi si volatilizzarono», dichiara Di Renzo. Poi tocca la questione della cessione delle quote, da parte degli imputati, alla Progetto Nuoto per soli 900 euro (300 euro a testa versati da Serraiocco, D'Orazio e Colaneri). «Le quote sono state acquistate per poche centinaia di euro, ma gli impianti valevano molto di più, solo l’investimento per Le Naiadi era superiore agli 8 milioni di euro. Lì è accaduto di tutto e nessuno ha mai alzato la mano per dire che qualcosa non andava. Provai a segnalare queste anomalie alla Regione con circa 52 raccomandate, ma non c’è stata mai nessuna risposta».
Secondo il teste le quote vennero cedute a una società sportiva, la Progetto Nuoto, che era «una società fantasma, non aveva niente e nessun diritto. Come abbiano potuto fare non lo so. In questa nuova società entravano tutti i soldi e sparivano. Non avveniva nulla di regolare». Peraltro, il teste ha aggiunto che la nuova società pagava tutto in contanti: «Vidi personalmente un pacco di soldi sulla scrivania di Serraiocco che servivano per i pagamenti, circa 60 mila euro al mese». Poi è partito il contro esame delle difese con gli avvocati Roberto Serino, Eleuterio Simonelli e Alessandro Perrucci, che hanno cercato di minare la credibilità del teste d’accusa. La difesa di D’Orazio, in particolare, ha insistito proprio su quei 900 euro pagati per le quote societarie: soldi che, secondo la difesa, costituivano l’effettivo valore delle quote societarie. Ma adesso sarà il processo a chiarire i termini di questi sospetti passaggi societari. (m.cir.)