PESCARA
Bufera sulle Naiadi, scontro società-gestore: "Allenamenti vietati a 370 atleti"
Club Aquatico, Swamp Swimming e Swim Action Montesilvano scrivono alla Regione: "Non ci fanno allenare, ci hanno messo alla porta"
PESCARA. Tre società di nuoto pescaresi denunciano di non poter utilizzare, se non per poche ore a settimana, le piscine Le Naiadi per far allenare i tesserati e far disputare le gare alle proprie squadre. Si tratta di Club Aquatico Pescara, Swamp Swimming e Swim Action Montesilvano con i rispettivi presidenti, Riccardo Fustinoni, Sergio Nobilio e Fabrizio D'Onofrio che informano, con una lettera, la Regione Abruzzo, proprietaria della struttura.
Le società contestano i comportamenti del gestore temporaneo (fino a luglio 2023) dell'impianto che, "in violazione palese del bando di gestione, sviliscono e contraddicono lo spirito e le finalità con le quali si è provveduto ad affidare temporaneamente la gestione alla società Pretuziana Sport". Chiedono "immediatamente un intervento della Regione per far sì che i nostri ragazzi possano tornare serenamente ad allenarsi" e sollecitano l'Ente ad "attivarsi altrettanto immediatamente per bandire una gara d'appalto che possa dare stabilità all'impianto".
"Esprimiamo lamento per la mancata fruizione dell'impianto regionale pubblico per tutti i nostri 370 atleti che ad oggi, 27 settembre, non hanno avuto la possibilità di ingresso all'impianto a causa della latitanza del management della Pretuziana, attuale gestore temporaneo dell'impianto che in prima battuta ha concesso solo un decimo dello spazio utilizzato e regolarmente pagato lo scorso anno", con 80.000 euro. "Parliamo di ragazzi che nel 2021 hanno partecipato ai Campionati Italiani di nuoto, di nuoto sincronizzato, di Salvamento e di pallanuoto".
"A seguito della nostra richiesta di conferma di impegno dell'impianto effettuata in data 01/09/2022 (lo scorso anno pari a 130 ore a settimana), l'attuale gestore temporaneo - spiegano i dirigenti delle società - ci ha concesso solo 13 ore in data 9/09/2022, un decimo del necessario, totalmente insufficiente alle nostre necessità, mettendoci di fatto alla porta: 3 società, 370 atleti a cui è vietato il diritto di allenarsi e di allenare, 24 tecnici ai quali è negata la possibilità di lavorare". Tra i tecnici c'è anche il campione olimpico Marco D'Altrui.