Bimbo travolto dal treno, il sospetto: un adulto presente nel luogo della tragedia

Via Salara Vecchia, il magistrato e la polfer percorrono 170 metri: dal buco nella casa al punto dove Francesco Pio è stato investito dal treno. Ascoltati i genitori e altri parenti rom del piccolo

PESCARA. Nell’inchiesta aperta sulla morte del bambino travolto dal treno sta prendendo corpo una nuova ipotesi investigativa: e se il piccolo Francesco Pio Spinelli, morto a tre anni, non fosse solo vicino ai binari? E’ su questa domanda che stanno lavorando gli inquirenti che hanno ascoltato i genitori del bambino Virgilio Spinelli e Loreta De Rosa con l’obiettivo di ricostruire la dinamica esatta della tragedia e chiarire se è possibile che un bimbo così piccolo abbia percorso da solo 170 metri tra sassi ed erba alta o è stato accompagnato da qualcuno. E’ di scarsi 200 metri la distanza percorsa dal piccolo prima di arrivare al punto in cui è stato investito dal treno, un tragitto che inizia passando da un buco della rimessa della casa di via Salara Vecchia e che è stato replicato dal pm Giuseppe Bellelli.

Perché Francesco Pio stava giocando vicino ai binari? E’ possibile che il bimbo abbia fatto da solo un percorso così sconnesso? Sono queste le domande a cui sta cercando di rispondere il magistrato che sta coordinando le indagini della Polfer alla guida del dirigente Davide Zaccone, gli agenti che hanno ascoltato sei, sette componenti della famiglia rom.

Ascoltati i genitori del bimbo. Sono stati interrogati come testimoni sia i genitori del bimbo e sia altri familiari della comunità rom tra cui gli zii di Francesco Pio. Per tutti, le domande hanno seguito lo stesso copione: dov’era in quel momento? Non si è accorto della scomparsa del bambino? Ma dai familiari è arrivata una risposta univoca: «Non ci siamo accorti della scomparsa del bambino» e quando i rom si sarebbero messi alla ricerca di Francesco Pio ormai era troppo tardi, il bimbo era stato già investito dal treno e sbalzato a venti metri di distanza. Dai parenti, il cui avvocato è Luca Sarodi, non sarebbe così arrivato nessun aiuto a capire qualcosa in più ma i rom, come già ripetuto nei giorni scorsi al Centro, insistono nel dire: «Noi non lasciamo i bambini allo sbaraglio».

«170 metri tra sassi ed erba alta». Eppure a non convincere gli inquirenti sono proprio quei 170 metri che sabato 24 sarebbero stati percorsi dal bambino insieme al suo fratellino ancora più piccolo e miracolosamente salvo e che hanno spinto il pm ad andare sul posto per ripetere il percorso e trarre le sue considerazioni.

Accanto alla casa di Spinelli c’è una rimessa dove si apre un pertugio: è da qui che sarebbe passato Francesco Pio nel suo sentiero di morte. Dopo la fessura c’è una rete metallica con un buco e, quindi, inizia una salita tra l’erba alta che porta ai binari della ferrovia. Un percorso sconnesso, accidentato, in cui è facile inciampare soprattutto per un bambino con il fisico di un piccolo di 3 anni. Così la procura che, subito dopo la tragedia, ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo a carico di ignoti sta procedendo in due direzioni: da un lato sta ricostruendo la dinamica dell’incidente e dall’altro sta cercando di capire se il bimbo fosse solo o con un’altra persona.

E la famiglia? E’ questo un altro neo dell’inchiesta perché il magistrato e gli agenti della polizia ferroviaria stanno ascoltando parte della comunità rom proprio per capire se da parte dei genitori sia mancato il necessario controllo, la necessaria sorveglianza: un bimbo piccolo che esce di casa, si infila in un buco e si avventura sui binari della ferrovia senza essere visto da nessuno. Quello che è certo è che il treno regionale, invece, ha fatto tutto il possibile per evitare il dramma: ha frenato per 250 metri non riuscendo a evitare il bimbo.

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