Bancarotta Villa Pini, Angelini a processo

Il crac da 200 milioni: rinviati a giudizio anche moglie e figlia dell'imprenditore

PESCARA. Avrebbe prelevato dai conti correnti intestati alla società Villa Pini oltre 63 milioni di euro mascherando l'operazione come una cessione alla società madre del gruppo Angelini - la holding Novafin - e avrebbe falsificato le scritture contabili della clinica Villa Pini per non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio. E' uno dei movimenti ricostruiti dai pm di Chieti che hanno portato l'imprenditore della sanità Vincenzo Maria Angelini a essere accusato di bancarotta fraudolenta. E' il crac finanziario da circa 220 milioni di euro di Villa Pini - debiti accumulati nei confronti dei fornitori, delle banche e dei dipendenti - e per cui il giudice per l'udienza preliminare Paolo Di Geronimo ha deciso di mandare a processo Angelini e la sua famiglia: la moglie Anna Maria Sollecito, nella veste di vicepresidente del cda, e anche lei accusata di bancarotta fraudolenta, e la figlia Chiara Angelini, nella veste di amministratore unico e legale rappresentante di Villa Pini, e accusata di distrazione dei beni. A processo, sempre per bancarotta fraudolenta, anche l'ex presidente del collegio sindacale Giovito Di Nicola e i due sindaci Eugenio Fermo Guglielmo Ascione e Lorenzo Appignani che, per l'accusa, «non hanno esercitato alcuna funzione di controllo».

Il rinvio a giudizio è stato deciso durante l'udienza a Chieti a cui ha partecipato la famiglia Angelini e in cui si è costituita parte civile Unicredit Banca di Roma, una delle undici parte offese individuate dall'accusa. Secondo il pool di magistrati formato dal procuratore capo di Chieti Pietro Mennini e dai pm Giuseppe Falasca e Andrea Dell'Orso, Angelini avrebbe ottenuto dalla banca «un finanziamento di 25 milioni di euro per le esigenze di liquidità connesse allo sviluppo delle proprie attività quando in realtà il denaro veniva destinato per scopi personali».

Inizierà il prossimo anno, il 20 marzo 2012, un altro processo a carico di Angelini che andrà ad affiancarsi a quello già in fase dibattimentale, e in mano alla procura di Pescara, che va sotto il nome del processo Sanità: i due procedimenti sono collegati e nascono dalle indagini della Guardia di finanza e della procura di Pescara che, poi, per competenza ha passato gli atti ai magistrati di Chieti. Per l'accusa di bancarotta Angelini è finito il 27 aprile 2010 agli arresti domiciliari, poi revocati il 13 maggio. Per i pm di Chieti l'imprenditore nato a Pescara avrebbe «dissimulato il dissesto di Villa Pini» e, insieme alla figlia, avrebbe anche prelevato somme dalla clinica per utilizzarle per fini privati: il pagamento del canone di una casa a Pescara, di un immobile a Chieti, il noleggio di un auto e il traffico delle utenze telefoniche.

Ieri, l'imprenditore della sanità Angelini era in aula e insieme alla figlia ha rilasciato una dichiarazione spontanea vestendo i panni del grande accusatore e chiamando in causa l'ex presidente della Regione Ottaviano Del Turco. «Villa Pini è stata sempre un polo d'eccellenza fino a quando non è arrivato Del Turco privandola di questo prestigio». E, poi, ha sottolineato: «Questo processo è la saga delle falsità. Io ho distratto i soldi? Il capitale è nei quadri, nelle case e nelle opere d'arte».

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