Bonifica dei veleni a Bussi e Piano d’Orta: è subito scontro sui progetti Edison

La società invia due relazioni al ministero dell’Ambiente. La dirigente D’Aprile convoca la riunione per la decisione finale. Ma il Forum H2O:  piano inaccettabile

PESCARA. «Sì, la Edison ha inviato questa mattina, attraverso la posta certificata, i progetti di bonifica». Così ha risposto al telefono l’ingegnere Laura D’Aprile, dirigente del settore Bonifiche e Risanamenti del ministero dell’Ambiente. La spa milanese è stata ai patti: ha rispettato la scadenza che fissava al 15 di ottobre l’ultimo giorno per presentare il piano-Bussi, ovvero la maxi operazione di pulizia della discarica definita la più grande d’Europa. E’ un progetto, quello della bonifica dell’area Tre Monti, atteso da dieci anni. Da quando, nel 2007, la Forestale ha sequestrato il sito della Montedison altamente contaminato. Ma la Edison, che ha ereditato la bomba ecologica, è andata anche oltre perché, come si è saputo solo ieri, nei giorni scorsi ha spedito al ministero dell’Ambiente anche il piano per la bonifica dell’altra Bussi: i 28mila metri quadrati su cui sorge l’ex Montecatini di Piano d’Orta, inquinati da sostanze ad altissimo rischio come l’arsenico.

LE PROPOSTE DI INTERVENTO DELLA EDISON

L’ITER VA AVANTI. E sembra essersi finalmente sbloccato dopo dieci anni di attese e rinvii. Ieri stesso la dirigente D’Aprile ha convocato per il 31 di ottobre un tavolo tecnico con tutti gli enti interessati ad esprimere osservazioni ai progetti presentati dalla Edison spa. Tecnicamente si chiama conferenza dei servizi istruttoria che serve ad acquisire anche le eventuali integrazioni di documenti da richiedere alla spa milanese. Solo in un secondo momento si svolgerà la conferenza dei servizi decisoria vera e propria. I tempi, quindi, non sono brevi. Ma i lavori vanno avanti da quando la D’Aprile ha preso in consegna il caso Bussi dopo la morte del commissario Adriano Goio, avvenuta alla fine di marzo del 2016. La dirigente del ministero si ritrova però a gestire, in qualità di responsabile dei procedimenti, un numero record di Sin, siti di interesse nazionale come quello di Bussi, che in totale sono 57. Occorre tempo, molto tempo, per acquisire tutti i dati delle indagini ambientali. Ma nei casi di Bussi e Piano d’Orta siamo a buon punto anche se per ora è ancora prematuro chiedersi se la bonifica avverrà attraverso la tecnica meno costosa dei tombamento dei rifiuti. Oppure se questi ultimi saranno rimossi e smaltiti altrove.

QUARANTA MILIONI. Proprio il piano di caratterizzazione, il primo step della bonifica inviato ieri al ministero, una volta approvato, definisce il cosiddetto modello concettuale. In altre parole, solo dopo l’approvazione da parte del ministero dell’Ambiente, la Regione e degli altri enti come la Provincia, l’Istituto superiore di Sanità e l’Arta, sarà decisa la tipologia d’intervento. La stima dei costi è di 40 milioni. Per la Regione, rappresentata dal dirigente Franco Gerardini, la soluzione migliore è quella radicale: la rimozione dei rifiuti. Anche perché il tombamento potrebbe trovare ostacoli per via della falda acquifera e il terreno permeabile. In parole semplici: i rifiuti di Bussi, tonnellate di rifiuti, sono a mollo.

LO STOP DI H2O: Il progetto presentato da Edison sulla discarica Tremonti «non è un progetto di bonifica e prevede interventi minimali sugli inquinanti, senza la rimozione della stragrande parte del materiale contaminato, la fonte di inquinamento». Per il Forum H2O è «un progetto - se tale può essere definito vista la consistenza degli elaborati - totalmente inaccettabile». Secondo il Forum, «aspettavamo documenti corposi, cronoprogrammi, costi, previsioni di rimozione totale delle masse di rifiuti interrati e terreni contaminati per decine di migliaia di mc. Tempi certi. Le poche decine di pagine di elaborati depositati ci paiono di fatto costituire uno studio di fattibilità limitato in gran parte ad interventi a valle che non risolvono a monte il problema. Non è una bonifica ma al massimo una parte, peraltro basata su iniziative neanche di sicuro successo, della messa in sicurezza di emergenza. Dopo 10 anni! Non si procede, quindi, a togliere il materiale che produce inquinamento. In tutto è prevista la rimozione di 600 mc di materiali a fronte di oltre 150.000 mc di terreni e rifiuti contaminati stimati dalle caratterizzazioni della Procura e del Commissario. Sostanzialmente la proposta di Edison prevede il completamento della palancolatura, che fu presentato come intervento di messa in sicurezza di emergenza da Goio. Poi un telo di plastica fissato a mò di barriera nella parte nord per cercare di confinare la falda. Infine alcuni interventi come l'ossidazione chimica in alcuni punti i più critici (determinati a nostro avviso in maniera incompleta) con trattamento sempre a valle delle acque. Facciamo notare che queste modalità di intervento sono in alcuni casi presentate come »campo di prova« perchè non sono soluzioni certe. Inoltre agiscono, forse, solo su alcune tipologie di inquinanti presenti nell'area e non su tutte le sostanze trovate in questo decennio».