Bignardi a Pescara «Vi porto una grande storia d’amore»

Oggi alle 19 la conduttrice di “Invasioni barbariche” presenta il suo ultimo romanzo “L’acustica perfetta”

PESCARA. Dopo le prove di apertura di ieri, il Festival delle Letterature dell'Adriatico inaugura ufficialmente oggi la sua decima edizione, con 21 appuntamenti d'ampio registro tematico – narrativa, poesia, giornalismo, fumetti, politica, lavoro e molto altro – dislocati nella bella cornice di Pescara Vecchia, lungo corso Manthonè, tra l'Auditorium Petruzzi, le due sale del Circolo Aternino e casa D'Annunzio, a cominciare dalle 16 fino alle 22. Spiccano, tra gli ospiti coinvolti, i nomi di Daria Bignardi che presenterà il suo nuovo romanzo, “L'acustica perfetta”, il critico letterario Filippo La Porta con “Pasolini” e i giornalisti Marco Imarisio e Carlo Bonini che, nella sezione “Un grande paese” curata da Luca Sofri, ci racconteranno “l'Italia che non cambia (o cambia?)”. L'ospite speciale della giornata, Daria Bignardi, ha parlato con noi di questo terzo romanzo, “L'acustica perfetta” (Mondadori, 2012), parabola affettiva ed esistenziale di Arno e Sara, sposi nella grammatica formale dei giorni, ma forse troppo lontani dall'intimità di un dialogo che proceda, nell'incontro, a tenere unito il passo delle loro vite.

Con questo libro credi di aver liberato finalmente il “karma pesante” che gravava sulle scelte dei tuoi precedenti personaggi o il contrario?

(Scoppia in una risata) «È una bella battuta! Karma Pesante è il titolo del secondo libro in cui racconto le vicende di una donna che in effetti ha sulle spalle un passato molto pesante, ma reputo quel libro una sorta di passaggio per la mia scrittura, che credo sia mutata con il terzo: qui, forse, mi sono trovata a scrivere il mio primo, vero romanzo, lontano da ogni autobiografismo. Qui c'è una grande storia d'amore, di ricerca di se stessi, indipendenti da me, per quanto si possa essere distaccati da ciò che si scrive. Arno e Sara sono nati e poi hanno vissuto esperienze autonome. A proposito di Sara, la protagonista, colei che riesce a vivere solo amori infelici... Diciamo che Sara è una persona complicata che non si è mai risolta, sfortunata, a differenza del marito, Arno, che ha avuto dei genitori che lo hanno educato ad una vita più libera e gli han permesso di coltivare la sua grande passione, la musica. Per Sara non è stato così, ecco perché la vediamo come una di quelle donne che faticano a trovare un equilibrio, una razionalità, più portate a cercare l'assoluto nella natura, come se la vita da sola non le bastasse».

È dunque da una privazione radicale che nasce la storia di questo libro?

«No. Io volevo raccontare una storia d'amore complessa e di crescita, di coscienza di sé, dell'incomunicabilità che può esserci tra due persone, come può essere difficile vivere se non ci si sente capiti. Cosa significa scoprire il dolore».

Nasci come giornalista, poi redattrice per programmi televisivi fino a incontrare il mondo della Tv. Da scrittrice, quanto è stato difficile farti accettare nel mondo letterario italiano?

«Ci ho messo talmente tanto tempo a superare questo tabù ché forse la mia passione di scrittrice è stata finalmente riconosciuta: ho pubblicato il mio primo libro a 45 anni, tra l'altro perché mi è esploso dentro, non potevo farne a meno, la scrittura è stata da sempre la mia prima forma d'espressione. Ho scritto dieci anni prima di fare Tv! Quest'ultima crea un comprensibile pregiudizio, ma alla fine dipende sempre da ciò che scrivi e come lo scrivi, dalla sua qualità».

Quali sono i tuoi rapporti con l'Abruzzo?

«Mio prozio è San Gabriele dell'Addolorata, patrono dell'Abruzzo, diretto discendente di mia madre! Più prossima di così alla vostra regione (ride)... A parte gli scherzi e i legami di sangue, un contatto forse banale ma violento è arrivato con il terremoto del 2009 all'Aquila: quando sono stata lì, mi sono sentita molto coinvolta, ho visto quella tragedia che poi si è ripetuta, certo in tono minore, nella mia città, Ferrara, dove mia sorella è rimasta senza casa. E' rimasto un legame molto forte con gli amici dell'Aquila e spero di ravvivarlo al festival delle letterature».

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