Bussi, i giudici popolari: "Non eravamo sereni". Il Csm apre pratica
Il Fatto Quotidiano riporta le testimonianze anonime di due di loro. Avrebbero subìto pressioni quando lo scorso 19 dicembre hanno emesso la sentenza per il processo in Corte d'Assise a Chieti in merito alla megadiscarica dei veleni della Montedison di Bussi sul Tirino. Circostanze che saranno valutate dal Consiglio superiore della magistratura
BUSSI. Avrebbero subito pressioni e non avrebbero agito "con serenità" i giudici popolari che lo scorso 19 dicembre hanno emesso la sentenza per il processo in Corte d'Assise a Chieti in merito alla megadiscarica dei veleni della Montedison di Bussi sul Tirino. Lo rivela oggi "Il Fatto Quotidiano" in apertura. La procura di Pescara aveva chiesto la condanna per i 19 imputati a pene che variavano da 4 a 12 anni per avvelenamento doloso delle acque e inquinamento doloso. La sentenza della Corte D'Assise ha invece assolto tutti dal primo reato perché il fatto non sussiste e derubricato il secondo a colposo, cosa che ha comportato una riduzione della pena a 5 anni poi prescritta per tutti.
Due giudici popolari che hanno chiesto l'anonimato spiegano al giornale una che «non ero serena quando hanno emesso la sentenza», e la seconda che «sopratutto nelle sue motivazioni, proprio non mi riconosco».
«Ma le dico di più - ribadisce una dei due giudici popolari - non abbiamo mai letto gli atti del processo». Secondo "il Fatto" poi in una cena informale precedente alla camera di consiglio del 19 dicembre, presenti i giudici togati e quelli popolari, di fronte alla convinzione dei giudici popolari di emettere una sentenza di condanna per dolo, il presidente della Corte «ci ha spiegato che se avessimo condannato per dolo, se poi (gli imputati ndr) si fossero appellati e avessero vinto la causa, avrebbero potuto citarci personalmente chiedendoci i danni e avremmo rischiato di perdere tutto quello che avevamo». Interpellato dal giornale il presidente della Corte Camillo Romandini non ha voluto commentare spiegando che «i giudici popolari si assumono la responsabilità di ciò che dicono».
La reazione del M5s. «Sto vomitando». È il commento del deputato M5S pescarese Gianluca Vacca in merito alle rivelazioni del Fatto Quotidiano sulle presunte pressioni che avrebbero ricevuto i giudici popolari della Corte d'Assise di Chieti per il processo della megadiscarica di Bussi sul Tirino della Montedison. «Con il collega Colletti stiamo predisponendo una interrogazione parlamentare e chiederemo un ispezione ministeriale che faccia chiarezza su quanto accaduto. Ma è chiaro - conclude il deputato grillino - che la mia fiducia nei confronti della magistratura comincia a vacillare».
Il forum H20. «Se le fonti anonime, presentate come due giudici della Giuria popolare, de Il Fatto Quotidiano confermano quanto dichiarato al giornale ci troveremmo di fronte ad un fatto di gravità inaudita». Lo spiega in una nota il Augusto De Sanctis del Forum H2O, associazione che è stata in prima linea nella vicenda di Bussi. «Stiamo parlando di un processo con un potenziale impatto economico di miliardi di euro, della qualità della vita di centinaia di migliaia di persone e dello stato dell'ambiente di un'intera vallata. Giudici popolari che ammetterebbero di non aver letto gli atti processuali, di non essere stati sereni nella decisione e di non riconoscersi nella sentenza. Il Presidente della Corte Romandini che si trincera, anche in relazione ad una cena in un locale pubblico, dietro al segreto della Camera di Consiglio, non commentando una frase che avrebbe pronunciato e che Il Fatto Quotidiano riporta anche nel titolo per la sua rilevanza in questo racconto. Stiamo già valutando con i nostri avvocati un eventuale esposto. Ricordiamo che come Forum dell'Acqua commentammo immediatamente in maniera molto dura la sentenza, per le numerose discrasie che erano immediatamente riscontrabili. La Procura di Pescara ha presentato un ricorso direttamente in Cassazione ma dopo quanto pubblicato su Il Fatto Quotidiano ci sembra che vi sia ora ben altro da approfondire».
Il sindaco di Bussi. «Riaprire il processo subito: ci era chiaro da subito che sotto ci fosse qualcosa». È lapidario il sindaco di Bussi Salvatore La Gatta dopo aver letto le rivelazioni sul processo della discarica Montedison. «Lo Stato non si vuole far processare e io l'ho detto il giorno della sentenza - prosegue La Gatta - e per decenni la Montedison era dentro lo Stato. Ora mi piacerebbe vedere una diversa volontà politica: non solo sul fronte della bonifica della discarica, che è urgente. La Montedison deve fare il suo dovere, ma anche lo Stato», conclude il sindaco di Bussi
La pratica. Il Csm apre una pratica sulla vicenda dei giudici popolari del processo sulla discarica Bussi, che - secondo quanto riportato da un articolo del Fatto - avrebbero subito pressioni. Lo ha detto il vice presidente del Csm Giovanni Legnini. «Le indagini e le valutazioni sulla vicenda sono state affidate alla Prima Commissione», ha detto Legnini. La decisione di intervenire è stata presa «dopo aver ricevuto una missiva dell'avvocato dello Stato Cristina Gerardis su quanto riferito da articoli di stampa», ha spiegato il vice presidente.