Box del sesso a Montesilvano, il no secco della diocesi
Il direttore della Caritas: la Chiesa pronta a discutere di prostituzione ma la proposta del sindaco Di Mattia non funziona
PESCARA. Lovely park, box, garage, drive in del sesso. Ora entra nella discussione anche la diocesi di Pescara, dopo la proposta del sindaco di Montesilvano, Attilio Di Mattia, che ricalca modelli tedeschi, olandesi e svizzeri, e dopo il forum del Centro, che, martedì scorso, ha visto dibattere sull’argomento i primi cittadini di Montesilvano, San Salvo e Colonnella. Lo fa per bocca del direttore della Caritas diocesana di Pescara-Penne, don Marco Pagniello.
«Noi abbiamo seguito finora in disparte tutto ciò che s’è detto sulla questione, ma, a questo punto, dopo tutto il chiacchiericcio, occorre un nostro intervento. Si apra, dunque, una tavola rotonda, con noi, aperta al sindaco di Pescara, Luigi Albore Mascia, a Di Mattia, alle forze dell’ordine e a tutti coloro che hanno competenza in materia», propone don Pagniello, facendosi interprete di tutta la Chiesa diocesana.
«A partire da un presupposto», prosegue il direttore della Caritas che noi, pur senza condannare nessuno, né prostitute, né clienti, siamo contrari alla proposta del sindaco di Montesilvano, poiché non è questa la soluzione al problema. Il nostro no è secco, perché una simile alternativa non sarebbe altro che un’ufficializzazione della prostituzione e della ghettizzazione di chi la pratica».
E non si pensi che la Chiesa non sappia di cosa si stia parlando, ché, oltre a essere una categoria dello spirito, giorno e notte è intus et in cute, in profondità e in superficie, dentro ai fatti del mondo.
«La Caritas e l’associazione “On the road" di Martinsicuro, tre volte a settimana», spierga il sacerdote, «in accordo con polizia e carabinieri, escono di notte in automobile con a bordo tre persone e con lo scopo di avvicinare ai bordi delle strade queste ragazze, cominciando, con un primo contatto, a instaurare un rapporto di fiducia che conduca all’abbandono di quell’attività. E, per questo, siamo anche minacciati dai cosiddetti “protettori” di queste donne». La questione è delicata: si tratta di un problema di natura etico-morale, di ordine pubblico, o sociale in generale?
«Noi», risponde don Pagniello, «cerchiamo di affrontare la faccenda da un punto di vista sociale, poiché abbiamo già detto che non condanniamo nessuno. Anche se ognuno deve rispondere alla propria coscienza», aggiunge il direttore della Caritas riecheggiando forse le parole di Papa Francesco sulla fede. «Quindi noi in questo vediamo uno sfruttamento della malavita, che ricicla denaro sporco. E vediamo tutto il resto che lo circonda. Poi, il secondo aspetto che individuiamo è quello della domanda e dell’offerta».
«Se cresce la seconda», dice ancora don Pagniello, «vuol dire che è in aumento la prima. E perché? Possibile che la sessualità debba essere vissuta in questo modo?».
Infine il terzo punto, che sembra riferirsi a quel «modello San Salvo» di cui parlava il sindaco Tiziana Magnacca, nel forum del Centro, dove il meretricio è, perlopiù, faceva notare il primo cittadino, fatto in casa.
«Noi parliamo spesso solo della prostituzione di strada: ma quella indoor?», domanda il sacerdote. «Chi sono gli affittuari, i proprietari di questi appartamenti? Ebbene, a tutte queste domande, non può essere il box la risposta. Noi non possiamo accettare la banalizzazione di tutto questo fenomeno e vederlo ridotto ad un box. Noi invece vogliamo far emergere la natura del problema sotto tutti gli aspetti. E, per questo, abbiamo già preso dei contatti con alcuni psicologi e altri specialisti. Ora chiediamo a sindaci e forze dell’ordine di fare con noi qualcosa di costruttivo».
In attesa di queste risposte, la diocesi non se ne sta con le mani in mano: ha già organizzato due focus-group sull’argomento, che si terranno a Pescara dal 25 al 28 settembre.
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