Bimbo travolto dal treno a Pescara, la pediatra difende la madre

La corte d'Assise ascolta 17 testimoni tra cui l'autista del treno: "Non riuscivo a perdonarmi". Processo aggiornato all'11 luglio

CHIETI. «Una madre premurosa verso il figlio»: così la pediatra che seguiva il piccolo Francesco Pio Spinelli, il bimbo di tre anni travolto da un treno regionale, il 24 maggio del 2014, in prossimità della stazione ferroviaria San Marco di Pescara, ha descritto in aula, dinanzi la Corte di Assise di Chieti, il comportamento della mamma del bimbo, Loreta De Rosa, accusata di abbandono di minore. Papà e nonno, rispettivamente Virgilio e Cristoforo Spinelli, devono rispondere invece di concorso in omicidio colposo.

Diciannove i testimoni ascoltati oggi, dalla Corte d'Assise. L'avvocato della difesa, Luca Sarodi, ha chiamato a deporre, oltre la pediatra, anche alcuni familiari di Francesco Pio. Inoltre sono stati ascoltati il conducente del treno, il capotreno, il commissario della polizia ferroviaria Davide Zaccone, che ha diretto le indagini, tecnici ed altri inquirenti. Al centro delle testimonianze, le presunte responsabilità degli imputati in merito alla mancata vigilanza del bambino e la scarsa cura dei luoghi, legata alla presenza di un buco lungo la recinzione che affaccia sulla ferrovia e attraverso il quale sarebbe passato il bambino prima di essere investito. È stato inoltre ricostruito l'intero percorso compiuto dal piccolo, si è parlato della velocità alla quale viaggiava il mezzo, mentre la pediatra ha contribuito a tratteggiare il profilo psicologico della madre.

Particolarmente sentita la testimonianza del macchinista del convoglio regionale che colpì e sbalzò via il bimbo che si trovava sul tracciato ferroviario, Pasquale Bianchi, ora in pensione. Dinanzi ai giudici ha raccontato di essere rimasto esterrefatto quando all'improvviso vide spuntare i due bambini, fratellini. «Uno era in piedi sulla massicciata, l'altro era sulle rotaie: sono rimasto esterrefatto, ho azionato i freni e il fischio ma non sono riuscito a evitare l'impatto» ha detto dinanzi alla Corte presieduta de Geremia Spiniello, giudice a latere Isabella Allieri. «Quando mi sono fermato non riuscivo a perdonarmi, ero in preda a un forte choc, mi sono fatto coraggio e mi sono messo alla ricerca del capotreno che è andato a verificare, io non sono andato a vedere il bambino, non sono sceso dal treno».

Dalle testimonianze (ascoltati, tra gli altri la capotreno Tiziana Tronca, il maggiore della polizia municipale di Pescara Giorgio Mancinelli e la donna che chiamò l'ambulanza, Ilenia Pelagatti) è emerso che il treno in quel tratto viaggiava nel pieno rispetto dei limiti di velocità e che il convoglio in seguito all'impatto e alla frenata si arrestò dopo aver percorso altri 249 metri. Il bambino, probabilmente sfiorato dalla motrice, venne invece sbalzato ad una distanza di circa 50 metri. Dalla testimonianze è anche emerso che fra il varco attraverso il quale si ritiene sia passato il bambino e i binari ci sono una trentina di metri di distanza.

La Corte d'Assise ha aggiornato l'udienza al prossimo 11 luglio. In quell'occasione saranno ascoltati altri testimoni. «Non c'è stato alcun abbandono di minore e mi sembra che queste indagini siano state condotte con un certo grado di prevenzione verso una comunità, come quella Rom, che è ricca di cultura e tradizioni» ha detto l'avvocato difensore Luca Sarodi, al termine dell'udienza. «Il conducente del treno, dopo la tragedia, si sentì male e andò via, mentre il capotreno riferì di non avere visto nulla - ha proseguito Sarodi -. In genere, se qualcuno muore dopo essere stato investito da un'auto, il conducente viene rinviato a giudizio e poi magari viene assolto perchè andava a 20 all'ora. Non si spiega - ha aggiunto l'avvocato - come mai, in questo caso, nessuno delle Ferrovie sia stato rinviato a giudizio».

A sostenere la pubblica accusa in aula è il pm Andrea Papalia. La difesa dei tre imputati è affidata agi avvocati Luca Sarodi e Antonio Valentini che puntano sul concorso di colpa da parte di Ferrovie dello Stato avendo evidenziato, non da oggi, che nel tratto in cui si è verificato l'incidente non vi è alcuna protezione.